Un curioso intervento di Maria Antonietta Calabrò sul Corriere di due giorni fa, crea un "caso" sugli opinionisti italiani della Voce della repubblica islamica dell'Iran, una delle poche emittenti che ancora trasmettono, in onde corte, nella nostra lingua. Per la verità il pezzo, segnalato ieri sul gruppo it.hobby.radioascolto, si lancia nell'ipotesi, neanche troppo ardita, secondo cui "probabilmente [IRIB] è l'unica al mondo" a continuare a trasmettere in Italiano, Radio Vaticana a parte. Ipotesi in effetti verosimile, ma non verificata accuratamente. Sulle onde corte troviamo anche Mosca, Pechino, Bucarest, Belgrado, Istanbul, Tirana, Il Cairo, Buenos Aires, Your Family Radio... E' vero che non c'è più Radio Praga. Sebbene Praga continui a trasmettere in inglese fior di programmi e abbia un fior di sito Web fatto da giornalisti che conoscono il loro mestiere e pieno di cose egregie. Tornando all'italiano trovate tutta l'offerta qui e in forma più ampia, con le emittenti locali con programmi per "expat", qui.
Poca roba, è vero, anche se giornalisticamente mi pare che le cose siano assai migliorate (quella di Mosca e Pechino è per esempio un'offerta di grande interesse se la paragoniamo alle insopportabili tiritere "d'oltre cortina"). E' anche vero che Maria Antonietta ha dovuto inseguire al telefono Franco Cardini, Giulietto Chiesa e Padre Zanotelli, i tre occasionali commentatori per una voce radiofonica che non nasconde la sua posizione integralista. So che in queste situazioni non dev'esserci stato molto tempo per controllare.
Certo che la cosa mi ha fatto pensare al tramonto di un mezzo che ancora qualche decennio fa riusciva a smuovere le coscienze e oggi è relegato alla cronaca di colore. Il medievalista Cardini che parla al telefono con la redazione italiana di Radio Iran diventa una specie di macchietta, una curiosità marginale, buona per la pagina numero 17 del Corriere (dove arriva circa il 3% dei lettori). E solo perché rientra nel maledetto contesto della "guerra di religione" che i nostri solerti giornali-corifei hanno dichiarato unilateralmente (la guerra di religione presupporrebbe almeno una religiosità diffusa che non mi pare sussistere).
E' un peccato, però, perché molte delle cose che si possono ascoltare sulle onde corte o sugli streaming di Internet, sono uniche e ci arrivano attraverso un mezzo leggero e non invasivo. Mi sono sempre chiesto per esempio perché un giornale come L'Internazionale non debba pensare di costruirci qualcosa. Forse sono davvero fuori dal tempo e dalla realtà.
Poca roba, è vero, anche se giornalisticamente mi pare che le cose siano assai migliorate (quella di Mosca e Pechino è per esempio un'offerta di grande interesse se la paragoniamo alle insopportabili tiritere "d'oltre cortina"). E' anche vero che Maria Antonietta ha dovuto inseguire al telefono Franco Cardini, Giulietto Chiesa e Padre Zanotelli, i tre occasionali commentatori per una voce radiofonica che non nasconde la sua posizione integralista. So che in queste situazioni non dev'esserci stato molto tempo per controllare.
Certo che la cosa mi ha fatto pensare al tramonto di un mezzo che ancora qualche decennio fa riusciva a smuovere le coscienze e oggi è relegato alla cronaca di colore. Il medievalista Cardini che parla al telefono con la redazione italiana di Radio Iran diventa una specie di macchietta, una curiosità marginale, buona per la pagina numero 17 del Corriere (dove arriva circa il 3% dei lettori). E solo perché rientra nel maledetto contesto della "guerra di religione" che i nostri solerti giornali-corifei hanno dichiarato unilateralmente (la guerra di religione presupporrebbe almeno una religiosità diffusa che non mi pare sussistere).
E' un peccato, però, perché molte delle cose che si possono ascoltare sulle onde corte o sugli streaming di Internet, sono uniche e ci arrivano attraverso un mezzo leggero e non invasivo. Mi sono sempre chiesto per esempio perché un giornale come L'Internazionale non debba pensare di costruirci qualcosa. Forse sono davvero fuori dal tempo e dalla realtà.
