La settimana scorsa si è abbattuto un fulmine su una zona grigia della radiofonia che resiste da decenni, in barba a ogni evoluzione geopolitica e tecnologica e quasi completamente ignorata dai grandi media, che danno viceversa ampia notorietà alle storie di spionaggio più strampalate (e inattendibili). E' una zona grigia i cui confini sono delimitati da una miriade di trasmissioni cifrate, lunghe stringhe di numeri o lettere che che costellano le frequenze delle onde corte e dalle persone che sorvegliano con attenzione questi flussi. Alcune di queste persone lo fanno perché è il loro mestiere, o almeno questa è l'ipotesi prevalente: il mestiere dell'agente segreto "sul campo", dell'informatore, dello spione. Altri - ed è un gruppo verosimilmente più ristretto - sorvegliano le "stazioni dei numeri" per puro divertimento, cercando di ricavare il maggior numero di informazioni "in chiaro" possibili: le frequenze utilizzate, le tabelle orarie, la struttura dei messaggi. Ogni minimo dettaglio che possa gettare una flebile luce sulla natura delle trasmissioni, sui luoghi di origine e di destinazione, sui contenuti di messaggi criptati con codifiche a prova di criptoanalista.
I conflitti deflagrano e si esauriscono, le guerre fredde di intiepidiscono, le polizie segrete dei regimi più impenetrabili si smobilitano, le tecniche di cifratura digitale si raffinano, ma le "number stations" sono sempre là, come fari nella notte sopra un mare di complessità, fari che invece di illuminare rendono ancora più oscuro il mondo delle operazioni di intelligence e counterintelligence. C'è chi dice che questi messaggi trasmessi sulle onde corte sono ancora il mezzo migliore, il più semplice e insospettabile, per un servizio segreto che deve impartire ordini ai suoi contatti operativi. Basta qualche centinaio di numeri e un semplice algoritmo di sostituzione per far arrivare in forma riservata indirizzi sicuri, nomi, modalità di consegna, istruzioni pratiche. Tutto quello che l'agente deve avere in tasca è una radiolina a onde corte, un taccuino e un foglietto con le chiavi per la decodifica. Dal campo al centro operativo le comunicazioni possono svolgersi in altro modo, ma i numeri trasmessi sulle onde corte possono garantire alla periferia un anonimato quasi perfetto. Computer, Internet, smartphone, tutte cose piuttosto visibili, specie in certe geografie, che possono soprattutto lasciare molte tracce elettroniche. Che cosa c'è di più normale di una radio? Nessuno o quasi potrebbe associarla ai ferri del mestiere di una spia.
Il primo di questo mese di marzo nella tranquilla area grigia dello spionaggio via radio è avvenuto qualcosa di grosso. L'equivalente di un terremoto che ha scosso la costante azione di monitoraggio degli appassionati riuniti intorno a mailing list come Enigma 2000, o la Numbers&Oddities Newsletter, i gruppi di agenti di controspionaggio per hobby (almeno si spera). La notte tra il 28 febbraio e il 1 marzo sono infatti completamente cessate le trasmissioni delle number station identificate secondo la classificazione escogitata dai lettori di "Enigma" dalla sigla E10 (ecco un lungo campione audio). Sono le stazioni più famose e prolifiche dell'area grigia, l'equivalente di Radio Deejay per gli spioni. Certezze ce ne sono davvero poche ma gli esperti di stazioni dei numeri giurano che le trasmissioni del network E10 sono originate dai servizi israeliani, il celeberrimo e misteriosissimo Mossad. Le trasmissioni E10 da sole rappresentavano una percentuale significativa delle attività di monitoraggio degli appassionati, che su queste infinite sfilze di numeri tramandano un folklore fatto anche di episoni curiosi. Come quella sera di marzo di cinque anni fa, quando un operatore in vena di facezie concluse una trasmissione con la stringa "G1O2O3D4N5I6G7H8T", good night, buona notte. Le storie del network E10 sono raccontate da Simon Mason sul suo insostituibile sito Shortwave Espionage.
Nel corso del tempo il network del "Mossad" ha subito diversi cambiamenti, spesso ci sono stati blocchi temporanei, spostamenti di orario e frequenza. Ma da dieci giorni tutte le frequenze note sono spente. Il presunto Mossad ha smesso di dare i numeri.
La notizia mi è arrivata qualche giorno fa da un mio lettore, Giorgio, che mi è sembrato autenticamente costernato. Oggi è stata pubblicato l'ultimo numero della newsletter Enigma 2000 e il commento tradisce, insieme alla comprensibile delusione del fanciullo che apre l'armadio e scopre il giocattolo preferito rotto forse irrimediabilmente, il pragmatismo dell'analista non professionista ma di razza. Perché il network E10 cessa di funzionare proprio nel momento di maggior instabilità dei governi di Nord Africa e Medio Oriente? Perché il Mossad rinuncerebbe a istruire i suoi agenti proprio in questo momento? Ha trovato metodi più aggiornati e affidabili? Ha deciso di affidarsi alle comunicazioni digitali o satellitari? E' possibile che nonostante tutto queste trasmissioni non abbiano niente a che fare con i servizi israeliani? E si si trattasse di un'altra nazione, magari vicina, magari attraversata per la prima volta dopo decenni da un'ondata di stravolgimenti del tutto imprevisti fino a pochi mesi fa?
Per adesso le frequenze di E10 continuano a tacere, ma i ricevitori del controspionaggio per gioco restano sintonizzati per cogliere la minima ripresa di attività. Restate sintonizzati anche voi sul sito della European Numbers Information Gathering & Monitoring Association o abbonatevi alla Enigma Newsletter sul gruppo Yahoo Enigma 2000. Troverete informazioni altrettanto interessante sul sito di Ary Boender, Numbers&Oddities e la sua N&O Newsletter. Il presunto Mossad tace, ma altre misteriose stazioni continuano, nonostante tutto, a dare i numeri. Grazie al Conet Project, un ampio saggio di anni di attività è stato catturato su quattro compact disc disponibili online su Archive.org
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