Qui su RP ho citato spesso il mio amico Mauro Fantin e le sue idee, davvero innovative, sulla radio digitale terrestre. Qualche tempo fa ho trascorso diverse ore nel laboratorio di Visionee, l'azienda che Mauro ha aperto a due passi dalla storica fabbrica Benetton nei dintorni di Treviso. Qualche tempo fa, a maggio per la precisione, ho trascorso una giornata stimolante nella Marca, tra "schie" fritte con polenta bianca, prosecco e una full immersion in progetti hardware e software che il team di visionari di Visionee gestisce incollando sulle pareti dell'ufficio una miriade di post-it colorati.
Oltre a essere un hardwarista di grande esperienza, Mauro è appassionato radioamatore e la radio la conosce dentro e fuori. È bello sentirlo raccontare di come sia venuto a contatto con valvole e transistor, lui di estrazione così umile e contadina. Aveva imparato a leggere da solo, prima della scuola regolare, e macinava libri per l'infanzia, quei titoli da Salgari ai Capitani coraggiosi che i nostri piccoli ipertelevisivi ignorano a favore delle peggiori insulsaggini giapponesi. E un giorno che il piccolo Mauro era a casa con la febbre, la mamma, che con grandi sforzi cercava di assecondarne l'amore per la parola scritta, gli porta per sbaglio uno di quei manuali Hoepli sull'autocostruzione. Fu subito un secondo amore a prima vista, anche più forte del primo. Una passione che Mauro concretizzerà in seguito progettando, da imprenditore, sofisticati set top box per la IP TV.
Ieri Mauro mi telefona. «Ho visto sul tuo blog che sei depresso, chiamami domani che ti risollevo il morale,» mi dice. E poco fa Mauro mi ha aggiornato sull'evoluzione dei suoi progetti di digital radio, una visione che concepisce la radio digitale come punto di radicale rottura rispetto alla radiofonia tradizionale. Se la radio ambisce a rinnovarsi davvero deve reinventare tutto, non solo le modulazioni. Che sono solo l'ultimo elemento di una catena ben più complessa. Non basta passare dall'FM analogica all'OFDM numerico per garantire il successo della radio digitale, come il sostanziale flop dei vari IBOC e DAB sembra dimostrare chiaramente.
L'approccio di Mauro parte dal fondo, dal ricevitore, che dev'essere software defined e ad ampio spettro. Da tempo Mauro sta lavorando con i chipset Mirics per realizzare un terminale multistandard che sembra ormai in dirittura d'arrivo: sarà secondo il nostro inventore una "radio" capace di sintonizzarsi da 0 a 2 GHz e di demodulare trasmissioni analogiche e digitali, fungendo anche da apparato per l'accesso a contenuti MP3 e altri servizi free o a pagamento. Mauro mi racconta di aver dissezionato diversi dispositivi DAB di ultima generazione e di non aver trovato interfacce utente soddisfacenti. Il suo ricevitore non costringerà i proprietari al solito tour de force per la sintonia. «Non si dovrà passare da modalità analogiche a quelle digitali, immagino un display ampio che visualizza l'intera lista di programmi, analogici e digitali sintonizzati automaticamente, e un uso intelligente delle informazioni RDS analogiche e di program info digitali che consentano di passare da una modulazione all'altra quando viene a mancare la copertura necessaria.»
L'altro elemento chiave della ricetta Fantin è il trasmettitore. L'esperienza del DAB in banda L dimostra che il solito approccio basato su una antenna singola destinata a coprire intere aree non funziona sulle frequenze molto elevate e costringe a investire in costosi gap filler. La soluzione consiste nell'adottare una architettura più simile a una rete cellulare, con microcelle che diffondono in modulazione digitale su piccole aree molto mirate, magari con antenne software defined. La distribuzione del contenuto verso le microcelle deve avvenire, secondo Fantin, secondo modelli telefonici e internettiani. Si deve cioè studiare un sistema di connettività di "back-haul", come avviene per le celle Wi-Fi o 3G. Mauro sta pensando di sfruttare per questo i protocolli dello standard HyperLAN, utilizzato oggi per il provisioning di connettività IP, come canale di trasporto appoggiato su una piattaforma middleware peer-to-peer. Le ultime simulazioni dicono che le microcella della Fantin Digital Radio sono in grado di distribuire 4 blocchi DAB+ equivalenti a un centinaio di programmi.
Il terzo elemento imprescindibile è un business model radicalmente diverso, che apra la strada a contenuti non free, all'acquisto di brani on air e che quindi si integri meglio nel contesto che si sta delineando su Internet, magari con il supporto di tecnologie di digital right management. A questo proposito Mauro rivela di aver già avviato proficue discussioni con Leonardo Chiariglione, il papà della compressione MPEG, promotore del progetto DMIN.IT e dell'insieme di tecnologie per la distribuzione di contenuti digitali.
Altre idee rosolano sulla griglia, in previsione di un evento dimostrativo che il fondatore di Visionee conta di poter realizzare entro settembre, appena saranno messi a punto i primi prototipi di terminali e microcelle. Se il mio scetticismo nei confronti della radio digitale come è stata immaginata fin qui rimane intatto, ogni volta che parlo con Mauro mi convinco che il suo possa essere l'unico approccio convincente. Per essere anche vincente, dovrà superare il doppio di ostacoli. Una delle obiezioni che mi sentirei di fare all'architettura concepita da Mauro è che somiglia dannatamente a una rete cellulare su un substrato IP (Fantin stesso ammette di aver chiesto ai suoi sviluppatori di studiare il sistema operativo Android come futura alternativa per i suoi terminali utente, come dire che la radio del futuro sarà un telefonino). Tale somiglianza può essere considerata un punto di forza se il confronto avviene tra la proposta di Fantin e gli attuali sistemi di radio digitale. Ma anche un punto debole se si guarda alla radio digitale nel più ampio contesto dello scontro tra modalità broadcast tradizionali e offerta unicasting/multicasting nata con le applicazioni multimediali su Internet. Il sistema ipotizzato da Visionee imprime ai modelli broadcast una svolta netta, coniugando il grande potenziale di distribuzione a basso costo, condiviso, impostosi con la radio e la televisione analogici, con la flessibilità, la personalizzazione e la molteplicità dei modelli di business che ci sono arrivati dalla cultura di Internet. Sarebbe davvero straordinario se le idee di una piccola, innovativa azienda della Marca trevigiana riuscissero a imporsi. Peccato che il concorrente da battere non sia la "vecchia" radio, ma l'onniponte Web. Stay tuned. E se volete informarvi in modo più approfondito sulle iniziative che fermentano a Ponzano Veneto o meglio ancora partecipare direttamente alle prossime sperimentazioni, potete contattare l'indirizzo info (at) digiradio (dot) com.
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