Nel mese dei bilanci, Radio Magazine Online (come, nel suo piccolo, Radiopassioni) deve tracciare, a proposito di radio digitale, un quadro freddo e sconsolante come il cappone freddo tenuto da parte per il pranzo del 27. I vari consorzi promotori continuano a dirsi ottimisti e come è avvenuto in occasione dei capodanni degli ultimi due lustri promettono che il 2011 "sarà l'anno della radio digitale". L'unico segnale veramente positivo è la presenza nei punti vendita della grande distribuzione di decine di modelli di ricevitori e dispositivi capaci di accedere ai due sistemi di radio digitale dominanti, HD Radio e DAB/DMB. A fare eccezione è il DRM+ che ancora non riesce a far leva su una componentistica adeguata e sul quale comincia a essere davvero difficile essere ottimisti, magari facendosi trascinare dall'entusiasmo per le vaghe dichiarazioni di apprezzamento formulate da russi e indiani (stiamo parlando di assicurare la fornitura di centinaia di milioni di apparecchi, va bene che proprio questo potrebbe essere uno stimolo per l'industria ma continuando così i chipset arriveranno quando in India ci sarà la quinta generazione del radiomobile).
Purtroppo però, al positivo segnale dello scaffale pieno di accattivanti digital radio continua a corrispondere una tragica indifferenza da parte del pubblico. I consumatori americani non hanno ancora capito che farsene di HD Radio e da quelle parti l'acquisto di un apparecchio digitale consente se non altro di ascoltare diverse centinaia di stazioni FM ibride (le stazioni digitali in AM, lo dicono un po' tutti, sono solo un flop). Che cosa succederebbe qui in Italia, dove gli scaffali di FNAC e Unieuro si riempiono mentre l'etere del DAB rimane desolantemente vuoto in gran parte del nostro territorio? A Milano io non riesco ad ascoltare più di 15 stazioni e tra queste trovo francamente insultante il fatto che Radio Padania sia in codifica DAB+ mentre RAI FD5 Auditorium trasmette con una compressione da dinosauri e una qualità audio che mi fa rimpiangere l'impianto in onde medie di Radio 3 smantellato nel quartiere vigentino. A chi me lo chiede io sconsiglio di investire anche solo 99 euro in una radio DAB.
Entro il 2012, diceva il piano delineato da RaiWay per il lancio della nuova infrastruttura DAB+ condivisa tra emittenti pubbliche e private, la radio digitale dovrebbe arrivare a coprire il 50% della popolazione. La mia previsione per il 2011 è che se questa soglia non verrà raggiunta possiamo anche dimenticarci, in Italia, della radio digitale e delle sue indubbie possibilità.
All good, but...something's still missing. Call it grass roots consumer passion for digital radio, or the buzz that typically marks an inflection point on an adoption curve. Perhaps that's why HD Radio conversions stalled this year. The big groups bought in early, as did public radio with help from some hefty CPB grants. But the rest of us remained on the sidelines, watching for a sign that the moment to invest had finally arrived. And we're still there today.Clearly the U.S. experience isn't unique -- far from it. Around the world, digital radio is advancing in, well, dribbles. Yes, DAB+ finally seems to be gaining some traction in Europe and Australia, just as India and Russia seem to find DRM better suited to covering large areas and populations.If anything became clear this year, it's that the standards battle has come and gone. There are now lots of clever ways to digitally deliver audio content, including wireless broadband and smartphones. They all work pretty well -- simply pick one that suits your nation's business and social model, or mix and match.Even so, there's no denying that at the end of 2010 people -- ordinary everyday people -- are still waiting to hear why digital radio is must-have technology.Here's hoping 2011 provides a compelling answer.
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