20 dicembre 2011

RAI International verso la chiusura e il riassorbimento: le ultime malinconiche chance

La chiusura dei programmi radiofonici RAI in onde corte aveva deluso gli appassionati di radioascolto ma non aveva destato alcun stupore. I notiziari e programmi che Radio RAI diffondeva in numerose lingue erano talmente scarsi sul piano qualitativo e gli impianti utilizzati per trasmetterli talmente inadeguati che alla fine nessuno si è mai stracciato le vesti per la loro dismissione. La gestione dell'offerta in lingua italiana era stata trasferita a RAI International che si è servita per diffonderla dei canali satellitare, Internet e degli accordi con le stazioni locali. Tutto molto normale e in linea coi tempi e pazienza se qualcuno ha dovuto rinunciare al punto di vista del governo italiano espresso in lingua somala, sicuramente se ne sarà fatto una ragione. Per anglofoni, francofoni, ispanofoni e germanofoni è cominciato il circo Barnum-Berlusconi, che ha spopolato su tutti i media del mondo e tutti sono stati molto più contenti, vuoi mettere?
Ora però sembra che i soldi siano finiti anche per RAI International, verso la fine di novembre hanno cominciato a diffondersi le notizie relative a una cancellazione della divisione come centrale di produzione di contenuti tv, audio e Web. Contenuti che erano anche originali, come sanno gli ascoltatori (di nicchia) degli sceneggiati ancora affidati alla sezione radiofonica di RAI International. I radiodrammi si potevano ascoltare solo sul Web, ma erano molto ben fatti e piacevoli. All'estero, specialmente in Canada, i nostri connazionali non hanno preso bene la notizia e hanno fatto parecchio chiasso attraverso le varie organizzazioni di espatriati.
Al posto di RAI International, il CdA avrebbe deciso di mettere un ufficio adibito a selezionare il meglio della produzione interna. Addio quindi alle produzioni esclusive. Ieri, 19 dicembre, la nuova DG RAI, Lorenza Lei, ha incontrato Carlo Malinconico, sottosegretario alla presidenza del Consiglio per discutere proprio delle risorse che il nuovo assetto governativo dovrebbe dedicare all'editoria pubblica rivolta all'estero e alle minoranze linguistiche interne. Lei, Malinconico... Sembra una canzone di Charles Aznavour e finirà come una canzone di Aznavour: male. Ecco comunque le poche righe pubblicate dalle agenzie dopo l'incontro tratte da un comunicato sindacale del Libersind. Si dice vagamente che si cercherà di far quadrare i conti tra adetti alla produzione e fonti di finanziamento, ma sappiamo bene come finiranno questi tentativi. A seguire, sempre su segnalazione del Libersind, un articolo di Mirko Conte su Articolo 21, che nota la strana coincidenza tra la chiusura di RAI International e l'apertura di Mediaset International. Per una volta non capisco che cosa c'entrino le iniziative nella paytv di un operatore privato, a parte il fatto che il canale televisivo satellitare del Biscione non è proprio una novità dell'ultim'ora, essendo stato lanciato nel 2009.
A me non interessano le etichette, vorrei solo che Radio RAI potenziasse la sua produzione, anche nel filone dei radiodrammi, delle riduzioni romanzate, delle sceneggiature, dei racconti. Se poi questa produzione verrà diffusa anche verso l'estero, utilizzando i nuovi media, tanto di guadagnato.
Rai: Lei e Comanducci ricevuti a Palazzo Chigi da Malinconico

Roma, 19 dic - Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Carlo Malinconico, insieme al capo del dipartimento per l'Informazione e l'editoria, Elisa Grande, hanno incontrato oggi il direttore generale della Rai, Lorenza Lei, e il vicedirettore generale Gianfranco Comanducci, per affrontare le tematiche relative ai palinsesti e alle risorse finanziarie da destinare, per il prossimo anno, alle convenzioni per le minoranze linguistiche e per l'offerta informativa per l'estero. Il sottosegretario e il Direttore generale, nel condividere la rilevanza strategica di tali temi, hanno dato mandato alle rispettive strutture tecniche il compito di individuare, in tempi rapidissimi, termini e modalita' idonei a garantire il massimo sforzo editoriale nell'attuale quadro di compatibilita' finanziaria.

