Avete mai visto una pianta di pistacchi? In Italia per vederne un albero - è davvero strano, non somiglia a nessuna altra pianta - si deve scendere in Sicilia orientale e girare intorno all'Etna fino ad arrivare a Bronte. Ero arrivato da quelle parti casualmente, tre o quattro estati fa vagabondando per riguadagnare, da lì a pochi giorni, la nave per Genova. Eravamo andati a trovare un amico caro in terra iblea e nessuno di noi era mai salito sul vulcano. L'idea era di fermarsi un paio di notti a cavallo del Ferragosto e dopo aver telefonato a qualche agriturismo ci avevano risposto che sì, un posto ce l'avevano anche, ma un po' di fortuna, in una sorta di sede distaccata, da poco ristrutturata, di una bella azienda agricola non lontana da Randazzo, che poi è breve distanza da Bronte. La dependence si era rivelata essere una casa colonica eretta su un basamento lavico in un paesaggio che definire bello è ampiamente riduttivo. Da lì partimmo poi per riprendere l'autostrada che ci riportasse a Palermo e attraversammo, senza purtroppo fermarci nel centro storico di Bronte, la campagna dei pistacchi.
Di solito quando si sente citare il nome di quella località non si pensa alle verdi arachidi. Forse l'accostamento più diretto è quello tra Bronte e i fatti legati alla spedizione garibaldina, a una violenta rivolta antiborbonica che proprio i "liberatori" della Sicilia dai Borboni sedarono con una condanna alla fucilazione di presunti capi che poi si rivelarono del tutto estranei. Da quando sono stato da quelle parti a me viene subito in mente la secolare lava di Randazzo.
Ed è l'immagine che mi è venuta in mente quando ho letto, sul forum della RAI che ogni tanto frequento, quello sulle notizie e lo scambio relativi ai podcast e ai programmi radiofonici degni di nota, il messaggio dell'amica Mariu, una delle anime di quello spazio illuminato dalla rara predisposizione alla cortesia e alla cultura, radiofonica e non solo. Questa volta Mariu segnalava - non limitandosi a questo per la verità: il sonoro è stato registrato, editato e messo a disposizione di tutti su Internet - un programma diffuso in questi giorni da Raitalia Radio, il canale radiofonico di RAI International, nello spazio Racconto Italiano, che poi è una delle produzioni che compongono la quotidiana rubrica Taccuino Italiano. L'"originale radiofonico" è una docu-fiction o meglio una ricostruzione storica drammatizzata da Fabio Capicelatro, intitolata appunto Da Bronte a Milano e articolata in dieci puntate con la narrazione, storicamente molto accurata, degli episodi tra i più controversi del nostro passato post-risorgimentale. Naturalmente vi invito a cogliere la rara opportunità offerta da Mariu con il suo generoso e paziente lavoro di raccolta scaricando la raccolta completa (trovate i link seguendo il rimando al post sul forum de I nostri podcast.
Senza questo lavoro, piccole gemme come questa andrebbero completamente perdute. Il sito Web di RAI International è l'unica risorsa possibile per l'ascolto, in Italia, di programmi come Racconto Italiano, che pure vanta produzioni di assoluta eccellenza che non trovano, chissà perché, spazio sui canali radiofonici nazionali. Come si sa la RAI ha abolito le onde corte. Il ricco palinsesto di Raitalia Radio viene ritrasmesso nel mondo solo attraverso i satelliti a loro volta ripresi da un certo numero di stazioni radio estere in onde medie e FM che offrono una selezione di programmi a beneficio dei nostri connazionali nel mondo (non pochi, e non poco colti, considerando che dall'Italia ormai emigrano soprattutto fior di cervelli). Una parte dell'offerta, il Notturno Italiano, lo si può ascoltare di notte, in onde medie anche qui in Italia e attraverso le frequenze di Radio 1.
