24 settembre 2007

Ducati, quando la radio inforca la moto

Questo giovane signore si chiama Adriano Cavalieri Ducati, famiglia di nobili origini, padre "valligiano" di Comacchio, famoso ingegnere idraulico e ferroviario. Dice niente? Era solo per ricordare che la fabbrica che oggi viene celebrata per la vittoria nella coppa del mondo di motociclismo, prima delle moto era nata (1926) come "Società Scientifica Radio Brevetti Ducati". I brevetti erano appunto del geniale Adriano, appassionato radioamatore, uno dei tre fratelli fondatori (Bruno e Marcello erano gli altri due, all'epoca insieme non facevano cinquant'anni) della SSR. Adriano, uno che nel 1924 era riuscito a collegare il Nord America da Bologna, per la sua precocità di sperimentatore fu chiamato nei laboratori dell'Accademia navale di Livorno per costruire gli impianti radio per i contatti con Somalia e Eritrea. Nel 1927 pubblicò un libro intitolato "Le onde corte nelle comunicazioni radioelettriche". La fabbrica da lui fondata sfornò per 20 anni componenti per radio, in particolare i celebri condensatori venduti in tutto il mondo, ma anche antenne e apparecchi finiti. Solo in seguito, come racconta l'interessante tesi di Alessandro Marchi (disponibile, per 24 euro, su Tesionline) e diversi siti amatoriali, arriverà la svolta di questa impresa elettromeccanica verso un più marcato orientamento meccanico. Nasce così il "Cucciolo:, una specie di bicicletta motorizzata. Siamo ormai nell'immediato dopoguerra. Il resto è storia sportiva, ma prima ci fu quella radiofonica. Sono contento per i tifosi, ma un po' mi dispiace.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Bella storia, romantica ed utile come molti dei tuoi post. :-)
Ti ho citato, con il piacere di sempre, con nome, cognome e titolo in questa mia:
http://indomito.typepad.com/blog_di_enrico_ingenito/2007/09/valvole-pistoni.html

Andrea Lawendel ha detto...

Se mi presentassi alle elezioni di voti ne prenderei pochissimi, ma sarebbero tutti di elettori entusiasti. Grazie, di cuore. Contrariamente al sottoscritto, che di motori ne capisce una bella mazza e non ha neanche la patente, Enrico è un centauro fatto e finito. Se non fosse, per sua ammissione, un irriducibile "guzzista", sarebbe stato volentieri cliente della Ducati prima e dopo. E sospetto anche che abbia un debole per i boat anchor radioamatoriali. A volte il suo blog mi fa venire in mente il titolo di Lalla Romano, "Le parole tra noi leggere". Per l'intimità e quel senso delicato e materno nel descrivere gli oggetti, anzi 'e criature, delle sue variegate passioni. Abbiamo diverse frequentazioni e conoscenze, anche professionali, in comune. E credetemi, non è mai un caso.