Una brutta storia sudamericana dallo spiacevole retrogusto per i lettori italiani, non solo perché riguarda l'Argentina, la nazione più italiana del continente australe. La storia che arriva da Buenos Aires somiglia a quelle di casa nostra e gronda arroganza di potere, hybris, denaro (pubblico) sporco. Il protagonista è un commentatore radiofonico, medico di formazione, molto seguito e con una carriera di oltre quindici anni come notista politico. Da quattro Nelso Castro conduceva la rubrica Puntos de vista ai microfoni di Radio Del Plata, una delle emittenti più ascoltate della capitale argentina ( famosa tra i DXer europei perché abbastanza frequente, nelle aperture verso sud, sulla sua frequenza di 1030 kHz delle onde medie). Questo, almeno fino a due o tre settimane qualche giorno fa quando a Castro è stato comunicato che per Puntos de vista non c'era più spazio nei palinsesti della stazione.
Castro e i suoi sostenitori dicono adesso che non c'è da stupirsi. La decisione sarebbe stata presa direttamente dalla famiglia presidenziale Kirchner, contro cui Castro ha sempre manifestato forti, diciamo, perplessità. A inizio anno c'erano sono state alcune polemiche per una presunta crisi di lipotimia, un temporaneo mancamento, che avrebbe colpito Cristina Kirchner proprio alla vigilia di alcuni impegni politici, tra cui una visita ufficiale a Cuba e in Venezuela. La Kirchner si era data malata per parecchi giorni e Castro, da bravo medico, aveva commentato: strano, di solito per la lipotimia bastano due ore di riposo. In Argentina il gossip politico si è lanciato in una ridda di ipotesi alternative alla crisi lipotimica. La più berlusconiana di tutte è che la Kirchner avesse scelto quei giorni per sottoporsi a un intervento di chirurgia estetica. Secondo altri, la questione sarebbe molto più grave e la presidentessa sarebbe affetta da una brutta depressione. E non è la prima volta che Castro si esprime sui retroscena medici delle vicende politiche argentine. Nel 2007 è andato in onda un suo documentario La muerte secreta di Evita, in cui si ipotizza che Evita Peròn non fosse a conoscenza della patologia, un tumore all'utero, che la portò alla morte.
Il vero motivo dell'allontamento di Castro dal suo programma di Radio Del Plata tuttavia è un altro e risale alle sue denunce sul sovrapprezzo di alcune gare di appalto per dei lavori sulla rete elettrica del gruppo Electroingeniería, azienda con molti legami con la famiglia Kirchner in Patagonia. Brutte questioni di soldi pubblici che forse sono passati nelle tasche meno opportune. Purtroppo anche Castro ha scelto il palco meno opportuno per i suoi programmi scomodi: dal novembre del 2008, infatti, Electroingeniería è diventata proprietaria di Radio del Plata. Nell'editoriale della Nacion che riporto qui vengono evidenziate le preoccupazioni della Sociedad Interamericana de Prensa su un caso di evidente censura da parte di un potentato politico ed economico.
A Nelson Castro ieri è arrivato il gesto di solidarietà di un personaggio politico molto colorito e controverso, Raùl Castells, alla guida di un movimento di disoccupati e licenziati, "los piqueteros", che dichiara origini socialiste. Castells avrebbe offerto a Castro di lavorare per i pochi mezzi di comunicazione di cui dispone il suo partito.
Castro e i suoi sostenitori dicono adesso che non c'è da stupirsi. La decisione sarebbe stata presa direttamente dalla famiglia presidenziale Kirchner, contro cui Castro ha sempre manifestato forti, diciamo, perplessità. A inizio anno c'erano sono state alcune polemiche per una presunta crisi di lipotimia, un temporaneo mancamento, che avrebbe colpito Cristina Kirchner proprio alla vigilia di alcuni impegni politici, tra cui una visita ufficiale a Cuba e in Venezuela. La Kirchner si era data malata per parecchi giorni e Castro, da bravo medico, aveva commentato: strano, di solito per la lipotimia bastano due ore di riposo. In Argentina il gossip politico si è lanciato in una ridda di ipotesi alternative alla crisi lipotimica. La più berlusconiana di tutte è che la Kirchner avesse scelto quei giorni per sottoporsi a un intervento di chirurgia estetica. Secondo altri, la questione sarebbe molto più grave e la presidentessa sarebbe affetta da una brutta depressione. E non è la prima volta che Castro si esprime sui retroscena medici delle vicende politiche argentine. Nel 2007 è andato in onda un suo documentario La muerte secreta di Evita, in cui si ipotizza che Evita Peròn non fosse a conoscenza della patologia, un tumore all'utero, che la portò alla morte.
