Nell'era dei satelliti e delle fibre ottiche, il sistema di Command, Communication and Control dei sottomarini nucleari strategici russi fa ancora affidamento su frequenze radio terrestri HF e persino su sei impianti che operano su frequenze bassissime, intorno ai 20 kHz. La rete VLF in particolare viene costantemente monitorata dagli appassioni dell'ascolto delle onde corte (e lunghe) "non ufficiali" o meglio non-diffusive. Un hobby che ha qualche affinità con quello dei plane spotters militari ma che comporta ricerche assai più approfondite negli archivi e il grado di competenza necessario per affrontare la ricezione e il trattamento di segnali che spesso sono di natura radiotelegrafica e quasi invariabilmente sono codificati o addirittura cifrati. Il fatto che questi segnali siano "là fuori", 24 ore su 24, è una normalità che ha qualche cosa di inquietante. Stiamo parlando di sottomarini strategici, strumenti di distruzione le cui possibili azioni offensive, o di risposta a un attacco, possono facilmente avere conseguenze fatali per un intero pianeta. Al tempo stesso sono strumenti che hanno bisogno di una logistica, di una loro burocrazia potremmo dire.
Sulla lista degli appassionati di ascolto "utility" UDXF, sono abbastanza frequenti i messaggi che riguardano il traffico VLF russo. E lo scienziato svizzero Fritz Nusser, oltre a essere uno dei monitor più attivi, ha anche messo insieme un corpus di informazioni che spiega dettagli estremamente "intimi" - ma pubblicati su Internet - di questo sistema di comunicazione. Trovate le sue pagine, con molti aggiornamenti di queste ultime settimane, ai seguenti indirizzi:
C3 of CIS Naval Strategic Nuclear Forces
C3 Systems of the CIS Navy
Un aspetto per certi versi più inquietante, è che contrariamente a quello che potreste pensare il monitoraggio dei flussi di queste informazioni non è affatto riservato a esperti in possesso di complessi apparati di intercettazione. E per questo motivo fa sorridere sapere che le leggi che regolano le radiocomunicazioni nei nostri ordinamenti, non solo in Italia, trattano le comunicazioni militari e civili a carattere non broadcast come un tabù di cui spesso è esplicitamente vietato parlare. Nell'era dei computer "vietare" la ricezione di un segnale radio è diventata una vera impresa. Per sintonizzarsi sulle frequenze dei sottomarini nucleari russi non ci vuole nemmeno la radio. Basta uno straccio di pc con un ingresso audio, di solito in grado di coprire frequenze audio fino a 48 o addirittura 96 kHz. Più che sufficienti, per i software visuali di analisi e demodulazione dei segnali radio, per acquisire portanti che nel caso delle VLF non superano i 24 kHz. Basta solo attaccare una antenna all'ingresso audio del PC al posto del microfono e sullo schermo si spalanca il mondo dei segnali radio naturali. O del fitto, regolare chiacchierìccio dei potenziali agenti dell'Apocalisse.
Dell'incredibile accessibilità di questi segnali si è accorto quasi casualmente un giovane fisico di Padova, Tito Dal Canton, che sul suo eccellente sito ha pubblicato una pagina dedicata alle sue "sperimentazioni" in VLF. Tito, forse senza saperlo, è diventato utility DXer con la scheda audio del suo computer. E devo ringraziarlo non solo per l'attenzione che dedica al Mac e ai microcontrollori - del resto uno che in ex ergo alle sue pagine Web scrive che "Physics is like sex" è uno che "mastica", per forza - ma per un riferimento a un programma Linux, "baudline" che mi sembra davvero interessante. Sulla sua pagina trovate innumerevoli screenshot di segnali under 20 kHz, incluso il famoso 18,1 kHz corrispondente alla stazione VLF Vileyka/Molodechno, in territorio bielorusso.
Sulla lista degli appassionati di ascolto "utility" UDXF, sono abbastanza frequenti i messaggi che riguardano il traffico VLF russo. E lo scienziato svizzero Fritz Nusser, oltre a essere uno dei monitor più attivi, ha anche messo insieme un corpus di informazioni che spiega dettagli estremamente "intimi" - ma pubblicati su Internet - di questo sistema di comunicazione. Trovate le sue pagine, con molti aggiornamenti di queste ultime settimane, ai seguenti indirizzi:
C3 of CIS Naval Strategic Nuclear Forces
C3 Systems of the CIS Navy
Un aspetto per certi versi più inquietante, è che contrariamente a quello che potreste pensare il monitoraggio dei flussi di queste informazioni non è affatto riservato a esperti in possesso di complessi apparati di intercettazione. E per questo motivo fa sorridere sapere che le leggi che regolano le radiocomunicazioni nei nostri ordinamenti, non solo in Italia, trattano le comunicazioni militari e civili a carattere non broadcast come un tabù di cui spesso è esplicitamente vietato parlare. Nell'era dei computer "vietare" la ricezione di un segnale radio è diventata una vera impresa. Per sintonizzarsi sulle frequenze dei sottomarini nucleari russi non ci vuole nemmeno la radio. Basta uno straccio di pc con un ingresso audio, di solito in grado di coprire frequenze audio fino a 48 o addirittura 96 kHz. Più che sufficienti, per i software visuali di analisi e demodulazione dei segnali radio, per acquisire portanti che nel caso delle VLF non superano i 24 kHz. Basta solo attaccare una antenna all'ingresso audio del PC al posto del microfono e sullo schermo si spalanca il mondo dei segnali radio naturali. O del fitto, regolare chiacchierìccio dei potenziali agenti dell'Apocalisse.
Dell'incredibile accessibilità di questi segnali si è accorto quasi casualmente un giovane fisico di Padova, Tito Dal Canton, che sul suo eccellente sito ha pubblicato una pagina dedicata alle sue "sperimentazioni" in VLF. Tito, forse senza saperlo, è diventato utility DXer con la scheda audio del suo computer. E devo ringraziarlo non solo per l'attenzione che dedica al Mac e ai microcontrollori - del resto uno che in ex ergo alle sue pagine Web scrive che "Physics is like sex" è uno che "mastica", per forza - ma per un riferimento a un programma Linux, "baudline" che mi sembra davvero interessante. Sulla sua pagina trovate innumerevoli screenshot di segnali under 20 kHz, incluso il famoso 18,1 kHz corrispondente alla stazione VLF Vileyka/Molodechno, in territorio bielorusso.
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