Sono solo le interferenze sulle comunicazioni radio con gli aerei che atterrano al Ben Gurion il motivo che spinge le autorità israeliane alla "tolleranza zero" nei confronti delle numerose stazioni radio non autorizzate sparse per la piccola Israele? Secondo fonti giornalistiche israeliane solo nel 2006 sono stati messi i sigilli a 130 impianti. Ad altri 50 nei primi sei mesi del 2007. E pochi giorni fa, all'inizio di settembre è stato addirittura messo in galera Shmuel Ben-Atar, "titolare" di Kol Ha'emet (Voce della verità). Il Yedioth Ahronot riferisce che il giudice avrebbe addirittura rifiutato di concedere a Ben-Atar, personalità mediatica della comunità sefardita più ortodossa, un permesso per festeggiare in famiglia le alte festività di Rosh Ashannah, il capodanno ebraico. Una misura molto severa, tanto più considerando che nelle udienze Ben-Atar aveva presentato due suppliche firmate da due diversi rabbini che giuravano sotto la loro responsabilità che il pirata radiofonico non avrebbe più trasmesso. La corte ha rigettato la richiesta replicando che le "ragioni personali" di Ben-Atar non sono nulla se paragonate ai rischi che le trasmissioni pirata rappresentano per chi si trova a bordo degli aerei.
Conflitti così aspri potrebbero essere radicati anche fuori dallo spettro delle radiofrequenze. Nell'aprile scorso il Jerusalem Report ha raccontato i retroscena di una faida tra Ariel Attias, il ministro delle Comunicazioni israeliano appartente allo Shas, partito religioso sefardita che appoggia il rabbino capo sefardi Ovadia Yosef e le stazioni radio come Kol Ha'emet, che parteggia invece per Mordechai Eliahu, contro lo Shas. Secondo Ahronot tra i due rabbini è in corso da anni una disputa "halachica", sulla legge da applicare nella loro comunità e Kol Ha'emet non perderebbe occasione per punzecchiare Rav Yosev proprio su questioni legali rabbiniche.
Quella della radiofonia israeliana è una legislazione complicata. Su modello britannico accanto alla prima autorità nazionale pubblica, quella di Kol Israel e della tv statale, nel 1990 è stata istituita la "seconda" Television and Radio Authority, che regola le licenze delle emittenti radiotelevisive commerciali. Le televisioni hanno una copertura nazionale, mentre le stazioni radio operano a livello regionale (che in Israele, grande forse come la Lombardia, vuol dire su aree abbastanza limitate). Per le stazioni sono previste licenze della durata di quattro anni, rinnovabili per altri otto anche automaticamente, quando le emittenti hanno successo. Qualche anno fa erano stati presentati dei progetti di legge per la creazione di licenze commerciali su scala nazionale, ma per quante ricerche abbia fatto non riesco a capire se la legge sia stata approvata o no. Al di là di ogni disputa rabbinica, quello dei servizi rivolti agli ascoltatori più ortodossi non è un problema da poco. La radio, per gli haredim, gli ebrei più osservanti, è un mezzo di comunicazione senz'altro preferibile alla televisione e ai quotidiani laici, sempre così pieni di immagini sconvenienti. In un contesto così articolato e pieno di contraddizioni interne, non stupisce il successo delle stazioni pirata, in grado di coprire anche le aree abitate dai coloni (verso cui difficilmente il governo potrebbe estendere le sue autorizzazioni).
Una via d'uscita al problema della destinazione delle frequenze, in caso si volesse moltiplicare l'offerta di programmi, è rappresentata dalla radio digitale che ufficialmente - anche qui dopo oltre dieci anni di sperimentazione del DAB, attivo sull'80% del territorio nazionale attraverso cinque trasmettitori sul canale 12 VHF - dovrebbe partire il prossimo anno. Secondo le informazioni fornite dal sito israeliano GoDigital e dall'agenzia federale tedesca per il commercio estero (BFAI), i piani del ministero delle Comunicazioni prevedono una rete a copertura nazionale che diffonderà con lo standard DAB+, con il probabile obiettivo di dieci reti radiofoniche nazionali e 14 regionali. La rete, secondo la fonte tedesca, dovrebbe essere costituita da cinque impianti di grandi dimensioni, cinque intermedi e tra le 15 e le 30 postazioni locali. Il mercato per i futuri ricevitori digitali dovrebbe essere interessante. In Israele ci sono due milioni di famiglie e 2,3 milioni di autovetture, quasi tutte dotate di autoradio. E se è vero, come dice la barzelletta, che se due ebrei cominciano a litigare nascono almeno tre partiti diversi, la voglia di dibattito - radiofonico - non mancherà mai.
