Ti prende davvero come una morsa di ghiaccio la recensione che la scrittrice Melania Mazzucco ha pubblicato ieri sul supplemento culturale del Sole 24 Ore. L'occasione è un libro del raffinato scrittore e filosofo austriaco Christoph Ransmayr, erede di una tradizione densa di nomi che spaventerebbero i cervelli letterari meglio dotati, un libro non nuovo perché uscito diversi anni fa in edizione numerata, per essere ripreso solo qualche anno fa dagli editori austriaci e tradotto l'anno scorso in italiano con il titolo Gli orrori dei ghiacci e delle tenebre che riprende fedelmente un originale ancora più suggestivo, perché onomatopeico e etimologico, Die Schrecken des Eises und der Finsternis (finster, la tenebra, tanto che Cuore di tenebra di Conrad si traduce così in tedesco, deriva probabilmente da finis terrae, pazzescamente appropriato visto l'argomento del testo di Ransmayr).
Nel racconto si narra l'impresa poco conosciuta di una nave con equipaggio austroungarico e italiano e istriano, salpata da Tromso nel 1872 per raggiungere il polo nord geografico. La Admiral Tegetthoff nel giro di pochi giorni fu catturata dai ghiacci e per due lunghi inverni l'equipaggio lottò in condizioni che definire estreme è poco. La nave non fu mai liberata e gli esploratori non raggiunsero mai la loro meta, ma riuscirono a dare il nome all'arcipelago Franz Jospef Land, a est delle Svalbard. Sulla sfortunata spedizione di Julius von Payer e Carl Weyprecht c'è una ottima voce di Wikipedia tedesca e uno studio scaricabile grauitamente curato dal fotografo e ricercatore austriaco Andreas Pöschek.
Lo splendido inquadramento donatoci dalla Mazzucco offre al Sole lo spunto per una seconda pagina dedicata al problema dei ghiacci artici in forte contrazione a causa del riscaldamento delle acque. Ma è tra la vita di Ransmayr stesso come scrittore e il contributo che Clara Somajni, nella sua rubrica Cultweb, offre a corredo di questa glaciale apertura del quotidiano economico, che mi inserisco io per perseguire i miei interessi nei confronti della parola parlata.
Intanto ho scoperto che Christoph Ransmay pubblica i suoi romanzi anche in forma di audiolibri letti direttamente da lui. Vi metto qui i riferimenti a Die Schrecken, pubblicati in sei CD dalla Deutsche Grammophon nel 2004 (con una recensione che ho trovato su Literaturhaus.at) e a un'altra versione audio di un libro di Ransmayr, Die fliegende Berg, pubblicato in Italia da Feltrinelli con il titolo La montagna volante (Ransmayr è amico personale dell'alpinista Reinhold Messner (qui una bella intervista allo scrittore che parla dei suoi viaggi con l'amico Reinhold in Tibet, Nepal, Cina).
Clara invece fornisce un paio di link a due iniziative che secondo me sono straordinarie. Spokenword.org è un portale Web da poco inaugurato da Conversations Network, una società no profit californiana che riunisce un gruppo di produttori multimediali e appassionati che hanno come obiettivo la creazione, la raccolta e la registrazione di materiali sonori (in particolare testi di lezioni, conferenze e dibattiti). Con Spokenword potete effettuare ricerche mirate su qualsiasi argomento e avrete la possibilità di accedere ai podcast e agli archivi audio con materiali bellissimi, raccolti in tutto il mondo da una rete di volontari. Ecco il manifesto dell'iniziativa:
Nel racconto si narra l'impresa poco conosciuta di una nave con equipaggio austroungarico e italiano e istriano, salpata da Tromso nel 1872 per raggiungere il polo nord geografico. La Admiral Tegetthoff nel giro di pochi giorni fu catturata dai ghiacci e per due lunghi inverni l'equipaggio lottò in condizioni che definire estreme è poco. La nave non fu mai liberata e gli esploratori non raggiunsero mai la loro meta, ma riuscirono a dare il nome all'arcipelago Franz Jospef Land, a est delle Svalbard. Sulla sfortunata spedizione di Julius von Payer e Carl Weyprecht c'è una ottima voce di Wikipedia tedesca e uno studio scaricabile grauitamente curato dal fotografo e ricercatore austriaco Andreas Pöschek.
Lo splendido inquadramento donatoci dalla Mazzucco offre al Sole lo spunto per una seconda pagina dedicata al problema dei ghiacci artici in forte contrazione a causa del riscaldamento delle acque. Ma è tra la vita di Ransmayr stesso come scrittore e il contributo che Clara Somajni, nella sua rubrica Cultweb, offre a corredo di questa glaciale apertura del quotidiano economico, che mi inserisco io per perseguire i miei interessi nei confronti della parola parlata.
