Ancora su Tune Into Yesterday. E su un'altra ricorrenza densa di significati in questi giorni di tafferugli e spargimento di sangue nel Caucaso. Il numero 54 della newsletter compilata da Graeme Stevenson contiene un supplemento, a cura dell'esperto di discografia Dieter Salemann, dedicato alla radiofonia della città che per 40 anni è stata la capitale ufficiale della Guerra Fredda. Chi fosse interessato a leggersi queste pagine piene di fatti più o meno conosciuti sulle varie emittenti che si sono evolute - sempre partendo dall'iniziativa dei militari occupanti - nei quattro settori di Berlino fino alla Riunificazione può scrivermi.
Leggendo la dettagliata cronologia realizzata da Salemann mi sono divertito ad approfondirne alcuni punti attraverso Google. Ma veniamo alla ricorrenza... Come ben sapete, nel 1961 i russi decidono di isolare il loro settore di competenza con un muro la cui costruzione inizia nella notte del 13 agosto di quell'anno. Pochi giorni dopo, il 25 agosto inizieranno le trasmissioni pirata di OPS Outpost Station, una emittente che produce programmi in inglese occupando furbescamente la frequenza (1431 kHz) che AFN Berlin, la stazione delle forze americane, lascia libera da mezzanotte alle sei del mattino. OPS durerà molto poco, il tempo necessario per gli americani di organizzare un ciclo di programmazione 24 ore su 24., ma ha lasciato diversi ricordi. Su questa stazione clandestina ho trovato su Internet quello pubblicato sul curioso blog di StimmeDerDDR, pseudonimo di un DXer inglese (almeno credo) che ha raccontato per qualche mese (purtroppo la vena si è esaurita subito) le vicende di Radio Berlino Internazionale e dei personaggi che si alternavano ai suoi microfoni. La storia di OPS compare in un commento di Roger Tidy, nome molto noto nella comunità dei DXer, in calce al post in cui StimmeDerDDR cita a sua volta un breve estratto dal sito di Hansjörg Biener.
Se non avete avuto la relativa fortuna di visitare la "vera" Berlino orientale - a me è capitata, qualche annetto fa, e posso garantirvi che la cappa che avvertivo non era pura retorica - potete sempre consolarvi con due grandi film come Goodbye Lenin e La vita degli altri. Spulciando il blog appena citato ho però scoperto un libro molto interessante per chi desidera entrare nelle inquietanti atmosfere berlinesi: un libro pubblicato nel 2003 da Victor Grossman, nom de plume di Stephen Wechsler. Malgrado i cognomi tedeschi, Grossman è nato negli Stati Uniti all'epoca della Grande Depressione in una famiglia di emigrati dalle forti simpatie socialiste. Negli anni '50 Grossman viene arruolato nell'Esercito ma invece di finire in Corea, dove gli americani stanno combattendo la loro guerra, viene spedito di stanza in Germania dove i superiori cominciano a dubitare delle sue radici politiche e gli mandano una convocazione per interrogarlo. Victor/Stephen si spaventa, si getta nel fiume Danubio e a nuoto raggiunge la parte di territorio austriaco ancora occupato dalle truppe sovietiche (lo ricordano in pochi, ma anche Vienna è stata una città aperta fino agli anni '50 come narrato nella straordinaria opera prima del grande romanziere John Irving, "Setting free the bears"). Dall'Austria Victor verrà trasferito nella Berlino sovietica, dove continuerà a lavorare come giornalista, partecipando anche alle trasmissioni di Radio Berlino Internazionale. Ancora oggi Grossman vive in Germania, da dove continua a inviare le sue corrispondenze alle poche testate "socialiste" americane. Il suo libro di memorie "Crossing the River: A Memoir of the American Left, the Cold War and Life in East Germany " presso la University of Massachusetts Press, viene recensito qui sul People's Weekly World, settimanale comunista americano.
Alla fine di questa ridda di incroci con un mondo che pur non esistendo più ha lasciato un solco profondo come la "scritta invincibile" tracciata sulla parete della cella nella famosa poesia di Brecht, ecco un ultimo riferimento alla Berlino delle spie e della radio. L'ho trovato in uno strano libro di T. H. E. Hill, "Voices under Berlin". Hill ha fatto parte del Field Station Berlin, la centrale di ascolto radio che la NSA aveva impiantato a Teufelsberg (il Monte del Diavolo) e negli ultimi anni ha gestito un sito Web e un gruppo di Yahoo frequentato da altri componenti del team spionistico. Quest'anno Hill ha pubblicato anche il romanzo, Voices under Berlin appunto, le cui vicende ruotano intorno alla vera storia del tunnel che la CIA scavò nel sottosuolo della città per poter intercettare le comunicazioni russe che viaggiavano sui cavi dei telefoni e dei telex. Sul tunnel - che i russi finirono per scoprire trasformandolo in una vittoria propagandistica - potete leggere questo articolo recente del Washington Post, che pubblica anche alcune interessanti fotografie di quella struttura. Al libro di Hill, invece, l'autore ha dedicato questo sito Web.