IL CASO CHIESA, CARDINI, PADRE ZANOTELLI, OPINIONISTI PER L'EMITTENTE DI AHMADINEJAD
Gli italiani di Radio Teheran
Le trasmissioni sono in lingua italiana, sul modello di quelle che si facevano nell' Europa dell' Est. I temi: Palestina e l' Olocausto, l' Iraq e l' immigrazione, ma anche l' arte rinascimentale. 11 settembre: "Mi fanno parlare sempre delle sanzioni"
(Corriere della Sera 30 ottobre 2008)
ROMA - Una volta c'era Radio Praga. Adesso c'è Radio Teheran. Cioè una radio che trasmette tutti i giorni in lingua italiana da una capitale estera così come negli anni Settanta e Ottanta c'erano le trasmissioni nella nostra lingua dalla capitale cecoslovacca. Sezione ufficiale de La Voce della Repubblica islamica, cioè la radio di Stato iraniana, probabilmente, è l'unica al mondo a continuare a farlo, se si eccettua la Radio Vaticana. In realtà, è stata creata già nel 1995, ma ha acquisito sempre maggiore peso negli ultimi tempi con il rinnovato protagonismo internazionale del leader Ahmadinejad. Le trasmissioni sono tutte impostate, seguendo i leitmotiv della strategia informativa del regime: negazionismo sull'Olocausto, propaganda anti-Israele e anti-Usa. Ebbene, il settimanale Tempi ha scoperto che tra i beniamini della emittente, quelli ai quali ci si rivolge spesso per un parere, che si tratti di Palestina o di Iraq, dell' islamofobia o della politica italiana, c'è il professor Franco Cardini. Sì proprio lo storico fiorentino, medievalista, esperto di Islam, che si è autodefinito «uomo d' ordine e di destra», spesso interpellato anche dal Secolo d' Italia, ma portato a esempio persino dal leader del Pd Walter Veltroni per i suoi attacchi ai tagli del governo a scuola e università. Tra gli altri personaggi in onda spiccano Maurizio Torrealta di RaiNews24, Giulietto Chiesa, corrispondente dell'Unità da Mosca già dai tempi dell' ex Urss e parlamentare europeo, il prete no global Alex Zanotelli, la scrittrice Angela Lano, l' islamista della Sapienza, Biancamaria Scarcia Amoretti, Claudio Moffa (università di Teramo), Maurizio Musolino della direzione del Pdci, il sociologo Stefano Allievi. Allievi, ad esempio, è stato interpellato («Niente di strano, con l'Iran non siamo in guerra») soprattutto «sulla questione della chiusura delle moschee in Italia a Treviso, Padova, ma anche in Lombardia, in zone dove è forte la Lega» sostiene. Cardini spiega: «Sì, mi chiamano da Teheran per delle interviste, ma non ho alcun altro rapporto con loro, né formale né informale. Dell'Iran si parla come se fosse già un Paese nucleare, ma non lo è, non ha neppure quello civile, mentre di altre potenze nucleari non si parla affatto». E sostiene che alla radio parla anche di storia dell'arte: «Lo sapeva che senza le tecniche apprese dalla Persia non sarebbe stata possibile l'ogiva della cupola del Brunelleschi?». Con Zanotelli, afferma lui stesso, «il contatto è nato da quando ero ancora in Africa». A che cosa sono interessati? «Al mondo religioso non violento, a quello che condanna le guerre in Iraq e in Afghanistan, a quello che dialoga con l'Islam». In effetti Zanotelli mette in guardia gli iraniani: «Oggi, caduto il comunismo, ci si sta preparando a far vedere l'Islam come un nuovo nemico». «Sono circa sei mesi che non si fanno più vivi» conclude Chiesa, ascoltato in particolare sulle sanzioni, «mai sull'11 settembre», su cui pure ha scritto un libro «Zero» in cui nega «la verità ufficiale».
(M. Antonietta Calabrò)
1 commento:
Fabrizio "Hamlet" del blog Technosoc ha riportato ieri sul gruppo it.hobby.radioascolto l'intervento che Radio Italia, la redazione in lingua italiana della Voce dell'Iran ha pubblicato venerdì in risposta all'articolo del Corriere. Visto che Fabrizio, gentile come sempre, ha voluto citarmi è più che giusto che io contraccambi. Ecco il link citato da Hamlet, per chi volesse leggere l'intervento originale.
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