Il vero motivo dell'allontamento di Castro dal suo programma di Radio Del Plata tuttavia è un altro e risale alle sue denunce sul sovrapprezzo di alcune gare di appalto per dei lavori sulla rete elettrica del gruppo Electroingeniería, azienda con molti legami con la famiglia Kirchner in Patagonia. Brutte questioni di soldi pubblici che forse sono passati nelle tasche meno opportune. Purtroppo anche Castro ha scelto il palco meno opportuno per i suoi programmi scomodi: dal novembre del 2008, infatti, Electroingeniería è diventata proprietaria di Radio del Plata. Nell'editoriale della Nacion che riporto qui vengono evidenziate le preoccupazioni della Sociedad Interamericana de Prensa su un caso di evidente censura da parte di un potentato politico ed economico.
A Nelson Castro ieri è arrivato il gesto di solidarietà di un personaggio politico molto colorito e controverso, Raùl Castells, alla guida di un movimento di disoccupati e licenziati, "los piqueteros", che dichiara origini socialiste. Castells avrebbe offerto a Castro di lavorare per i pochi mezzi di comunicazione di cui dispone il suo partito.
Tras cuatro años en el aire
Levantan el programa de Nelson Castro
Su contrato con Radio Del Plata, propiedad del grupo Electroingeniería, terminaba a fin de 2009
Jueves 15 de enero de 2009
"Los caminos de Nelson Castro y Radio del Plata tienen que ir por carriles separados." Con esas palabras, el médico y periodista fue informado anteayer de que su programa, Puntos de Vista, dejaría de salir al aire, a pesar de que su contrato recién terminaba a finales de este año.
Según contaron a LA NACION fuentes de la radio, Castro se cruzó el martes en los pasillos de la emisora con el director de Del Plata, Leopoldo Elías, quien le adelantó, todavía informalmente, la decisión.
Enterado y sorprendido con la noticia, ayer por la mañana Castro le contó la novedad a su equipo, a la espera de una reunión formal donde le comunicaran la decisión.
Aunque nadie le explicó los motivos de la medida, algunos indicios hacen sospechar motivos políticos. En noviembre último, Radio del Plata fue vendida a la compañía cordobesa Electroingeniería, propiedad de Osvaldo Acosta y Gerardo Ferreyra. La empresa tiene fuerte llegada al kirchnerismo (Ferreyra fue compañero de militancia en los 70 del secretario legal y técnico de la Presidencia, Carlos Zannini).
Varias fuentes consultadas ayer mencionaron un supuesto malestar de Electroingeniería porque Castro decidió ocuparse, hace 10 días, de un informe de la AGN, publicado por LA NACION, que pide investigar una obra de tendido eléctrico realizada por esa empresa en la Patagonia, para averiguar por qué el segundo tramo de la obra costó un 48% más que el segundo tramo. En esa oportunidad Castro entrevistó al diputado denunciante, Juan Carlos Morán (Coalición Cívica-Bs.As.), y al vocero de Electroingeniería, Carlos Bergoglio, para escuchar sus versiones de los hechos. "Es el abecé del periodismo, consultar a las dos partes involucradas", analizaban cerca de Castro, y supusieron que la decisión de levantar el programa podía responder a una "sumatoria de malestares".
Entre ellos, cabría incluir las notas firmadas por Castro en el diario Perfil, donde escribe el panorama político de la semana, muchas veces nada simpático para el Gobierno.
LA NACION intentó ayer obtener, sin éxito, la opinión del periodista.