Conflitti così aspri potrebbero essere radicati anche fuori dallo spettro delle radiofrequenze. Nell'aprile scorso il Jerusalem Report ha raccontato i retroscena di una faida tra Ariel Attias, il ministro delle Comunicazioni israeliano appartente allo Shas, partito religioso sefardita che appoggia il rabbino capo sefardi Ovadia Yosef e le stazioni radio come Kol Ha'emet, che parteggia invece per Mordechai Eliahu, contro lo Shas. Secondo Ahronot tra i due rabbini è in corso da anni una disputa "halachica", sulla legge da applicare nella loro comunità e Kol Ha'emet non perderebbe occasione per punzecchiare Rav Yosev proprio su questioni legali rabbiniche.
Pirate radio is focus of Yosef-Eliahu riftCome si legge nella storia raccontata dal giornale, il portavoce del ministro Attias nega recisamente ogni sospetto di coinvolgimento del dicastero. La sicurezza del volo è una questione oggettivamente importante. Resta il fatto che proprio alla fine di marzo sarebbe arrivato l'annuncio di due nuove licenze per due emittenti regionali in Israele: West Bank Radio e Sephardic-Torah Radio, quest'ultima vicina ai sefarditi dello Shas. Non solo Kol Ha'emet non ha vinto la gara, ma ora il suo fondatore è finito in gattabuia.
By MATTHEW WAGNER Apr 19, 2007 2:14 | Updated Apr 19, 2007 2:14
Recent raids by the Shas-controlled Communications Ministry on an illegal haredi Sephardi radio station are seen by some as the latest chapter in an ongoing conflict between former chief Sephardi Rabbis Mordechai Eliahu and Ovadia Yosef. On April 9 and 10, Communications Ministry officials and police shut down five broadcast stations in Bat Yam, Givatayim, El ad and Jerusalem that belong to Kol Ha'emet (The Voice of Truth), a pirate radio station that supports Eliahu.
The raid on Kol Ha'emet, owned by Shmuel Ben-Atar, is part of a larger struggle between Eliahu and Yosef, sources close to Ben-Atar and Eliahu told The Jerusalem Post Wednesday. The sources claim that Communications Minister Ariel Attias (Shas) ordered the raids to punish Kol Ha'emet for supporting Eliahu against Shas. Ministry spokesman Yechiel Shabi rejected the claims categorically. "The Communications Ministry has consistently acted against all pirate radio stations, regardless of their affiliation. Pirate broadcasts interfere with aviation communications and are liable to endanger lives," he said.
On Friday, Eliahu, during a Torah lesson broadcast on Kol Ha'emet, cursed those responsible for the raids. "It is forbidden to take frequencies away from Kol Ha'emet," he said. "Whoever does, prevents the dissemination of Torah. The Torah will not forgive him and he will get his punishment from the heavens."
Eliahu and Yosef have repeatedly locked horns over the years on halachic matters. Each follows a different tradition on how to decide Jewish law. Throughout his lifetime, Yosef has fought single-handedly to reinstate the halachic hegemony of Rabbi Yosef Karo (1488-1575), the author of the Shulhan Aruch, for all Sephardi Jews. In contrast, Eliahu follows the tradition of the Iraqi Rabbi Yosef Chaim (1832-1904), known as the Ben Ish Chai, and other Sephardi halachic authoities who were heavily influenced by Kabbala and Ashkenazi customs.