Leggendo la dettagliata cronologia realizzata da Salemann mi sono divertito ad approfondirne alcuni punti attraverso Google. Ma veniamo alla ricorrenza... Come ben sapete, nel 1961 i russi decidono di isolare il loro settore di competenza con un muro la cui costruzione inizia nella notte del 13 agosto di quell'anno. Pochi giorni dopo, il 25 agosto inizieranno le trasmissioni pirata di OPS Outpost Station, una emittente che produce programmi in inglese occupando furbescamente la frequenza (1431 kHz) che AFN Berlin, la stazione delle forze americane, lascia libera da mezzanotte alle sei del mattino. OPS durerà molto poco, il tempo necessario per gli americani di organizzare un ciclo di programmazione 24 ore su 24., ma ha lasciato diversi ricordi. Su questa stazione clandestina ho trovato su Internet quello pubblicato sul curioso blog di StimmeDerDDR, pseudonimo di un DXer inglese (almeno credo) che ha raccontato per qualche mese (purtroppo la vena si è esaurita subito) le vicende di Radio Berlino Internazionale e dei personaggi che si alternavano ai suoi microfoni. La storia di OPS compare in un commento di Roger Tidy, nome molto noto nella comunità dei DXer, in calce al post in cui StimmeDerDDR cita a sua volta un breve estratto dal sito di Hansjörg Biener.
Se non avete avuto la relativa fortuna di visitare la "vera" Berlino orientale - a me è capitata, qualche annetto fa, e posso garantirvi che la cappa che avvertivo non era pura retorica - potete sempre consolarvi con due grandi film come Goodbye Lenin e La vita degli altri. Spulciando il blog appena citato ho però scoperto un libro molto interessante per chi desidera entrare nelle inquietanti atmosfere berlinesi: un libro pubblicato nel 2003 da Victor Grossman, nom de plume di Stephen Wechsler. Malgrado i cognomi tedeschi, Grossman è nato negli Stati Uniti all'epoca della Grande Depressione in una famiglia di emigrati dalle forti simpatie socialiste. Negli anni '50 Grossman viene arruolato nell'Esercito ma invece di finire in Corea, dove gli americani stanno combattendo la loro guerra, viene spedito di stanza in Germania dove i superiori cominciano a dubitare delle sue radici politiche e gli mandano una convocazione per interrogarlo. Victor/Stephen si spaventa, si getta nel fiume Danubio e a nuoto raggiunge la parte di territorio austriaco ancora occupato dalle truppe sovietiche (lo ricordano in pochi, ma anche Vienna è stata una città aperta fino agli anni '50 come narrato nella straordinaria opera prima del grande romanziere John Irving, "Setting free the bears"). Dall'Austria Victor verrà trasferito nella Berlino sovietica, dove continuerà a lavorare come giornalista, partecipando anche alle trasmissioni di Radio Berlino Internazionale. Ancora oggi Grossman vive in Germania, da dove continua a inviare le sue corrispondenze alle poche testate "socialiste" americane. Il suo libro di memorie "Crossing the River: A Memoir of the American Left, the Cold War and Life in East Germany " presso la University of Massachusetts Press, viene recensito qui sul People's Weekly World, settimanale comunista americano.
Alla fine di questa ridda di incroci con un mondo che pur non esistendo più ha lasciato un solco profondo come la "scritta invincibile" tracciata sulla parete della cella nella famosa poesia di Brecht, ecco un ultimo riferimento alla Berlino delle spie e della radio. L'ho trovato in uno strano libro di T. H. E. Hill, "Voices under Berlin". Hill ha fatto parte del Field Station Berlin, la centrale di ascolto radio che la NSA aveva impiantato a Teufelsberg (il Monte del Diavolo) e negli ultimi anni ha gestito un sito Web e un gruppo di Yahoo frequentato da altri componenti del team spionistico. Quest'anno Hill ha pubblicato anche il romanzo, Voices under Berlin appunto, le cui vicende ruotano intorno alla vera storia del tunnel che la CIA scavò nel sottosuolo della città per poter intercettare le comunicazioni russe che viaggiavano sui cavi dei telefoni e dei telex. Sul tunnel - che i russi finirono per scoprire trasformandolo in una vittoria propagandistica - potete leggere questo articolo recente del Washington Post, che pubblica anche alcune interessanti fotografie di quella struttura. Al libro di Hill, invece, l'autore ha dedicato questo sito Web.
2 commenti:
Grazie per il link a -Tune into yesterday-, davvero quel che cercavo.
Carina la foto che hanno scelto per il gruppo, un Vega Selena degli anni 70 (praticamente il Satellit dei paesi del blocco orientale)che manco a dirlo ho avuto e spremuto come un limone.
Del mio viaggio a Berlino Est ricordo bene un particolare che certifica in modo esemplare la stupidità dei ventenni.
Mi levai il copricapo e lo depositai graziosamente sulla testa di un busto di un eroe del socialismo. Fui pesantemente redarguito da un anziano signore e qualcuno si fermò per guardare e commentare la scena.
Di quel libro di Grossmann c'è una traduzione italiana?
Salutoni e complimenti
Giamp
Ciao Giamp, bentornato. A me non risulta ci siano traduzioni del libro di Grossman, ma secondo me vale la pena cercare di leggerselo nell'originale, anche faticando. Sto leggendo su quelle testate "socialiste" americane le sue corrispondenze (ce n'è una recente sul discorso di Obama a Berlino) e lo trovo molto piacevole. Figurati che ha più di 80 anni e continua a scrivere. Se penso che in giro ce ne sono molti che farebbero meglio a smettere di scrivere a 8 anni...
Posta un commento