06 dicembre 2008

Il nostalgico podcast di DJ Prisma

Gli anni settanta, per me, hanno un inizio e una fine molto precisi. E' tutto cominciato che andavo ancora alle elementari, un buio pomeriggio di dicembre, in in una banca di una piazza di Milano, a due passi dall'abside del Duomo. Ero a casa a quell'ora e ricordo ancora il telegiornale che nel suo bianco e nero perfettamente adatto alla situazione parlava di tanti morti, di un cratere aperto nell'atrio di un grande edificio del centro dove i coltivatori delle provincia di Milano andavano a depositare i loro pochi, sudatissimi soldi. Ed è tutto finito, un assolato mattino d'agosto, nell'affollata stazione di Bologna. Io ero sulla spiaggia di Rimini e sì, lo avete indovinato, stavo ascoltando la radio in FM. E ricordo perfettamente il primo notiziario di mezzogiorno che raccontava di una forte esplosione, dovuta molto probabilmente allo scoppio di una caldaia, di una conduttura del gas. Ero passato da pochissimi giorni da quella stazione e tempo dopo un caro amico bolognese - un amico che non c'è più - mi raccontò che Gloria, la sua fidanzata, ci era passata poche ore prima.
I settanta sono stati gli anni della nostra formazione (la mia maturità risale al 1978) e molti di noi ricordano, tra le prime cose, quella violenza strana, così premeditata, così sotterranea e allo stesso tempo così oscenamente esplicita, quei fatti e quelle vittime che in molti casi non hanno mai trovato una ragione, un mandante, un esecutore. La geografia di molte città, Milano in particolare, non era connotata solo dai monumenti storici, dai teatri, dai luoghi di aggregazione. Ancora oggi, a distanza di 35 anni e più, se passo da via Cimarosa scruto tra le macchine parcheggiate il punto in cui venne freddato il commissario Calabresi. Se vado a visitare una vecchia amica di liceo in via Solari attraverso con un certo disagio l'incrocio con via Salaino, a pochi metri da dove cadde riverso Walter Tobagi.
Scusate per queste note così cupe, forse è anche colpa dello strazio che mi investe mentre ascolto l'edizione speciale di Ballarò sul primo anniversario del forno crematorio della Thyssen. La disperazione delle vittime operaie di una realtà industriale che negli anni settanta ci si illudeva di poter cambiare. Di poter migliorare. Ma in realtà è qualche giorno che rifletto sugli anni della mia formazione. Da quando l'amico Bak mi ha inviato un aggiornamento relativo ai podcast della sua Radio Pazza, un blog che seguo con reverente rispetto per l'esoterica maestria con cui i due animatori, Bak e Grex, assemblano le loro compilation di brani. Canzoni e musicisti quasi sempre a me sconosciuti, i segni di una contemporaneità troppo variegata e complessa per poterla abbracciare tutta.
Questa volta Radio Pazza ospita una voce diversa, quella di una giovane (almeno a giudicare dalla voce) blogger romana, Mus-Eum. Il suo canale su RadioPazza, "Radio Prisma", non si occupa di contemporaneità ma delle stesse canzoni che risuonavano nei miei anni di liceo. "Settanta mi dà tanto" s'intitola questa compilation, chiusa da quel piccolo gioiello di Claudio Lolli ripreso oggi, rispettosamente, ma in chiave assai meno suggestiva, dal famoso cantante Luca Carboni. Ho ascoltato con estrema nostalgia i brani raccolti da Mus-Eum, alias DJ Prisma. Mi hanno commosso la sua pacata freschezza, la timidezza (così incongrua in un'epoca come questa) di lei che confessa l'emozione di questo primo podcast ("sentirete la mia voce ma il volto proprio non lo vedrete mai"). Mus-Eum dice di non sapere bene perché, ma quelle canzoni di trent'anni prima - sospetto di prima che lei nascesse - esercitano su di lei una forza particolare. E forse è comprensibile, anche a noi, così frastornati dall'agitazione di quegli anni, quelle canzoni suonavano inebrianti, insuperabili, una delle poche cose da salvare di un decennio di grandi frustrazioni. Insieme forse (ma è difficile dire se non fosse piuttosto merito dei nostri diciottanni) alla dolce illusione di una promessa di libertà. Grazie, Mus-Eum. Riesci a tenerla ancora accesa, quella illusione.