The latest battle between the two is over the Pappouchado brand egg, and fruit juice matzot (matza ashira). Eliahu announced on a Friday afternoon broadcast during Pessah that the Matzot, which is under the kashrut supervision of Rabbi Avraham Yosef, son of Ovadia and Chief Rabbi of Holon, are not kosher for Pessah. In a broadcast response Avraham Yosef called Kol Ha'emet to complain. Without mentioning Eliahu's name, Avraham Yosef attacked him. Yosef said that the statement made by "that man who spoke previously" was not based on real knowledge. A few days after the exchange between Eliahu and Yosef, Communications Ministry officials and police raided Kol Ha'emet, which has been broadcasting for 14 years.
Despite the confiscation of broadcasting equipment, the station managed to get back on the air within 15 minutes. This was not the first raid, said one radio station worker, but it was the most severe. Sources close to Kol Ha'emet and Eliahu said the raids were a response to Eliahu's Pappouchado comments. The sources also say that tension between Shas and Kol Ha'emet began four years ago when the broadcaster began hosting Eliahu on Friday afternoons between 1 and 2 p.m., a time slot that once belonged to Avraham Yosef. Shabi replied, "The communications minister is not directly involved with monitoring and enforcement of communications regulations. Rather, ministry officials and police are responsible for those operations."
"It saddens us that interested parties have sullied the minister and the ministry with insinuations. Neither the minister nor the ministry are involved in halachic disputes, rather their motives are solely professional. Those who are intelligent need no more elucidation to understand this," Shabi said. The fracas comes weeks ahead of the announcement of the winner of a Communications Ministry tender for the establishment of a legal Haredi-Sephardi radio station. Kol Ha'emet is one of the radio stations competing in the tender. However a worker at the station was skeptical about his station's chances.
(http://www.jpost.com/servlet/Satellite?pagename=JPost%2FJPArticle%2FShowFull&cid=1176152829560)
Quella della radiofonia israeliana è una legislazione complicata. Su modello britannico accanto alla prima autorità nazionale pubblica, quella di Kol Israel e della tv statale, nel 1990 è stata istituita la "seconda" Television and Radio Authority, che regola le licenze delle emittenti radiotelevisive commerciali. Le televisioni hanno una copertura nazionale, mentre le stazioni radio operano a livello regionale (che in Israele, grande forse come la Lombardia, vuol dire su aree abbastanza limitate). Per le stazioni sono previste licenze della durata di quattro anni, rinnovabili per altri otto anche automaticamente, quando le emittenti hanno successo. Qualche anno fa erano stati presentati dei progetti di legge per la creazione di licenze commerciali su scala nazionale, ma per quante ricerche abbia fatto non riesco a capire se la legge sia stata approvata o no. Al di là di ogni disputa rabbinica, quello dei servizi rivolti agli ascoltatori più ortodossi non è un problema da poco. La radio, per gli haredim, gli ebrei più osservanti, è un mezzo di comunicazione senz'altro preferibile alla televisione e ai quotidiani laici, sempre così pieni di immagini sconvenienti. In un contesto così articolato e pieno di contraddizioni interne, non stupisce il successo delle stazioni pirata, in grado di coprire anche le aree abitate dai coloni (verso cui difficilmente il governo potrebbe estendere le sue autorizzazioni).
Una via d'uscita al problema della destinazione delle frequenze, in caso si volesse moltiplicare l'offerta di programmi, è rappresentata dalla radio digitale che ufficialmente - anche qui dopo oltre dieci anni di sperimentazione del DAB, attivo sull'80% del territorio nazionale attraverso cinque trasmettitori sul canale 12 VHF - dovrebbe partire il prossimo anno. Secondo le informazioni fornite dal sito israeliano GoDigital e dall'agenzia federale tedesca per il commercio estero (BFAI), i piani del ministero delle Comunicazioni prevedono una rete a copertura nazionale che diffonderà con lo standard DAB+, con il probabile obiettivo di dieci reti radiofoniche nazionali e 14 regionali. La rete, secondo la fonte tedesca, dovrebbe essere costituita da cinque impianti di grandi dimensioni, cinque intermedi e tra le 15 e le 30 postazioni locali. Il mercato per i futuri ricevitori digitali dovrebbe essere interessante. In Israele ci sono due milioni di famiglie e 2,3 milioni di autovetture, quasi tutte dotate di autoradio. E se è vero, come dice la barzelletta, che se due ebrei cominciano a litigare nascono almeno tre partiti diversi, la voglia di dibattito - radiofonico - non mancherà mai.
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