Su Prima Comunicazione di questo mese, citato anche dagli amici di Giornaleradio.info leggo di una possibile cordata di "cavalieri bianchi" italiani che potrebbero muoversi per salvare dal fallimento 1Worldspace, l'operatore di radio satellitare americano da tempo sull'orlo del fallimento. La cordata è stata proposta da Luca Panerai, del gruppo Class Editori, che controlla, attraverso New Satellite Radio, il 35 di Worldspace Italia. Ricordo sempre che Worldspace Italia doveva lanciare sul nostro mercato (si parlava di questo periodo, la fine del 2008, poi del primo semestre 2009) una offerta di contenuti pay radio satellitari.
Commentavo l'altro giorno le vicende di Worldspace Italia insieme a un ex insider del progetto, che condivideva il mio scetticismo. Tra l'altro, osservava il mio contatto, Worldspace Italia punta molto sul coinvolgimento delle case automobilistiche e in questo momento forse Fiat e compagni hanno ben altre gatte da pelare. E' molto vero. Non è solo una questione tecnologica,o di contenuti appetibili: i progetti di questo tipo diventano estremamente rischiosi e incerti per le condizioni economiche al contorno. 1Worldspace potrebbe salvarsi solo ricapitalizzando (ma come, con quali prestiti?) o vendendo a una cordata come quella proposta da Panerai, secondo il quale basterebbe un investimento di 100 milioni di dollari, "un valore che non si discosta molto da quello di un network radiofonico nazionale". In linea di principio non fa una piega, senonché il satellite che Worldspace ha messo in orbita geostazionaria sul continente africano e che dovrebbe fare le veci di una infrastruttura nazionale è ormai piuttosto vecchio: è stato lanciato nel 1998 e secondo WIkipedia dovrà essere decommissionato tra cinque. Il satellite che lo dovrebbe sostituire è, sembra, pare, parcheggiato in un hangar di Thales Alenia Space in attesa di un'orbita che forse non verrà mai. Avrebbe dovuto essere lanciato nel 2007. Anche ipotizzando che il satellite venga lanciato e che davvero si riesca a mettere insieme una cordata di salvatori italiani di 1Worldspace, questi ultimi dovrebbero affrontare un rischio di impresa che può essere misurato a spanne solo sulla base delle vicende dell'unico altro operatore di radio satellitare, Sirius XM. Io non sono un analista finanziario, ma immagino che un potenziale investitore che chiedesse una due diligence su 1Wordlspace e una fredda disamina sulle reali prospettive di mercato finirebbe per scappare a gambe levate, indipendentemente dalla modesta entità dell'investimento richiesto.
Il solito disfattismo di Radiopassioni (una testata contraddittoria direbbero alcuni)? Non saprei. Io sono appassionato di buona radio e buone tecnologie sostenibili, sul piano economico e possibilmente sociale e ambientale. I comunicati stampa e i convegni tecnici sulle modulazioni, i "field test" mi interessano relativamente. Quello della buona radio è un mercato piccolo, anche se muove gli interessi di parecchi ascoltatori e addetti. Però sono convinto che le prospettive di crescita, miglioramento, cambiamento ci siano e forse passano anche per l'introduzione di nuove tecnologie capaci di affiancare o prendere davvero il posto di quelle vecchie.
Il problema è che per ora ho visto più comunicati e convegni che vera "ciccia," anche se spero sempre di essere smentito.