Intanto ho scoperto che Christoph Ransmay pubblica i suoi romanzi anche in forma di audiolibri letti direttamente da lui. Vi metto qui i riferimenti a Die Schrecken, pubblicati in sei CD dalla Deutsche Grammophon nel 2004 (con una recensione che ho trovato su Literaturhaus.at) e a un'altra versione audio di un libro di Ransmayr, Die fliegende Berg, pubblicato in Italia da Feltrinelli con il titolo La montagna volante (Ransmayr è amico personale dell'alpinista Reinhold Messner (qui una bella intervista allo scrittore che parla dei suoi viaggi con l'amico Reinhold in Tibet, Nepal, Cina).
Clara invece fornisce un paio di link a due iniziative che secondo me sono straordinarie. Spokenword.org è un portale Web da poco inaugurato da Conversations Network, una società no profit californiana che riunisce un gruppo di produttori multimediali e appassionati che hanno come obiettivo la creazione, la raccolta e la registrazione di materiali sonori (in particolare testi di lezioni, conferenze e dibattiti). Con Spokenword potete effettuare ricerche mirate su qualsiasi argomento e avrete la possibilità di accedere ai podcast e agli archivi audio con materiali bellissimi, raccolti in tutto il mondo da una rete di volontari. Ecco il manifesto dell'iniziativa:
Every day scores of educational, inspirational and entertaining conference sessions, lectures, debates and other spoken-word presentations are lost. They simply evaporate because no one records them. Some of these presentations are by the greatest and most inspiring minds of our time, and many would be important to people in the far reaches of the planet, if only they could hear them.Ed ecco infine la recensione degli Orrori del ghiaccio e delle tenebre in versione audiolibro, per chi ha la fortuna di poter leggere e ascoltare il tedesco.
The Conversations Network helps people capture, produce, preserve, find and share recordings of spoken-word events in three ways:
SpokenWord.org is the best place on the web to find and share audio and video recordings of spoken-word events and programs. SpokenWord.org is a directory and search engine of programs published elsewhere on the Web and submitted to our database by people like you.
Curated Channels such as IT Conversations and Social Innovation Conversations produce and publish carefully selected conferences and unique interviews. Our part-time writers and audio engineers are located in every corner of the planet, and are led by a staff of senior producers and managers.
PodCorps.org is our grassroots army of volunteer audio and video stringers who record events and interviews worldwide. The Conversations Network operates an online service that matches events and television, radio and Internet producers with PodCorps.org stringers and supports our community.
The Conversations Network is a California nonprofit public benefit corporation
Die Schrecken des Eises und der Finsternis
Autorenlesung 6 CDs Gesamtspieldauer 6 3/4 Std. ISBN 3-8291-1389-7 Berlin: Deutsche Grammophon, 2004
In einem der Exkurse, die der damals dreißigjährige Christoph Ransmayr seinem 1984 erschienen Roman "Die Schrecken des Eises und der Finsternis" einfügte, wird ein fundamentales Prinzip unserer Erinnerungskultur beschrieben: "Wer auf einem Fischkutter rettungslos ins Eis gerät und ersäuft, verhungert oder erfriert, hat keinen Anspruch auf eine historische Notiz. (...) Wer seine Arbeit auf einem Fangschiff verrichtet, hat keinen Anspruch auf Ruhm. Aber den Expeditionen, und seien sie noch so erfolglos, ein Denkmal." Das kollektive Gedächtnis braucht Helden, doch es gibt genaue, quasi institutionalisierte Spielregeln, die entscheiden, wer als Held gelten darf. Auf den ersten Blick respektiert der Roman diese Regeln und dokumentiert minutiös eine der spektakulärsten "Heldentaten" der untergehenden Donaumonarchie: die 1872 begonnene, von Julius Payer und Carl Weyprecht kommandierte österreichisch-ungarische Nordpolexpedition, die im August 1873 einen unter Gletschern liegenden Archipel entdeckte und ihm nach alter Entdeckersitte den Namen des Kaisers gab - "Franz-Josefs-Land". Ransmayr wertet wie in einem klassischen Dokumentarroman alle verfügbaren Quellen zu dieser Expedition aus: Die Tagebücher der Teilnehmer, Auszüge aus ihren Personalakten, ja sogar die Zeichnungen Payers illustrieren den Bericht über die unbestreitbaren Leistungen und die damit verbundenen Leiden der Protagonisten, die vor Antritt ihrer Reise eine Erklärung unterzeichneten, in der sie auf jede Rettung im Falle ihres Scheiterns verzichteten. Das ist also das den Helden zustehende Denkmal, doch der Roman verlässt die dokumentarische Ebene und wiederholt beharrlich die bohrende Frage nach der Gerechtigkeit unseres Umganges mit grenzüberschreitendem Abenteurertum.
