L'andamento in borsa non è neanche lontanamente paragonabile a quello di Apple o Google (anzi secondo Cameron Kaine di Seeking Alpha il business di Pandora è destinato a un sicuro fallimento), ma la piattaforma per emittenti via Internet Pandora continua a dettare le regole del cambiamento per quanto riguarda la "ridefinizione" della radiofonia, soprattutto in campo musicale. L'altro giorno, in occasione della Citi Tech Conference organizzata a New York dal gruppo bancario Citi, il CEO Joe Kennedy ha annunciato che l'industria radiofonica è arrivata a un "punto di svolta", avendo imboccato un percorso che la porterà inevitabilmente verso la distribuzione dei contenuti su reti IP. Potete accedere all'audio della presentazione di Taylor andando su questo indirizzo e registrandovi con nome, cognome e mail.
Leggevo sull'ultimo numero della rivista EBU, Tech-i (qui il link al numero 9) un interessantissimo articolo di Matthew Trustram in cui vengono confrontati i costi di trasmissione per una emittente terrestre convenzionale e una radio su Web. Il protocollo IP resta una alternativa molto conveniente per una emittente ultra-specializzata o ultra-locale, scrive Trustram, ma una emittente generalista e rivolta a un pubblico molto ampio anche sul piano geografico non può che sposare il modello broadcast: la singola antenna che serve tutti.
Tutto vero. Il problema è che il successo di Pandora comincia a mio parere a mettere in dubbio proprio il modello di emittente generalista e a vocazione nazionale. Anche alla luce di quello che sta succedendo in casa nostra con il fallimento di Audiradio, la scomparsa di informazioni attendibili sull'audience e il conseguente crollo degli incassi pubblicitari delle emittenti commerciali (-9% nel primo semestre 2011 sul 2010 secondo Nielsen), ci deve spingere a riflettere molto sul ruolo che oggi hanno i cosiddetti network radiofonici nazionali. Che tra l'altro non possono certo contare su infrastrutture a costo zero. Con questo non voglio dire che il modello broadcast terrestre radiofonico sia al tramonto, al contrario. L'idea però che il modello alternativo all-IP sia qualcosa di conveniente solo per le nicchie di ascolto, va secondo me rivista, soprattutto nei progetti degli editori commerciali. E' il momento di farli adesso questi discorsi, perché adesso stiamo iniziando il percorso verso le infrastrutture telefoniche e mobile Internet basate su tecnologie 4G e la distribuzione di contenuti audio deve giocare un ruolo importante nella futura economia dei servizi (sempre che il mondo non vada in bancarotta prima).
Una risposta immediata alla sfida lanciata da Kennedy di Pandora viene dal concorrente Clear Channel (forte soprattutto nella radio terrestre) che sta per annunciare a Las Vegas le novità della sua piattaforma Internet iHeart Radio. Anche iHeart Radio, che oggi consente di accedere ai flussi delle stazioni Clear Channel, avrà i suoi canali musicali personalizzabili grazie all'adozione della tecnologia sviluppata da The Echo Nest, una startup co-fondata da un gruppo di laureati del MIT di Boston per offrire esclusivi servizi di "musical intelligence". Andatevi a leggere Evolver.fm, il sito sulle applicazioni musicali creato da Eliot Van Buskirk, che siede nel board della società, per avere un'idea di tutto quello che si sta muovendo a livello di software, applicazioni, database, nelle fabbriche della musica online.
In pratica The Echo Nest è in grado di estrarre da Internet le informazioni relative al comportamento di milioni di appassionati consumatori di musica digitale. Un database di 5 miliardi di record su 30 milioni di brani, scrive Allaccess.com:
It looks like CLEAR CHANNEL RADIO is ready to compete against PANDORA on its own turf, as the company has entered into a deal with musical intelligence data system THE ECHO NEST so it can be used to enable users of iHEARTRADIO to listen to and build custom radio stations. THE ECHO NEST platform maintains over 5 billion data points on over 30 million songs, including understanding of artist connections, song similarity, mood, style and detailed acoustic attributes (tempo, energy, danceability, time signature, key) to offer users a fully personalized radio feature."Our collaboration with CLEAR CHANNEL brings the most advanced music intelligence platform to iHEARTRADIO, enabling its fans to customize their listening experience," THE ECHO NEST CEO JIM LUCCHESE said. "We're excited to work with CLEAR CHANNEL to put this level of music understanding in the hands of so many music fans.""Adding THE ECHO NEST's data to iHEARTRADIO's programming logic enables us to offer our consumers a rich, rewarding experience that scales with our massive library of over 11 million songs," said EVAN SCHWARTZ, who's heading up iHEARTRADIO.
The Echo Nest è già in partnership con la BBC di Londra per un nuovo, esclusivo servizio che l'emittente pubblica britannica ha inaugurato poco fa in versione alpha. BBC Music Showcase è una finestra di anteprima in cui vengono classificati automaticamente tutti gli eventi e i brani musicali trasmessi dai canali radiotelevisivi dell'emittente. Non ci sono solo canzoni ma anche recensioni, segnalazioni, post pubblicati sui blog musicali. Insomma, una vera antologia omnicomprensiva che si autoalimenta con i flussi musicali che incrociano le frequenze e i canali digitali dell'emittente. Capirete che un prodotto del genere - difficile, da intenditori - non potrebbe essere concepito nel contesto di una stazione radio broadcast. Il punto è se tutti questi vantaggi tecnologici, l'interattività, la personalizzazione, possono davvero trasportarci verso un futuro di radiofonia esclusivamente Internet. La cosa non avverrà dall'oggi al domani, c'è fin troppo ottimismo sui potenziali dell'interattività (molto spesso il pubblico vuole a tutti i costi essere pigro). Ma nessuno può fingere che il futuro non sia anche o soprattutto questo.
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