Diciamocela tutta: satelliti e Internet rappresentano un medium efficiente e probabilmente utile per raggiungere un pubblico che si presume benestante e motivato. Ma il sospetto è che tutte queste ore di produzione (Da Bronte a Milano dura un totale di dieci puntate di circa 20 minuti l'una, tre ore e mezza o più di ottima radio) finiscando per cadere, come dire, nel vuoto. Il sito oltretutto non prevede la possibilità di sottoscrivere alcun feed di podcasting: il mediacenter di RAI International consente di ascoltare le trasmissioni live o di collegarsi, ogni giorno, all'archivio relativo all'intero palinsesto per quella giornata. Se esiste un archivio più esteso e statico, io non sono ancora riuscito a trovarlo. Certo, certo, ci sono sempre di mezzo le questioni sui diritti, ma devo ancora capire in che senso la non disponibilità dei podcast e di un archivio degno di tale nome riesca a tutelare gli investimenti della RAI nella produzione di questi programmi. Mentre scrivo sto ascoltando la puntata di oggi, 8 dicembre, di Racconto Italiano. Questa volta è il turno della drammatizzazione di un racconto fantastico del raffinato scrittore ottocentesco Luigi Gualdo, milanese di nascita e francese d'adozione, romanziere e narratore bilingue. Un altro esempio di che cosa voglia dire fare radio di qualità, distillare contenuti che, oltretutto, avrebbero uno straordinario valore educativo (se penso allo strazio di certe "lezioni" al liceo, quando l'insegnante non era all'altezza del suo ruolo, o più semplicemente in giornata storta, mi convinco che venti minuti di radio così sarebbero stati molto più fruttuosi).
Posso scommettere che Mariu sta raccogliendo anche questa "Canzone di Weber", che presto potremo contare sul suo link a una cartella di file mp3 (e il bello è che in linea di principio uno rischia anche dei guai per una cosa così). Ma il punto è che questi piccoli tesori sembrano concepiti - da un mente un po' perversa devo dire - per restare completamente nascosti ai più. Soprattutto alle orecchie di contribuenti che ci hanno messo qualche soldino e che forse non si entusiasmano per le opprimenti idiozie che scaturiscono dagli altoparlanti della radio, quando la accendono. Nell'etere italiano non c'è posto per questi contenuti. Internet, che potrebbe svolgere una straordinaria funzione di archivio, sa diventare all'occorrenza un ironico agente di clandestinità e oblio. Provate ad andare sul portale Web di Radio RAI, scoprirete il bannerino di RAI International solo in fondo alla pagina, in mezzo a tanti altri. Chissà quanti avranno la curiosità di arrivarci.
La puntata della Canzone di Weber è finita con questo post e manco a dirlo Racconto Italiano si congeda con la Guerra di Piero di De André (a proposito, non perdetevi mercoledì sera 10 dicembre la serata speciale sulle sue canzoni da Radio Popolare, sperando che ci sia la diretta dall'evento organizzato al Teatro Dal Verme di Milano). Mi sa che non è Piero ma la buona radio a dormire sepolta in un campo di grano...
Di solito quando si sente citare il nome di quella località non si pensa alle verdi arachidi. Forse l'accostamento più diretto è quello tra Bronte e i fatti legati alla spedizione garibaldina, a una violenta rivolta antiborbonica che proprio i "liberatori" della Sicilia dai Borboni sedarono con una condanna alla fucilazione di presunti capi che poi si rivelarono del tutto estranei. Da quando sono stato da quelle parti a me viene subito in mente la secolare lava di Randazzo.
Ed è l'immagine che mi è venuta in mente quando ho letto, sul forum della RAI che ogni tanto frequento, quello sulle notizie e lo scambio relativi ai podcast e ai programmi radiofonici degni di nota, il messaggio dell'amica Mariu, una delle anime di quello spazio illuminato dalla rara predisposizione alla cortesia e alla cultura, radiofonica e non solo. Questa volta Mariu segnalava - non limitandosi a questo per la verità: il sonoro è stato registrato, editato e messo a disposizione di tutti su Internet - un programma diffuso in questi giorni da Raitalia Radio, il canale radiofonico di RAI International, nello spazio Racconto Italiano, che poi è una delle produzioni che compongono la quotidiana rubrica Taccuino Italiano. L'"originale radiofonico" è una docu-fiction o meglio una ricostruzione storica drammatizzata da Fabio Capicelatro, intitolata appunto Da Bronte a Milano e articolata in dieci puntate con la narrazione, storicamente molto accurata, degli episodi tra i più controversi del nostro passato post-risorgimentale. Naturalmente vi invito a cogliere la rara opportunità offerta da Mariu con il suo generoso e paziente lavoro di raccolta scaricando la raccolta completa (trovate i link seguendo il rimando al post sul forum de I nostri podcast.
