26 dicembre 2010

Suoni "spaziali": un futuro 3D anche per la radio?

Qualche giorno fa il Telegraph ha dedicato un pezzo agli esperimenti sulla trasmissione di audio surround da parte della BBC, affermando che l'emittente pubblica britannica intende prima o poi lanciare la radio tridimensionale. Dopo la televisione, anche la vecchia radio vuole indossare l'abito luccicante (e un po' vacuo) del 3D?
In effetti la sezione Research and Development della BBC sta conducendo diverse ricerche nell'ambito della cosiddetta "perifonia" o di una tecnologia alternativa chiamata "Ambisonics", ma per la verità non sembra che la radio tridimensionale sia una realtà così prossima (diverso il caso dello streaming Web ad altissima qualità appena inaugurato da BBC Radio 3 HD Sound)
Quello che potete seguire qui è un filmato in cui Andrew Mason parla con il ricercatore Quentin Cooper di questi esperimenti con le varie tecnologie surround. Lo trovate in una pagine con numerosi altri riferimenti sul ruolo dell'R&D nel broadcasting.




Lo scorso marzo il blog dell'R&D dove sono confluite le notizie dei Radio Labs della BBC, ha ospitato due lunghi interventi (parte 1 e parte 2) di Anthony Churnside sulle problematiche dell'audio surround e sugli studi dedicati alle tecnologie per dare spazialità alla nostra percezione del suono registrato o trasmesso. Non mancano gli standard per la rappresentazione spaziale del suono, come gli appassionati di Surround 5.1 sanno perfettamente. La televisione digitale, specie in versione HD, consente di diffondere piste audio compatibile con questi sistemi, definiti a livello ITU. Ma questi sistemi presentano alcuni inconvenienti quando si tratta di trasmettere o archiviare digitalmente i contenuti: la quantità di banda occupata è molto ingente e, fatto non trascurabile, i sistemi come il 5.1 sono pensati per determinate configurazioni di altoparlanti e non è facile uniformarsi a un determinato standard, anche per chi deve fruire di questi servizi. L'interesse dei ricercatori del North Lab si è spostato quindi verso una tecnica nota dagli anni 70 con il nome di Ambisonics, dove l'obiettivo è ricostruire un campo sonoro tridimensionale intorno all'orecchio dell'ascoltatore, non dell'altoparlante.
Una perifonia "binaurale" più leggera come quella resa possibile da Ambisonics è molto più praticabile e di fatto esistono già diversi esempi ricavati proprio dall'esperienza delle stazioni radio. Un esempio tra tutti, quello di Svergognando la morte, radiodramma di Sergio Ferrentino trasmesso dalla Radio della Svizzera Italiana, proprio in stereofonia binaurale. A chi volesse praticare qualche esperimento fatto in casa, suggerisco il sito di Convolver, un filtro digitale FIR (finite impulse response) open source per Windows. Tra le varie possibili sperimentazioni che si possono portare avanti con uno strumento di questo tipo c'è appunto la spazializzazione di una sorgente monofonica, che può essere virtualmente "fatta ruotare" intorno al punto in cui si trova l'ascoltatore. Ho citato Convolver perché le sue pagine su Sourceforge offrono molte spiegazioni, ma ci sono progetti per la codifica e la decodifica di audio binaurale anche per altre piattaforme, per esempio Gnaural o SbaGen. Altre informazioni e strumenti software si possono trovare sulle pagine che Angelo Farina, docente dell'Università di Parma, ha dedicato alla questione. A Parma è stato addirittura creato un apposito spazio museal/concertistico pubblico, la Casa del Suono, dove viene realizzato un nutrito programma di attività incentrate sulla spazialità del suono riprodotto.

Nessun commento: