30 settembre 2011

Gli scettici del CICAP indagano sulla faccia nascosta di Torre Bert

Pochi giorni fa stavo compulsando il blog di inchiesta del CICAP, il partito degli scettici italiani, Queryonline, per farmi un'idea sul quanto mai controverso reattore a fusione fredda Rossi-Focardi. Ma il solito, informatissimo Chris Diemoz (che deve aver scoperto un metodo scientifico infallibile per rinunciare al sonno), mi riporta sulle pagine di Queryonline per leggere di altri due personaggi, questa volta al centro di una storia profondamente intrecciata con quella dell'hobby della radiofonia. Una storia di cui mi sono occupato più volte ma che anche a mezzo secolo di distanza non smette di farmi riflettere non tanto sul fascino del sunnominato hobby bensì sui ben più profondi concetti di verità e dimostrazione.
Con l'indagine di Luca Boschini (tra l'altro uno degli esperti dello splendido sito divulgativo Vialattea) intitolata "Un OOPArt (quasi) autentico", il CICAP ritorna sul caso dei fratelli torinesi Judica-Cordiglia e delle loro intercettazioni spaziali negli anni intorno alla prima fase di sperimentazione orbitale inaugurata con lo Sputnik. Nei primi anni 60, dalla loro postazione di ricezione sulle colline torinesi, a Torre Bert, Achille e Gian Battista Judica-Cordiglia ebbero un notevole successo mediatico con il racconto delle loro attività di radioamatori sintonizzati, con mezzi più o meno sofisticati, sulle frequenze utilizzate dalle sonde orbitali sovietiche e americane. Due loro annunci suscitarono però molte polemiche. Il primo e più clamoroso era l'ipotesi - ricavata dal presunto ascolto di messaggi dallo spazio - relativa alla morte di numerosi cosmonauti russi protagonisti di voli orbitali sperimentali falliti. Questa ipotesi, per quanto suggestiva e angosciante, fu ufficialmente smentita dai sovietici e ricevette critiche estremamente fondate dagli esperti di allora, in particolare da Sven Grahn, uno svedese appassionato di monitoraggio spaziale.
L'altro annuncio fu una altrettanto presunta ricezione di immagini della superficie lunare trasmesse dalla sonda Luna 4, la missione russa che nel 1963 dopo Luna 3 (1959) avrebbe dovuto orbitare intorno al nostro satellite naturale. Questa seconda affermazione, avvenuta in presenza della stampa dell'epoca, costò a uno dei due - l'unico ad averla peraltro - la licenza radioamatoriale con l'accusa di falso. Come venne infatti successivamente stabilito a bordo di Luna 4 non c'erano le rudimentali attrezzature di ripresa televisiva che da Luna 3 avevano trasmesso davvero le prime immagini della faccia nascosta del satellite. I fratelli si erano preparati per monitorare il nuovo lancio dopo il clamore suscitato quattro anni prima da quelle straordinarie osservazioni, comunicate solo a missione terminata. Ma come sembrano stabilire senza possibilità di smentita le controinchieste svolte dall'Associazione dei radioamatori italiana all'epoca fino a quella attualissima di Queryonline, dopo aver coinvolto i giornalisti i due Judica-Cordiglia si erano per così dire cautelati in modo da poter dar loro in pasto delle immagini anche qualora la ricezione non fosse andata a buon fine. Peccato che non avrebbero mai potuto andare a buon fine: la sonda non trasmise alcuna immagine visto che non era neppure attrezzata per farlo. A mezzo secolo di distanza non credo sia possibile fare più di quanto leccellente lavoro di Boschini ha stabilito.
I Cordiglia hanno chiaramente hanno captato, come allora fecero molti altri dilettanti, molte voci dallo spazio. I vecchi radioappassionati sanno quanto fosse facile ascoltare mezzo secolo fa le frequenze utilizzate dalle prime sonde, quando interferenze e rumori elettrici erano minimi. E' probabile che le loro illazioni sulla morte di una dozzina di astronauti siano più verosimili che veritiere e le "prove" fornite in anni recenti con la pubblicazione di due volumi per Minerva Medica (l'esaurito Dossier Sputnik e il successivo "Banditi dello spazio - Dossier Sputnik 2") mi sono personalmente sembrate - almeno su Dossier Sputnik, l'unico che abbia letto - troppo labili e autoreferenziali per essere convincenti. Gli unici che possano a distanza di tanto tempo chiarire tutta la questione, presentando prove davvero solide o smentendo quella parte di interpretazioni apparse ad altri a dir poco forzate, sono i due fratelli. Ma non penso che desiderino farlo, anche se questo contribuirebbe a togliere alcune macchie sensazionalistiche a una storia di grande passione tecnica, radiofonica, giornalistica, piena di straordinari risultati.

2 commenti:

marco barsotti ha detto...

scusa l OT ma devi assolutamente leggere questo: http://www.wired.com/magazine/2011/09/ff_uvb76/

Andrea Lawendel ha detto...

No, hai fatto benissimo, grazie. Fare adesso un riassunto sarebbe complicato, ma la lista di discussione UDXF, dedicata al monitoraggio di segnali non broadcast civili, militari e diplomatici, ha reagito alla pubblicazione dell'articolo di Wired citato da Marco con commenti e critiche molto interessanti.