Come succede sempre quando a intervenire in una situazione di crisi c'è una alleanza militare, la situazione in Libia (e purtroppo nelle limitrofe nazioni medioorientali) oltre a farsi più complessa da analizzare e spiegare geopoliticamente, diventa dilaniante sul piano etico. Una grossa differenza, rispetto ad analoghi interventi militari nei cieli della ex Jugoslavia, la stanno facendo non tanto le informazioni che corrono su Internet (per la verità molto scarne se facciamo la tara degli infiniti "retweet" e del sito February17.info), quanto l'inedita combinazione di informazioni rimescolate da Internet, dalla stampa periodica, dalla televisione satellitare e, per una volta, dalla radio. In un modo che non posso fare a meno di paragonare a un "effetto WikiLeaks", le notizie che appaiono su questo blog e su molte altre centrali di comunicazione per radioappassionati, un tempo chiuse ai "non addetti ai lavori", stanno esplodendo sui media mainstream.
Le prime avvisaglie c'erano state a fine febbraio, quando la notizia, apparsa su Radiopassioni, delle prime intercettazioni delle frequenze in onde medie di Sawt Libya al-Hurra, la voce della Libia libera, era stata ripresa dal sito del Sole 24 Ore e da Radio 24. La redazione dell'emittente ribelle è apparsa nei giorni successivi su molti quotidiani internazionali, incluso il Washington Post. Ma lo scoop è arrivato lo scorso weekend, a operazioni militari ormai iniziate. La ricezione del messaggio che le forze attaccanti rivolgono a marinai e soldati libici sulle frequenze in onde corte aeronavali, per invitarli a cessare ogni ostilità, ha destato enorme scalpore.
Ieri, lunedì 21, Gianluca Nicoletti di Melog 2.0 (la puntata in archivio) mi ha chiesto di partecipare alla trasmissione per rispondere all'interrogativo: siamo in guerra? (sì lo siamo e stiamo attaccando). La redazione degli esteri del Secolo XIX di Genova, ascoltato il programma, mi ha telefonato per farmi una intervista (sono a pagina 6 dell'edizione di oggi e nel ringraziare l'estensore, Luca De Carolis, per la sua precisione, chiedo ai titolisti di ricordarsi di portarmi le arance nel caso dovessi finire in un carcere militare).
Le attività di chi sorveglia per pura passione e interesse culturale o tecnico, le trasmissioni radio in onde medie e corte che giungono dal nuovo teatro di guerra, sono finite anche nel radar di Wired americano, in una rubrica, "Danger Room" dedicata alla sicurezza. Notizie come il possibile coinvolgimento della stazione di propaganda volante di Commando Solo, sottolinea la rivista che rappresenta il top della cultura dei "digerati", arrivano non perché le riveli il Pentagono, ma perché lo dicono i monitor come l'olandese "Huub", ex militare impegnato in un costante sorvegliamento del traffico aereo:
The U.S. military has dispatched one of its secret propaganda planes to the skies around Libya. And that “Commando Solo” aircraft is telling Libyan ships to remain in port – or risk NATO retaliation. We know this, not because some Pentagon official said so, but because one Dutch radio geek is monitoring the airwaves for information about Operation Odyssey Dawn — and tweeting the surprisingly-detailed results. On Sunday alone, “Huub” has identified the tail numbers, call signs, and movements of dozens of NATO aircraft: Italian fighter jets, American tankers, British aerial spies, U.S. bombers, and the Commando Solo psyops plane (pictured).
I tweet di Huub (@FMCL su Twitter) rimandano in queste ore anche alle attività di un monitor britannico presumibilmente in forze su una fregata inglese, la HMS Cumberland, e soprattutto di Cencio4, nickname di David Cenciotti, pilota e fotogiornalista romano altamente specializzato. Il suo blog in lingua inglese è una miniera di dati sull'aviazione militare. La WikiLeaks radiofonica che svela molti retroscena tattici della guerra di Libia (senza peraltro compromettere informazioni veramente sensibili, che sono evidentemente protette) vede tra le sue risorse anche il blog Milcom, il gruppo Yahoo UDXF e il forum del sito ACIG.org, Air Combat Information Group.