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Chiude Rai Internazionale apre Mediaset Italia International
di Mirko Conte - Articolo 21

Un ennesimo pezzo di servizio pubblico radio-televisivo viene smantellato per fare un favore a Mediaset. Rai Internazionale chiude, proprio mentre il maggiore concorrente privato della Rai lancia il suo canale internazionale, Mediaset Italia International. Il Consiglio di Amministrazione Rai ha stabilito che dal 31 dicembre 2011 i servizi informativi sinora svolti dalla direzione guidata da Daniele Renzoni verranno riassorbiti da una nuova testata in cui saranno conglobate Rainews24 e Televideo. Il canale per gli italiani all'estero verrà privato della sua capacità produttiva autonoma e diventerà, semplicemente, "veicolo" di una selezione della programmazione delle reti nazionali; "La giostra del gol", la trasmissione settimanale che permette ai nostri connazionali sparsi per il mondo di vedere le partite del campionato di calcio, verrà integrata nella testata sportiva Raisport.
Tradotto in parole povere, la Rai sceglie di rinunciare a una programmazione specifica per gli italiani all'estero, cioè a uno degli spazi ancora residui di autentico servizio pubblico. Lo fa, naturalmente, penalizzando chi è lontano e poco può fare per protestare. Lo fa in piena coerenza con una linea editoriale e politica che vuole abdicare, proprio nell'era della società globale, a una presenza internazionale forte e autorevole del nostro Paese. Si chiude Rai Internazionale, si tagliano drasticamente le sedi di corrispondenza all'estero, si cancella Rai Med. La Rai diventa specchio di un paese che non solo ha perso peso e prestigio nei suoi rapporti con il resto del mondo, ma che anche rinuncia a risalire la china. L'estero è il peso, il di più di cui si può fare a meno. Un vuoto che, naturalmente, Mediaset è pronta a riempire. 4 milioni di elettori italiani all'estero sono un bacino di cui il servizio pubblico si può dimenticare, ma non le televisioni di Berlusconi, che sentitamente ringraziano.
Per chi da molti anni lavora a Rai Internazionale (140 dipendenti tra giornalisti, programmisti registi, tecnici, personale amministrativo), l'amarezza di dover far fronte a una ricollocazione all'interno dell'azienda è di gran lunga inferiore a quella che deriva da questa semplice constatazione: un Paese che decide di tagliare i servizi per i suoi connazionali all'estero, un Paese che rinuncia a far circolare quell'informazione "di ritorno" che racconta la vita, le storie, le attività, i successi e i problemi di milioni di italiani che vivono lontani dall'Italia, è un Paese incapace di difendere la sua memoria storica e il suo presente oltreconfine. Un Paese che perde se stesso e che, per il prossimo futuro, annuncia al mondo la sua resa: l'Italia, dagli scenari internazionali su cui si giocano le partite più importanti del nostro avvenire, si ritira.
Se si scorre rapidamente l'elenco dei paesi che hanno una rete radio e/o televisiva pubblica con una programmazione specifica dedicata all'estero, l'assenza dell'Italia non può che destare scandalo e indignazione: Pakistan, Giappone, Cile, Turchia, Russia, Venezuela, Australia, Olanda, Spagna, Repubblica Ceca, Slovacchia, Taiwan, Marocco, Indonesia, Israele, Malesia, Mongolia, Filippine, Nigeria, Tunisia, Corea del Nord, Corea del Sud, Azerbaijan, Belgio, Grecia, Gran Bretagna, Francia, Austria, Germania, Portogallo, Canada, Iran, Cina, Polonia, Serbia, Svezia, Svizzera, Ucraina, Argentina, Brasile, USA, Nuova Zelanda, Bosnia Erzegovina, Finlandia, Cuba, Brunei, Myanmar. Evidentemente, per il Consiglio di Amministrazione della Rai e per il direttore generale Lorenza Lei, l'Italia ha meno cose da dire al mondo, via radio o via televisione, di quante ne abbia il Brunei. E meno connazionali all'estero da raggiungere di quanti ne abbiano l'Austria o la Nuova Zelanda.
Che di tutto questo si prenda atto nel crepuscolo dell'anno in cui il 150° anniversario dell'Unità nazionale è stato celebrato in pompa magna è, forse, solo un ulteriore segno dei tempi.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ciao Andrea e Buone feste a tutti.
Sono Sergio ex Malawi, solo una cosa vorrei sottolineare: in Australia dove attualmente vivo e penso di rimanere di italiani di prima e seconda generazione siamo circa il venti % della popolazione, in Argentina oltre il 50%, in Brasile ci sono delle zone dove si parla solo il dialetto veneto (hanno anche un vocabolario Veneto/Portoghese...); quì in W Australia l'italiano è la seconda lingua studiata nelle scuole pubbliche e private. Di fronte a tutto questo cosa vuoi che importi ai governanti di sviluppare la cultura italiana; o forse lo fanno (il chiudere le trasmissioni) per non far sapere al mondo di quale stoffa sono fatti.
Sergio