18 settembre 2007

Libersind: onde corte RAI chiuse il 30 settembre

Non è una novità. La notizia di una possibile chiusura del servizio in onde corte di RAI International era circolata lo scorso ottobre. Quando una prima possibile data di chiusura era stata superata senza che accadesse alcunché, molti hanno cominciato a sperare che la decisione di chiudere si fosse insabbiata in una delle pieghe dell'italianissimo limbo dei progetti dimenticati (ma più o meno finanziati). Una palude stigia in cui confluiscono migliaia di piccoli rivoli dal sottobosco degli enti e dei servizi inutili.
E invece tre mesi fa le brutte notizie sono tornate a addensarsi sulle onde corte della RAI, questa volta con un vago comunicato ufficiale. Ancora una volta sono spuntate alcune patetiche interpretazioni finto-ottimistiche. Ma no, la decisione riguarda le tramissioni verso l'est Europeo, non ci sono problemi. Poi pochi giorni fa arriva la notizia della sospensione delle trasmissioni dalle stazioni ripetitrici affittate a Singapore. E di nuovo, su DXLD addirittura, c'è stato chi ha detto che si è trattato di una sospensione momentanea.
Ora, pochi minuti fa, leggo su Newsline questo comunicato del sindacato Libersind, datato 17 settembre, ore 14.00:
Il 12 u.s., la Segreteria Nazionale Libersind Conf.Sal, insieme alle altre cinque Organizzazioni Sindacali rappresentative in RAI, è stata convocata per avere informativa, su decisione della Presidenza del Consiglio, sulla chiusura del servizio Onda Corta. Il servizio, figlio diretto di Guglielmo MARCONI, è nato negli anni trenta, gestito direttamente dalla Presidenza del Consiglio per passare, in convenzione, nel 62 in RAI ed a metà anni settanta inglobato in quella che oggi è RAI INTERNATIONAL. L’idea era e rimane geniale, grazie alle modalità di propagazione delle onde corte, si sono raggiunti paesi dall’altra parte del globo già prima della diffusione del satellite e di internet. L’ascolto è alla portata di tutti, non necessita di grandi investimenti o conoscenze tecnologiche, basta una radiolina. Ecco perché i paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo, ancora oggi, investono in quello che l’Italia abbandona. Vorremmo solo ricordare che l’onda corta si è occupata non solo di seguire le comunità di emigranti, ma di diffondere l’informazione italiana in varie lingue, stimolando turismo e commercio. A chi afferma che il servizio è ormai datato e di nicchia perché seguito solo dai radioamatori, replichiamo che nel mondo vi è una miriade di associazioni di radioascolto e tanta gente comune interessata al palinsesto internazionale.
Certo una cosa francamente non riusciamo a comprendere, come sia possibile che la Presidenza del Consiglio tagli i ponti con gli Italiani all’estero, mentre i loro primi rappresentanti che siedono in Parlamento garantiscono la stabilità del Governo in carica.
In merito all’aspetto meramente sindacale, il LIBERSIND Conf. SAL non può accettare che gli organi deliberanti in indirizzo abbiano, a cuor leggero, deciso di tranciare una sessantina di posti di lavoro senza preventivo confronto con il Sindacato. Chiudere una attività lavorativa può significare anche attivare procedure di licenziamento! E’ questo il modo in cui il Centro-Sinistra intende tutelare i lavoratori? Nel settore da chiudere sono oggi impiegati 17 dipendenti di Rai Way e 28 annunciatori traduttori di madrelingua, più i relativi Td per sostituzioni. La scrivente Segreteria Nazionale, fortemente preoccupata per le sorti dei lavoratori interessati, chiede una sospensiva sulla data del 30 settembre per la chiusura del servizio, al fine di permettere i dovuti incontri con gli organi deliberanti.
La Segreteria Nazionale LIBERSIND Conf.SAL, nel rigettare le scelte unilaterali che mettono in discussione una sessantina di posti di lavoro, chiede un incontro urgente con quanti in indirizzo per meglio precisare quanto qui per brevità succintamente descritto.

LA SEGRETERIA NAZIONALE

Roma, lì 17.09.07 ore 14.00
Non so se è abbastanza chiaro. Il 30 settembre RAI International saluta 17 dipendenti e 28 traduttori e chiude l'anacronistica baracca delle onde corte. Internet e il satellite, i media digitali, mandano in pensione l'ente che come ricorda Libersind è nato negli anni Trenta, è passato alla RAI nel 1962 e infine a RAI International. La speranza è che almeno qualche lingua straniera la voglia diffonderla ancora. Ma visti i precedenti di tanti broadcaster molto più autorevoli, è una speranza molto tenue. Che momenti tristi. Vi giuro che il comunicato Libersind non l'ho scritto io ma lo sottoscrivo parola per parola. Speriamo si riesca a fare ancora qualcosa.