8 commenti:

Prisma ha detto...

Scopro per caso queste tue parole... e, credimi, ne sono davvero commossa. Quello che hai scritto esprime esattamente tutto ciò che volevo comunicare con il mio piccolo esperimento radiofonico...
Eh sì, hai colto nel segno! Non ero ancora nata, quando il sogno di cambiare il mondo esplose negli anni settanta in tutta la sua utopica, appassionante, disperata tragicità...

Grazie.
Di cuore.

Anonimo ha detto...

Andrea, se non siamo coetanei lo siamo di poco. La mia maturità (al "Feltrinelli" di Milano, frequentato proprio negli anni della contestazione) nel '75. Ma devo ammettere, allora ero ancora assai poco "rivoluzionario" mentre solo dopo, e in modo un po' più soft, ne abbracciai alcune delle istanze, e da altri "canali" se si posson dire, quelli che dalla Chiesa cattolica di quei tempi sembravano far risuonare ugualmente i desideri di giustizia e solidarietà globale che ahimé adesso vengono così distorti (e... Tettamanzi "cattocomunista"? Menomale invece che c'è qualcuno con idee diverse dalla preponderante chiusura ai valori di solidarietà globale di cui sopra!).
P.S. Proprio in quegli anni - e non è un caso - nacquero le prime radio libere, e anche la mia, quella di cui ti accennai al nostro incontro a Firenze... ma questa è un'altra storia :-)

Anonimo ha detto...

P.S. per Andrea (visto che moderi e quindi il mio post precedente nn è ancora pubblicato).
Accennavo alla "radio libera" e qui trovi il mio articoletto su casamia.org:

http://www.casamia.org/?p=29

(eventualmente mettilo come link nel mio post di prima, dove appunto ne faccio cenno).
Ciao. Oggi è Sant'Ambroeus :-)

Andrea Lawendel ha detto...

E già, Feltrinelli era sinonimo di contestazione in quella Milano. Le cose, in quegli anni, funzionavano in modo talmente anomalo che dagli ITIS come quello uscivano futuri iscritti a Filosofia (ed erano anche più bravi di noi "classici").
Sì, le radio libere (chi userebbe più quell'espressione, oggi?), quelle cantate da Eugenio Finardi guarda caso nello stesso anno in cui Lolli celebrava gli zingari ubriachi di luna, vendetta e guerra in Piazza Maggiore (eh, Piazza Maggiore...), erano tra i segni più appariscenti di quei cambiamenti e per certi versi la loro commercializzazione un po' selvaggia à diventata il segno sconfortante di quella che alcuni classificano tra le involuzioni. In realtà le classifiche sussistono solo nei nostri occhi e, temo, nella nostra incipiente senilità. I tempi - loro - si limitano a scorrere.
E nel loro flusso spunteranno sempre fragili e insopprimibili meraviglie, le tracce delle affinità che ci risuonano dentro. Come quelle che la radio di DJ Prisma ci ha regalato.

pilviman ha detto...

Ciao non riesco ad abbonarmi ai podcast di radio pazza..mi dai una mano? Hai un feed o oltro? Su iTunes non trovo nulla...

Andrea Lawendel ha detto...

Avrai certamente visto, Pilviman, che Radio Pazza adesso è anche sulla directory di Gunp! la nuova directory dei podcast italiani. Il link diretto per la sottoscrizione da iTunes è questo. Buon ascolto.

Radio Pazza ha detto...

Hey, siamo onorati di ricevere tanti complimenti e soprattutto di avere DJ PRISMA nel nostro organico.
Speriamo ci seguiate in tanti, la frontiera su internet è ancora da abbattere, il segreto è NO-COST.
@Andrea: Magari la prossima volta che scrivi di noi avvisaci così commentiamo prima, ci credi che siamo capitati su questo post per caso? hehheeh
ciao

BAK & GREX

Andrea Lawendel ha detto...

Complimenti meritati. Il caso è sempre il suggeritore più coerente, ragazzi.