Castro llegó a Del Plata hace cuatro años, después de pasar seis en la Radio La Red, y hacía menos de un mes le habían confirmado su continuidad para todo 2009, en una reunión a la que asistieron los dueños de Electroingeniería, Ferreyra y Acosta, y el vocero de la empresa, Bergoglio.
Sin embargo, en menos de un mes, la empresa cambió de idea. La decisión no sólo involucra a Castro, sino a su equipo: su productor ejecutivo desde hace 20 años, Alejandro Guevara, y otros tres productores. El programa también tenía cuatro colaboradores y tres columnistas, pero todos ellos son personal de la radio (con excepción del crítico cinematográfico Osvaldo Quiroga), y se especula que conservarían sus puestos de trabajo. En cambio, ni Castro ni sus productores tenían otra radio en vista. En 2008 habían recibido otras ofertas laborales, pero las rechazaron cuando la emisora les confirmó contrato para 2009. LA NACION llamó varias veces al vocero Bergoglio, sin tener contestación.***
El caso Nelson Castro
Las presiones para apartar de la actividad a periodistas críticos se han reiterado desde que comenzó el gobierno de los Kirchner
Jueves 5 de febrero de 2009
El levantamiento del programa de informaciones y comentarios políticos de Nelson Castro ha suscitado honda preocupación y la natural solidaridad con el colega afectado.
Es comprensible que así haya sido. Castro es un ejemplo de comportamiento profesional y moral y el hecho que protagoniza se suma a situaciones que afectaron con anterioridad a otros periodistas caracterizados por su independencia de juicio respecto del gobierno de los Kirchner.
Desde hace décadas, la Sociedad Interamericana de Prensa (SIP) tiene decidido omitir la calificación de país con libertad de prensa cuando en sus informes anuales debe referirse a contextos nacionales en los cuales cabe el ejercicio ordinario de ese derecho sin el cual resulta inconcebible una democracia genuina. Que rijan las condiciones para la libertad de prensa, lo da la SIP por algo tan natural como que haya oxígeno para la vida. Como nada que deba destacarse en particular. Al fin y al cabo, nadie debe ser ponderado por abstenerse de asaltar bancos o de violentar viviendas ajenas.
Las razones por las cuales el órgano rector de la prensa continental ha seguido aquella política se explican por sí mismas en la observación del funcionamiento de la prensa argentina en estos últimos cinco años. Si hay libertad de prensa no es sólo porque la Constitución Nacional así lo establece de manera terminante y protege su ejercicio, sino porque vastas franjas del periodismo argentino han sabido persistir en el cumplimiento de su misión. Para ello han vencido a diario todo tipo de obstáculos, intimidaciones, discriminación y agravios desencadenados desde el oficialismo.
Como bien afirma la declaración con la cual la SIP ha manifestado su inquietud por el silenciamiento de Nelson Castro, corresponde actuar siempre con prudencia ante la política interna de los medios de comunicación. Si éstos no tuvieran libertad para disponer en qué periodistas confiar o qué políticas trazar, perderían identidad y razón de ser.
No es eso lo que está en discusión. El punto en debate se refiere a las presiones gubernamentales para eliminar de la actividad a los periodistas críticos de una gestión. Esto ha ocurrido desde el primer instante de la instalación de los Kirchner en el Gobierno, de lo que pronto harán seis años, y los ha apartado del cauce de las administraciones precedentes desde la restauración democrática de 1983. Quienes más han cacareado sobre derechos humanos son los que menos los han respetado en este último cuarto de siglo. Como es obvio, la suerte de aquellas presiones ha estado vinculada en relación directa con la sumisión o el rechazo acordado a la voluntad intolerante de apartar a quienes alzan su voz para juzgar según su propio criterio los acontecimientos del país.
Mal podría desvincularse de ese cuadro de situación la llamativa adquisición de numerosos medios de comunicación que se van alineando en una constelación aplicada a la adulación del matrimonio gobernante -por vías más sutiles o groseras- y a atacar a quienes se atreven a contradecir y cuestionar la actuación de aquéllos y de sus principales colaboradores.
Nada es gratuito. Los medios de comunicación complacientes con la política oficial se benefician con un caudal llamativo de publicidad oficial, que se paga, como no podía ser de otra manera, con las exacciones fiscales a los ciudadanos.