Commentavo l'altro giorno le vicende di Worldspace Italia insieme a un ex insider del progetto, che condivideva il mio scetticismo. Tra l'altro, osservava il mio contatto, Worldspace Italia punta molto sul coinvolgimento delle case automobilistiche e in questo momento forse Fiat e compagni hanno ben altre gatte da pelare. E' molto vero. Non è solo una questione tecnologica,o di contenuti appetibili: i progetti di questo tipo diventano estremamente rischiosi e incerti per le condizioni economiche al contorno. 1Worldspace potrebbe salvarsi solo ricapitalizzando (ma come, con quali prestiti?) o vendendo a una cordata come quella proposta da Panerai, secondo il quale basterebbe un investimento di 100 milioni di dollari, "un valore che non si discosta molto da quello di un network radiofonico nazionale". In linea di principio non fa una piega, senonché il satellite che Worldspace ha messo in orbita geostazionaria sul continente africano e che dovrebbe fare le veci di una infrastruttura nazionale è ormai piuttosto vecchio: è stato lanciato nel 1998 e secondo WIkipedia dovrà essere decommissionato tra cinque. Il satellite che lo dovrebbe sostituire è, sembra, pare, parcheggiato in un hangar di Thales Alenia Space in attesa di un'orbita che forse non verrà mai. Avrebbe dovuto essere lanciato nel 2007. Anche ipotizzando che il satellite venga lanciato e che davvero si riesca a mettere insieme una cordata di salvatori italiani di 1Worldspace, questi ultimi dovrebbero affrontare un rischio di impresa che può essere misurato a spanne solo sulla base delle vicende dell'unico altro operatore di radio satellitare, Sirius XM. Io non sono un analista finanziario, ma immagino che un potenziale investitore che chiedesse una due diligence su 1Wordlspace e una fredda disamina sulle reali prospettive di mercato finirebbe per scappare a gambe levate, indipendentemente dalla modesta entità dell'investimento richiesto.
Il solito disfattismo di Radiopassioni (una testata contraddittoria direbbero alcuni)? Non saprei. Io sono appassionato di buona radio e buone tecnologie sostenibili, sul piano economico e possibilmente sociale e ambientale. I comunicati stampa e i convegni tecnici sulle modulazioni, i "field test" mi interessano relativamente. Quello della buona radio è un mercato piccolo, anche se muove gli interessi di parecchi ascoltatori e addetti. Però sono convinto che le prospettive di crescita, miglioramento, cambiamento ci siano e forse passano anche per l'introduzione di nuove tecnologie capaci di affiancare o prendere davvero il posto di quelle vecchie.
Il problema è che per ora ho visto più comunicati e convegni che vera "ciccia," anche se spero sempre di essere smentito.
(da 'Prima comunicazione', numero 389, Novembre 2008)
Il gruppo Class Editori sta verificando la disponibilità di broadcaster e istituti finanziari italiani ad allearsi in una cordata in grado di assumere il controllo di WorldSpace, l’operatore internazionale di radio satellitare del quale è già socio di minoranza in Italia e che a causa di una situazione debitoria si trova in amministrazione controllata. WorldSpace da qualche settimana è sottoposta alla procedura che il ‘Bankruptcy Code’ statunitense (equivalente della nostra legge fallimentare) indica come ‘Chapter 11’, che prevede la soluzione della crisi attraverso un piano di riorganizzazione simile al nostro concordato preventivo. Una situazione che terminerà il 17 gennaio, giorno in cui dovranno essere notificati i risultati delle due diligence di potenziali buyer.
La cordata italiana è guidata da Luca Panerai, amministratore delegato di WorldSpace Italia, controllata da WorldSpace e partecipata al 35% da New Satellite Radio, società che fa capo a Class Editori (Luca Panerai è il figlio di Paolo, presidente del gruppo). “Con un investimento che non supera i 100 milioni di dollari, un valore che non si discosta molto da quello che nel nostro Paese è necessario per entrare in possesso di un network radiofonico nazionale, abbiamo l’opportunità di mettere le mani su un operatore satellitare, in grado di offrire una copertura radiofonica mondiale e che in mercati ricchi come Italia, Germania e Svizzera, ha la licenza esclusiva a diffondere il segnale radio satellitare”, dice Luca Panerai.
1 commento:
A margine della questione del secondo satellite Afristar attualmente in deposito, alcune fonti in Francia affermano che la messa in orbita deve essere preceduta da un intervento di adeguamento del satellite stesso. A un costo stimato tra i 30 e i 50 milioni di euro.
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