Was treibt Männer wie Payer und Weyprecht aus ihrer gesicherten Existenz in die im Titel angesprochenen "Schrecken"? Die Frage bleibt unbeantwortet, Ransmayrs Ich-Erzähler diskutiert sie an Hand einer in den dokumentarischen Roman eingefügten Figur aus dem Heute der Erzählung: Josef Mazzini ist seit seiner Kindheit von den großen Arktis-Entdeckern ebenso besessen wie von ihrem Scheitern. Die Rolle des Chronisten genügt ihm nicht, er muss in gewisser Weise die Erlebnisse der historischen Polarforscher in seinem Leben nachstellen und schließt sich einer norwegischen Nordpolexpedition an. Die Leiden der Payer und Weyprecht verdoppeln sich damit, nicht aber ihr Erfolg: Mazzini geht mit seinem Schlitten in Spitzbergen unwiderruflich verloren - ein Opfer, kein Held. So bekommt die Arktis metaphorischen Charakter und Ransmayrs Mischung aus Dokumentation und Fiktion bietet uns zwei verschiedene Optiken auf die Eiswüste an: eine historische und eine moderne, eine der "Sieger" und eine des "Verlierers". Die Mythen der polaren Wüsten sind mittlerweile zerstört, man hört dort Avantgarde-Jazz aus dem Walkman, doch der Entdecker als absurde und dennoch mythische Figur ist unsterblich und was den archetypischen Kern betrifft ist der Unterschied zwischen den beiden Bilderwelten gering.
Ransmayrs Roman hätte beinahe ein "österreichisches Schicksal" erlitten: von einem heimischen Verlag 1984 in einer Auflage von 4.000 Stück herausgebracht, waren trotz einer mehrseitigen, geradezu hymnischen Rezension von Hans Magnus Enzensberger im "Spiegel" nach fünf Jahren immer noch Exemplare der ersten Auflage lieferbar. Erst Ransmayrs internationaler Erfolg, der in der "Anderen Bibliothek" erschienene Ovid-Roman "Die Letzte Welt" und ein Verlagswechsel hat dem Erstling die gebührende Aufmerksamkeit gesichert und auch das hier zu besprechende Projekt ermöglicht: der Autor liest den kaum gekürzten Roman sozusagen in einem, fast sieben Stunden währenden Zug vor. Das ist - trotz der Popularität von Hörbüchern im allgemeinen und Autorenlesungen im besonderen - kein selbstverständliches Unterfangen, sondern es hat eine durchaus experimentelle Dimension. "Die Schrecken des Eises und der Finsternis" mit ihren zahlreichen Verschränkungen, Sprüngen zwischen Dokument und Fiktion, Wechseln von Zeit und Ort der Handlung sind keineswegs ein ideales Objekt für eine akustische Aufbereitung. "Easy listening" auf der Autobahn ist hier unmöglich, wer Ransmayr nicht genau zuhört, hat den Zusammenhang schnell verloren. Man sollte den Roman zumindest kennen, würdigen kann man die Leistung des Vortragenden wohl nur, wenn man ihn vor dem Anhören der CD wieder gelesen hat. Ransmayr verfügt über eine hohe Vortragskunst, doch setzt er seine Mittel sparsam ein, verzichtet auf Pathos und bleibt auch als Vorleser ratlos gegenüber den Geschehnissen, die er berichtet - "allein mit allen Möglichkeiten einer Geschichte, ein Chronist, dem der Trost des Endes fehlt."
Alfred Pfabigan 14. September 2004
4 commenti:
bellissimo l'argomento, paragonabile alla altrettanto affascinante avventura della Endurance di Shakleton rimasta intrappolata dai ghiacci antartici, cento e passa anni fa. non conosco i dettagli di questa spedizione ma quella della Endurance, a cui mi riferisco e' notevole per lo spirito d'iniziativa dei sopravvissuti che trascoresero mesi nella chiglia della nave intrappolata e, quando questa fu finalmente distrutta dai movimenti del ghiccio,ebbero la forza fisica e psicologica per tentare di raggiungere, a piedi, la costa riiuscendo, infine a farla franca. ottimi anche i riferimenti a Spoken Word un'organizzazione che non conoscevo e che esplorero' tra l'altro vivendo in california.
grazie
Marcello, grazie infinite per questo prezioso rimando. La PBS ha dedicato alla spedizione dell'Endurance questo documentario.
mi sono appassionato davvero molto all'argomento, e vi segnalo anche questo bellissimo libro: "nella terra della morte bianca" di Valerian Albanov
Grazie. Sul sito dell'editore Corbaccio potete trovare la scheda del titolo di Albanov segnalato da Alessandro. In essa si rimanda agli altri resoconti di estreme avventure artiche proposti da Fridtjof Nansen (il suo "Mai così al Nord" è in pubblicazione presso Carte scoperte), Robert Falcon Scott, Apsley Cherry-Garrard e Sir Ernest Shackleton. Qui invece trovate il link a una trasmissione di Con parole mie con l'intervista al direttore del Museo Polare di Fermo (intitolato all'esploratore forlivese Silvio Zavatti), Gianluca Frinchillucci.
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