Forse la payradio digitale satellitare italiana - un sogno che il gruppo Class Editori aveva già inseguito senza successo - sta ripartendo davvero. Ma questa volta le prospettive appaiono un po' più rosee, la strada meno in salita, perché il partner infrastrutturale del progetto non è più quell' outsider del tutto privo di trasparenza sulle sue origini finanziarie e i suoi obiettivi di mercato che era stato Worldspace. L'accordo di luglio, ribadito ieri in occasione dell'apertura del salone IBC di Amsterdam, vede Class in rapporti stretti con Solaris Mobile, joint venture paritaria tra due assoluti big del settore satellitare, la lussemburghese SES e l'europea Eutelsat.La sede della joint venture, che utilizza una parte di banda sul satellite W2A a 10 gradi Est e può occuapre 30 MHz nella porzione radiofonica della S-band nei 27 paesi EU, è a Dublino.
Ad Amsterdam ho incontrato il Ceo di Solaris Mobile, Steve Maine che mi ha spiegato come la sua società è in grado di offrire ai suoi clienti la banda satellitare ma anche - tramite opportune partnership - le frequenze terrestri necessarie per garantire una copertura seamless in tre segmenti applicativi: la radio digitale innanzitutto, le applicazioni industriali, il broadband in aree periferiche non coperte da altri servizi, la machine to machine communication. Quella rivolta ai provider radiofonici interessati alle opportunità satellitari è un'offerta solida, pensata con una mentalità continentale, con in testa il successo di pubblico che la radio satellitare ha avuto negli Stati Uniti. Solaris vuole provarci anche in Europa.
«Il primo cliente importante - afferma Maine, è Class Editori. L'idea è offrire un bouquet di 50 programmi radiofonici utilizzando la nostra capacità satellitare e le infrastrutture di gap filling terrestri che siamo in grado di realizzare grazie ai nostri partner. In Italia è già stato fatto un accordo - speriamo di poterlo presto annunciare ufficialmente - con un primo fornitore rivolto alla creazione della rete terrestre che supporterà la fase di testing prevista già a ottobre nella città di Milano. Il servizio potrebbe essere essere esteso ad altre aree italiane a partire dal secondo semestre 2012.»
Solaris Mobile sta anche lavorando sulle tecnologie per la ricezione. Uno dei primi dispositivi abilitato alla ricezione della radio satellitare a standard DVB-SH dovrebbe essere un gateway tascabile realizzato da Elektrobit. Sarà dotato di antenna integrata per la ricezione dei segnali ripetuti a terra dai gap filler e di ingresso per antenna satellitare per le applicazioni mobili. Il segnale ricevuto viene "restituito" sottoforma di stream Wi-Fi verso smartphone e dispositivi similari. Altri gateway più evoluti vengono sviluppati da Quantum per la ricezione veicolare, sia a bordo di singole autovetture sia per veicoli collettivi come treni e pullman. La tecnologia core alla base dei sistemi di ricezione è un chipset realizzato da DiBCom, DIB29098.
Ad Amsterdam Solaris Mobile ha annunciato la disponibilità una demo basata su una tecnologia di emulazione di applicazioni interattive sviluppata dal GMIT, il Galway-Mayo Institute of Technology. Non sono purtroppo in grado di riferire nulla su questa piattaforma.
Sempre a livello dimostrativo, conclude Maine, Solaris Mobile ha messo a punto una vera e propria piattaforma di radio digitale su scala continentale ricevibile via satellite e aperta ai contributi degli editori. «La piattaforma si chiama EurRadio e può ospitare nel complesso una trentina di canali radiofonici. Già due editori tedeschi, Hit Radio FFH e Planet Radio hanno manifestato il loro interesse e un terzo canale offrirà servizi DVB-H. Chiaramente cerchiamo opportunità anche nelle nazioni che non hanno, come il Regno Unito, una infrastruttura di radio digitale DAB già consolidata.»
Quali possono essere le aspettative concrete di successo del servizio su scala italiana e continentale? Un progetto come quello annunciato da Class Editori ha come sottolineavo il vantaggio di una partnership molto robusta. Tra SES e Eutelsat stiamo parlando di operatori che nel complesso distribuiscono oltre 8.500 canali radiotelevisivi praticamente in tutto il mondo. Gli aspetti più strettamente editoriali e commerciali, ma soprattutto la concreta disponibilità di terminali utente non sono però marginali. Spero di poterli approfondire già a partire dai prossimi giorni. Personalmente ho qualche riserva sulla scelta di utilizzare uno standard come il DVB-SH, nato come dice l'acronimo in un contesto che ancora pensava che ci sarebbe stato un mercato fiorente per i contenuti televisivi trasmessi, via terrestre o satellitare, verso ricevitori palmari. Oggi che l'idea della tv da tasca con il DVB-H si è molto ridimensionata, mi chiedo se per la radiofonia abbia senso utilizzare un sistema così poco snello (siamo davanti a un confronto simile a quello tra DAB+ e DMB-T). Le mie perplessità diventano ancora più marcate se penso che proprio all'IBC 2011 è stato annunciato il sistema DVB-T2Lite, sviluppato guarda caso dopo che erano state abbandonate le iniziative per una ulteriore generazione del DVB-H. Va anche detto che la linea di evoluzione degli standard è molto più rapida del normale ciclo di vita industriale e commerciale di una idea come la radio numerica satellitare: se uno vuole proprio evitare ogni rischio di obsolescenza la ricetta migliore è l'immobilisimo.
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