Come concludeva ieri Gianluca su Melog 2.0, forse il merito principale di tutte queste rivelazioni consiste nel trascinare bruscamente la guerra in un contesto di realtà assai più tangibile del pastone retorico-propagandistico che i mezzi di comunicazione tradizionali ci propinano in tali frangenti. Un modesto contributo per cercare di restituire ai cittadini quel ruolo di guardiani della trasparenza nei meccanismi decisionali che in Italia e in molte altre nazioni "democratiche" sono spesso ignorate dagli stessi rappresentanti liberamente eletti. Se pensate che nel conflitto libico l'Italia ha deciso di concedere le proprie basi militari e di far volare i propri caccia ancor prima di una vera e propria discussione parlamentare, potete rendervi conto della grave distonia esistente tra un apparato che sulla carta dovremmo controllare noi e il tanto decantato "popolo sovrano".
Ma le comunicazioni militari, per quanto interessanti da un punto di vista tecnico e storico, non valgono mai le sensazioni che possiamo trarre dall'ascolto della radio come la conoscono tutti, quella delle trasmissioni rivolte al pubblico. Da quello che possiamo leggere nei dispacci che dopo Tunisia, Egitto e Libia, arrivano oggi da nazioni come lo Yemen, il Bahrain, persino la Siria, i focolai di protesta ancora in corso non promettono nulla di buono ora che il pur fragile tabù dell'intervento militare è stato spezzato. Quali sono le opportunità di ascolto qui in Italia delle trasmissioni radiofoniche in diretta dalle tre nazioni citate? Radio Bahrain è molto rara sulle onde medie, specialmente al nord, ma la sua frequenza in onde corte, 9745 kHz, che riprende il programma musicale trasmesso in FM, è abbastanza frequente dal tardo pomeriggio in poi. Lo Yemen di Radio Sana'a aveva una frequenza "non canonica" in onde medie (760 kHz al posto dei 765 della canalizzazione normale), decisamente non facile da ascoltare. Era abbastanza usuale in onde corte, su 9780 kHz e rotti, ma negli ultimi mesi le segnalazioni di questa frequenza non sono state molto numerose. Diverso il caso della Siria, che oltre a essere segnalata sui nominali 783 kHz delle onde medie (anche qui, la frequenza reale sembrerebbe è spostata su 781-782) per il servizio interno, ha un servizio per l'estero, Radio Damascus, molto ben organizzato (qui il podcast, regolarmente aggiornato). Le frequenze utilizzate sarebbero queste, ma sembra che in questi giorni i 12085 kHz non siano utilizzati e i 9330 funzionino un po' a singhiozzo:
- 1600-1700 UTC/GMT Turkish daily 9.330 Khz, 12.085 Khz
- 1700-1800 UTC/GMT Russian daily 9.330 Khz, 12.085 Khz
- 1800-1900 UTC/GMT German daily 9.330 Khz, 12.085 Khz
- 1900-2000 UTC/GMT French daily 9.330 Khz, 12.085 Khz
- 2100-2200 UTC/GMT English daily 9.330 Khz, 12.085 Khz
- 2200-2300 UTC/GMT Spanish daily 9.330 Khz, 12.085 Khz
Secondo l'emittente i programmi sono diffusi anche via satellite su Hot Bird/13.0°E con i seguenti parametri:
Frequency: 12380 Mhz
Polarization: Vertical
Symbol Rate: 27500
Per le altre nazioni di questa area geografica in perenne fermento, non resta che fare affidamento a due risorse fondamentali per il reperimento di frequenze e orari di trasmissione radio: EMWG per le onde medie e la guida Middle East on shortwaves del British DX Club.
3 commenti:
Ascoltato il podcast.
Complimenti veramente.
(e ora mi vien voglia di ricomprare su eBay una Satellit!)
Grazie. Una interessante alternativa ai Satellit di un tempo è il Tecsun PL660, dotato di ricezione sincrona/SSB e copertura della air band VHF. Con spedizione sono circa 120 dollari, la portabilità è assicurata e la sensibilità è sorprendente per apparecchi di questa classe. E' un analogico, usa chip SoC dei modelli DSP come il PL310 e 380, ancora più economici e sorprendenti anch'essi.
prima ho scritto un lungo commento ottenendo un bell-errore. Per cui sintetizzo: grazie del consiglio
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