17 dicembre 2011

Guerra dei droni: Teheran avrebbe ingannato via radio un aereo spia americano

Esattamente due anni fa erano state delle immagini forse intercettate dal flusso di comunicazione tra i droni-spia americani e le loro basi di controllo in Iraq a scatenare una imbarazzante discussione. Oggi un drone americano torna al centro delle polemiche e questa volta le implicazioni potrebbero essere più che imbarazzanti. Con la campagna per le candidature presidenziali in pieno svolgimento, non stupisce se Mitt Romney e Rick Perry, i due front-runners repubblicani, abbiano pesantemente sfottuto il presidente Obama per aver "chiesto per favore" agli iraniani la restituzione del sofisticatissimo velivolo radiocomandato RQ-170 Sentinel, che gli stessi iraniani affermano di aver abbattuto all'inizio del mese. L'aereo sarebbe partito da una base segreta in Afghanistan per una missione di ricognizione sul territorio dell'Iran. Ma invece di far ritorno alla base è finito sugli schermi televisivi dell'Iran, con tutti i suoi segreti elettronici ancora intatti a bordo.


In questi giorni però le rivelazioni del quotidiano Christian Science Monitor fanno temere che la frittata sia ancora più bruciante per Washington. Un tecnico iraniano intervistato dal giornale avrebbe dichiarato che il drone non è stato abbattuto ma costretto all'atterraggio con un incredibile azione di depistaggio elettronico. Il sistema di radioposizionamento del velivolo, ovviamente basato sulla rete GPS, sarebbe stato bombardato con interferenze sui canali in banda L utilizzati dal network satellitare. Le informazioni contenute in questi segnali di disturbo avrebbero ingannato i sistemi di bordo, determinando così un atterraggio del tutto fuori programma. Tecnicamente, si sarebbe trattato di una manovra di jamming e spoofing condotta sulla frequenza intorno ai 1.575 MHz.
A rendere ancora più inquietante questa ipotesi c'è un risvolto crittografico che sembra preso direttamente dalla sceneggiatura di un film di James Bond. La rete GPS trasmette le sue informazioni senza particolare protezione ma con una precisione inferiore per le applicazioni commerciali. Per usi militari le comunicazioni del GPS avvengono in forma criptata intervenendo su uno dei canali utilizzati con una codifica detta P(Y)-code. Inoltre, la nuova generazione di ricevitori GPS militari dovrebbe teoricamente essere equipaggiata da uno speciale modulo SAASM, Selective availability anti-spoofing module, mentre da qualche anno è in fase di implementazione sui satelliti della flotta GPS una nuova codifica militare, l'M-code, che prevede anche ulteriori tecniche anti-jamming e dovrebbe essere completamente disponibile solo nel 2016. Insomma, se davvero gli iraniani fossero riusciti ad aggirare le attuali barriere, per gli americani sarebbe un gravissimo smacco.
Un altro esperto, questa volta canadese, intervistato da Wired ha ipotizzato che anche senza una azione di spoofing per gli iraniani sarebbe stato possibile compromettere, attraverso interferenze molto mirate, le funzioni di ricezione dei canali protetti del drone. A quel punto i sistemi di navigazione di bordo si sarebbero dovuti sintonizzare sui canali GPS aperti e il depistaggio sarebbe stato molto più facile. Davanti a un'ipotesi del genere non si capisce bene perché un simile livello di compromissione di canali di comunicazione autenticati non debba scatenare un meccanismo di distruzione dell'elettronica più "sensibile", un po' come succede con la disattivazione a distanza dei cellulari. Sarebbe una eventualità doppiamente imbarazzante. Comunque sia andata, le immagini di un'apparecchiatura così evoluta esibita come una preda di guerra, oltre a rappresentare un nuovo inciampo sulla strada di Obama verso la rielezione, sono un bel tallone di Achille nella strategia di intervento e sorveglianza basata sull'uso di sistemi senza equipaggio radiocomandati.

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