Senza questo lavoro, piccole gemme come questa andrebbero completamente perdute. Il sito Web di RAI International è l'unica risorsa possibile per l'ascolto, in Italia, di programmi come Racconto Italiano, che pure vanta produzioni di assoluta eccellenza che non trovano, chissà perché, spazio sui canali radiofonici nazionali. Come si sa la RAI ha abolito le onde corte. Il ricco palinsesto di Raitalia Radio viene ritrasmesso nel mondo solo attraverso i satelliti a loro volta ripresi da un certo numero di stazioni radio estere in onde medie e FM che offrono una selezione di programmi a beneficio dei nostri connazionali nel mondo (non pochi, e non poco colti, considerando che dall'Italia ormai emigrano soprattutto fior di cervelli). Una parte dell'offerta, il Notturno Italiano, lo si può ascoltare di notte, in onde medie anche qui in Italia e attraverso le frequenze di Radio 1.
Diciamocela tutta: satelliti e Internet rappresentano un medium efficiente e probabilmente utile per raggiungere un pubblico che si presume benestante e motivato. Ma il sospetto è che tutte queste ore di produzione (Da Bronte a Milano dura un totale di dieci puntate di circa 20 minuti l'una, tre ore e mezza o più di ottima radio) finiscando per cadere, come dire, nel vuoto. Il sito oltretutto non prevede la possibilità di sottoscrivere alcun feed di podcasting: il mediacenter di RAI International consente di ascoltare le trasmissioni live o di collegarsi, ogni giorno, all'archivio relativo all'intero palinsesto per quella giornata. Se esiste un archivio più esteso e statico, io non sono ancora riuscito a trovarlo. Certo, certo, ci sono sempre di mezzo le questioni sui diritti, ma devo ancora capire in che senso la non disponibilità dei podcast e di un archivio degno di tale nome riesca a tutelare gli investimenti della RAI nella produzione di questi programmi. Mentre scrivo sto ascoltando la puntata di oggi, 8 dicembre, di Racconto Italiano. Questa volta è il turno della drammatizzazione di un racconto fantastico del raffinato scrittore ottocentesco Luigi Gualdo, milanese di nascita e francese d'adozione, romanziere e narratore bilingue. Un altro esempio di che cosa voglia dire fare radio di qualità, distillare contenuti che, oltretutto, avrebbero uno straordinario valore educativo (se penso allo strazio di certe "lezioni" al liceo, quando l'insegnante non era all'altezza del suo ruolo, o più semplicemente in giornata storta, mi convinco che venti minuti di radio così sarebbero stati molto più fruttuosi).
Posso scommettere che Mariu sta raccogliendo anche questa "Canzone di Weber", che presto potremo contare sul suo link a una cartella di file mp3 (e il bello è che in linea di principio uno rischia anche dei guai per una cosa così). Ma il punto è che questi piccoli tesori sembrano concepiti - da un mente un po' perversa devo dire - per restare completamente nascosti ai più. Soprattutto alle orecchie di contribuenti che ci hanno messo qualche soldino e che forse non si entusiasmano per le opprimenti idiozie che scaturiscono dagli altoparlanti della radio, quando la accendono. Nell'etere italiano non c'è posto per questi contenuti. Internet, che potrebbe svolgere una straordinaria funzione di archivio, sa diventare all'occorrenza un ironico agente di clandestinità e oblio. Provate ad andare sul portale Web di Radio RAI, scoprirete il bannerino di RAI International solo in fondo alla pagina, in mezzo a tanti altri. Chissà quanti avranno la curiosità di arrivarci.
La puntata della Canzone di Weber è finita con questo post e manco a dirlo Racconto Italiano si congeda con la Guerra di Piero di De André (a proposito, non perdetevi mercoledì sera 10 dicembre la serata speciale sulle sue canzoni da Radio Popolare, sperando che ci sia la diretta dall'evento organizzato al Teatro Dal Verme di Milano). Mi sa che non è Piero ma la buona radio a dormire sepolta in un campo di grano...
2 commenti:
Grazie Andrea per la tua squisita cortesia.
La ricerca delle cose poco appariscenti spesso riserva sorprese come questa, e considero una grande fortuna poterle regalare a tutti.
Le tue parole di apprezzamento mi incoraggiano a proseguire su questo sentiero spesso solitario.
A presto, con "La canzone di Weber"
Mantengo la promessa:
La canzone di Weber di Luigi Gualdo
Forse un po' ridondante, ma sempre piu' apprezzabile dei loop narrativi che mettono a dura prova il nostro desiderio di geniali e gustose originalità.
(Che pretesa, eh?)
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