For our English reading friends. According to the broadcasting sector workers' union "Libersind Conf. SAL", a delegation of representatives from Libersind and other organizations met with representatives of the Italian government for a briefing related to the imminent closing down of RAI International shortwave services. RAI SW programmes were initiated in the 30s. In 1962 their management was transferred to RAI, only to be conferred to RAI International some 15 years later. 17 employees and 28 translators are currently working for RAI Int. shortwave dept. Libersind asked for a suspension to be agreed upon next September 30th, apparently RAI's final day on SW.

10 commenti:

Anonimo ha detto...

Il testo sindacale fa riferimento diretto ad uno schieramento politico.
Ora, considerando che tutti i principali sindacati, alle elazioni, si erano schierati a suo favore, dovrebbe per coerenza accettarne le decisioni.
Come dire: Chi e' causa del suo mal...

Ciao, Federico (iz0eyj)

Anonimo ha detto...

Ce lo aspettavamo, ma è dura lo stesso.

Andrea Lawendel ha detto...

Dissento in modo totale. La "coerenza" con questo o quello schieramento non c'entra assolutamente niente con la chiusura o la sopravvivenza delle onde corte della RAI. Soprattutto quando uno schieramento in particolare è abituato a un certo livello (alcuni dicono fin eccessivo) di discussione interna. Qui Libersind fa il suo mestiere di sindacato e non risparmia - per l'appunto - aspre critiche al governo di centrosinistra, chiedendogli in modo esplicito se questo è il modo di tutelare i lavoratori di RAI International e più in generale quello degli italiani all'estero, il cui voto si è rilevato così determinante per l'attuale maggioranza.
Il sindacato giudica questa chiusura un atto perlomeno discutibile e lo dice. Direi di lasciare ad altri le perenni claque e i codazzi di yesmen che approvano, spesso tacendo, qualsiasi porcata. Il ragionamento finale (chi è causa del suo mal...), non mi sembra opportuno. Di certo la questione dei servizi in onde corte dell'emittente pubblica non faceva parte, in senso positivo o negativo, dei programmi elettorali. E non mi sembra che i ministri delle comunicazioni e per gli italiani all'estero dei governi precedenti abbiano mai fatto qualcosa per potenziare questi servizi.

Anonimo ha detto...

Andrea,
non mi riferisco affatto al programma elettorale, cosa scontata che non ci fosse, ma alla sostanziale "antiitalianita'" di fondo dello schieramento, questa si' ben visibile al di la' del programma.
Tale ideologia, unita al giudizio pregiudizialmente negativo per tutto cio' che ci perviene da "quegli" anni, ha quantomeno facilitato la cosa, non trovi?
In fin dei conti, come potrebbe uno schieramento politico (e guarda che a citarlo e' stato il comunicato sindacale) che ha una visione multietnica, e quindi pluriculturale e che, al tempo stesso, manda in campo i suoi ministri a dare del fascista a chiunque sia anche moderatamente dello schieramento opposto, essere interessata a finanziare una voce che all'apertura delle trasmissioni diffonde l'inno nazionale?

Nota bene: Io non sono un nostalgico e certo non sono cosi' cretino da riconoscermi nel fascismo nel 2007; la mia e' una semplice analisi dei fatti, e i fatti questi sono. Con buona pace di chi si sente offeso (non vedo da cosa poi...).

Ciao, Federico

Andrea Lawendel ha detto...

Liberissimo di fare analisi di questo tipo, Federico. Ma i "fatti" di cui parli a mio modesto parere sono il frutto di una visione ideologica. La tesi secondo cui la Presidenza del Consiglio del 2007 chiude le onde corte perché è anti Italiana (e quindi non vuole far suonare l'Inno nazionale... Ma andiamo) e non è d'accordo con decisioni che risalgono agli anni Trenta di Mussolini è, per l'appunto, una visione ideologica. Sarebbe ideologica anche una visione che si aspettasse un cospicuo rifinanziamento dei servizi da parte di uno schieramento non multietnico, monoculturale e favorevole all'italianità. Il tutto suona più comico che fattuale. Basterebbe inserire questa notizia in un contesto (quello sì tristemente, dal mio punto di vista, concreto) in cui le onde corte vengono smantellate da tutte le nazioni, ricche e povere, di destra e di sinistra, per poter valutare l'attendibilità di certe dietrologie. Io e te siamo sicuramente convinti che le onde corte possano svolgere un ruolo importante, in chiava giornalistica, culturale, commerciale, promozionale, turistica, tutto quello che vuoi. Il risvolto dell'orgoglio nazionalistico (anti-nazionalistico in questo caso) è anacronistico e non credo debba far parte del bagaglio di azioni di politica estera di uno Stato moderno. Alla mia famiglia multietnica e multiculturale il nazionalismo ha fatto parecchio male in passato: discutere oggi delle onde corte come se ancora debbano essere un potenziale strumento di quel deleterio modo di pensare è del tutto fuori luogo.

Anonimo ha detto...