De poco ha servido en eficacia esa política, por llamarla de algún modo, de comunicación que ha venido practicando el Gobierno. Los resultados están a la vista. Además, las formas más avanzadas de la tecnología aplicada a la información han determinado la multiplicación exponencial del número de personas y entidades que emiten opinión sobre el curso de los negocios públicos. No habría manera de domesticar muchas más voluntades por la aplicación arbitraria de criterios de publicidad oficial sobre ese nuevo e inmenso mundo de comunicadores que de tanta gravitación han dispuesto, por ejemplo, en la movilización del campo contra los desatinos de la política agropecuaria.
También la Academia Nacional de Periodismo ha expresado su solidaridad con el periodista afectado. En su denuncia, la siempre medida institución ha aludido a la existencia de "oscuros intereses políticos y empresarios" y a "inconfesables grupos de presión".
Nelson Castro ha hecho saber que el levantamiento de su programa se originó en una nota del 5 de enero último, en la que se brindaba información sobre la denuncia de la Auditoría General de la Nación por supuestos sobreprecios por 150 millones de pesos en las obras del tendido eléctrico entre Río y Santa Cruz. Las obras corrían a cargo de Electroingeniería, empresa cuyos dueños son permisionarios de Radio del Plata desde noviembre de 2008.
Antes de ser separado de las transmisiones de la radio en cuestión, Castro fue informado del "profundo desagrado" que había producido su programa del 5 de enero. Poco importó que hubiera dado cabida a la opinión sobre el tema de Electroingeniería, como cuadraba en una reconstrucción hecha con criterio pluralista de la situación denunciada.***
Ante el levantamiento de Radio del Plata
Gesto de Castells a Nelson Castro
Le ofreció un espacio en los medios radiales y escritos de su movimiento
Viernes 6 de febrero de 2009
Raúl Castells ofreció al periodista Nelson Castro sus "modestos medios de comunicación para que pueda expresar sus opiniones con la libertad que el gobierno de los Kirchner les niega".
En un aviso aparecido ayer en el diario Crítica , el Movimiento Independiente Justicia y Dignidad se dirigió al doctor Nelson Castro diciéndole: "No pensamos como usted porque somos socialistas, ni podemos pagarle un sueldo como usted se merece. Pero sí le ofrecemos nuestros modestos medios de comunicación para que pueda expresar sus opiniones con la libertad que el gobierno de los Kirchner le niega, abonándole un salario equivalente al de un docente".
El programa Puntos de vista , que Nelson Castro conducía en Radio del Plata desde hace cuatro años, tenía un contrato con esa emisora hasta fin de año, pero fue cancelado tras la compra de la radio por la empresa constructora Electroingeniería, con fuertes relaciones con el gobierno kirchnerista.
El ofrecimiento al periodista desplazado, que Castells firmó junto con Nina Pelozo y el doctor Adrián Morales, incluye al periódico Dignidad , el sitio www.diariomijd.com.ar , un programa de televisión en el Canal 5 de Lanús y once programas radiales en seis provincias.
Cuando LA NACION lo llamó ayer, el conocido médico y periodista no había leído el anuncio aparecido en Crítica. "¡Qué atento! Se lo agradezco enormemente, de corazón. Lo valoro mucho y se lo voy a agradecer", dijo Castro, que se hallaba en su casa.
El periodista agradeció todos los gestos de reconocimiento recibidos, que valora muchísimo y le han generado "un respaldo enorme". Comentó que tiene una gran tranquilidad espiritual, más allá del momento que le toca vivir.
Pero al mismo tiempo mostró procupacion por el equipo de producción que lo acompaña y al que debe asegurar sus puestos de trabajo.
No es lo mismo concretar una desvinculación en noviembre, cuando resulta más fácil tener ofrecimientos de otras emisoras, que hacerlo en febrero cuando muchas ya tienen concretada su programación.
Al tiempo que agradeció las numerosas muestras de solidaridad recibidas de colegas y del público, expresó su inquietud por lo que esta situación indica como síntoma.
Castro comentó que hay constancia clara de que la emisora recibía llamadas diarias de parte del Gobierno, de quejas por el contenido de sus programas.
Jorge Rouillon
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