Se si possiede un'ideologia, i fiudizi saranno sempre ideologizzati. E'inevitabile, e valesia per me che per il potere politico.
Nessuno ha parlato di monoculturalita', posizione ai miei occhi assurda quanto quella multietnica, mantre non trovo affatto anacronistico l'orgoglio di appartenere ad una nazione, in quanto luogo nel quale si e' formata la cultura che, nel corso dei millenni, ci ha formati.
bada bene: Non e' in nessun modo un'affermazione di superiorita', essa si' anacronistica, ma semplicemente la volonta' di affermare una diversita' fra pari.
La differenza, l'abisso direi, fra i due schieramenti per quel che riguarda la valutazione dell'opportunita' di mantenere accesa Rai International (non credo che un solo elettore di centrodx sarebbe stato favorevole alla sua chiusura, figuriamoci un governo), e' solo una questione di priorita': Da una parte si e' innanzi tutto italiani, poi europei, poi "cittadini del mondo".
Nello schieramento opposto, l'ordine e' assolutamente rovesciato, e le conseguenze non sono poche.
Il nazionalismo da e citato e' altro. Nazionalismo e' rifiuto dell'altro, e' violenza e sopruso, e' rifiuto stupido dei diritti degli altri.
Il nazionalismo, mi auguro, non e' piu' nelbagaglio culturale ne' della destra ne' della sinistra.

Andrea Lawendel ha detto...

Oltre a essere completamente off-topic, questa discussione sta prendendo una piega per me molto triste, perché mi illudo ancora che il mezzo radiofonico possa essere un ponte interculturale ben più efficace delle bieche macchine di propaganda configurate settanta anni fa. Quindi, da parte mia, mi fermo qui. "Da una parte si è innanzitutto italiani... Nello schieramento opposto, l'ordine è assolutamente rovesciato." La cosa desolante non è tanto che si possa arrivare ad affermazioni così categoriche e apodittiche, cioè ideologiche. Ognuno è perfettamente libero di considerare l'identità nazionale una priorità e di credere che tutti quelli che non la vedono tale siano automaticamente contro quella identità. Ma il fatto che in questo infelice Paese il confronto politico debba vertere ancora su queste vuote, funeree contrapposizioni. Mi rifiuto di parlare di politica in questo modo, soprattutto qui: abbiamo annoiato abbastanza quei pochi lettori che hanno la bontà di seguirmi.

Anonimo ha detto...

Sono d'accordo, non e' questo il luogo.

Mi auguro di leggere qualche tua sostanziosa bloggata dul Perseus, che sto per prendere.

Fede

Andrea Lawendel ha detto...

Bravo, anche perché su queste cose si *deve* essere ideologici perbacco. E la mia ideologia mi dice che Perseus è un progetto dannatamente interessante (tra l'altro ti invito a spulciare nel blog per trovare commenti di colleghi radioamatori anche molto recenti e soprattutto stimolanti). Le mie fonti mi dicono che erano presenti ben due esemplari ancora in odore di Beta nella location DXistica di Piancada, nel corso dell'ultimo weekend. Non hanno avuto troppa fortuna con la propagazione e non so nemmeno se pubblicheranno qualche first impression proprio dal punto di vista del DXer. Posso dire che con un SoftRock da 20 dollari e qualche orpello in più (DDS, passabasso, niente di particolarmente evoluto), Aldo sente e vede radiofari canadesi per i quali prima si serviva di un JRC 545 (anche lui DSP, ma non stiamo parlando esattamente di SDR). L'approccio usato per Perseus, la qualità dei componenti e il software WinRad (per non parlare della possibilità di catturare un mega di banda da esplorare in dettaglio in differita) promettono risultati rilevanti se l'ambiente riesce ad essere noise free.

Anonimo ha detto...

Letto, letto.
Il Perseo non vedo l'ora di averlo e, soprattutto, di attaccarlo ad uno switch con gli altri miei due "pezzi forti": il JRC NRD-545DSP (che vedo conosci bene) ed il Racal RA 6790.
Le due radio sono diversissime; la prima e' lideale per la banda stretta e/o per la demodulazione ad alta selettivita'.
Il Racal e' una bestia terrificante quando si parla di fortissimi segnali interferenti, tipo il vicino che ti accende un Henry Radio nel palazzo di fronte.
Quindi comparazioni su tipologia diverse di ascolto... per come me la immagino, con il 545 se la giochera', mantre verra' letteralmente fatto a pezzi sul campo del Racal (cosi' come il 545, intendiamoci bene). Pero' staremo a vedere.
Come ho detto ieri a Nico, che e' stato cortesissimo e disponibilissimo al telefono, e' un vero peccato che tutto il software non sia disponibile sotto forma di librerie linkabili, perche' altrimenti sarebbe potuta nascere attorno al Perseus una vera collettivita' di sviluppatori.

Fede (iz0eyj)

P.S.: Maledetto controllo antibot... non so mai se ci ho preso con la digitazione!!!