Si scrive "regole pubblicitarie" si legge" finanziamento della radiotelevisione pubblica" e "qualità dei programmi". Il Wall Street Journal affronta la questione della pubblicità sulle reti radiofoniche pubbliche francesi, che per regola possono ospitare solo 20 minuti giornalieri di annunci e solo se l'inserzionista è un'altra azienda pubblica. Circa l'8% del budget di Radio France è coperto dalla pubblicità ma in previsione della futura privatizzazione di aziende come Gaz de France, è verosimile che le entrate si riducano. Il direttore esecutivo, Martin Ajdari, sta cercando di convincere il legislatore ad allentare i regolamenti, dando a Radio France la possibilità di ospitare annunci di aziende private di interesse nazionale.
E' il dilemma di un sistema radiotelevisivo che diventa forte proprio grazie all'assenza di troppa pubblicità, ma che fatica a far quadrare i conti a causa delle politiche di taglio sulla pubblica spesa. Un vero paradosso, specie se si pensa che proprio la qualità dei programmi pubblici attira sulle emittenti pubbliche un'audience colta e danarosa, molto appetibile per gli inserzionisti. Mentre sul fronte commerciale, la cattiva qualità livella tutto verso il basso e fa diventare le stazioni private popolari sì. Ma in una fascia di pubblico sempre meno affluente.
Nell'articolo si parla ovviamente anche della Rai, citata tanto per cambiare come esempio (negativo) di emittente televisiva pubblica zeppa di tette e pubblicità e di conseguenza sempre meno apprezzata e soprattutto poco credibile quando si tratta di stabilire la quota di denaro pubblico da riversare nelle sue casse. Per quale motivo se la programmazione è alla pari (cioè molto in basso) con quella dei canali che almeno si finanziano solo con la pubblicità? E' chiaramente un modello che per un vero ente pubblico non può funzionare. Ma qual è allora la linea di compromesso ottimale, considerando che almeno nel mercato radiofonico anche il modello commerciale puro sembra essere entrato in crisi?
E' il dilemma di un sistema radiotelevisivo che diventa forte proprio grazie all'assenza di troppa pubblicità, ma che fatica a far quadrare i conti a causa delle politiche di taglio sulla pubblica spesa. Un vero paradosso, specie se si pensa che proprio la qualità dei programmi pubblici attira sulle emittenti pubbliche un'audience colta e danarosa, molto appetibile per gli inserzionisti. Mentre sul fronte commerciale, la cattiva qualità livella tutto verso il basso e fa diventare le stazioni private popolari sì. Ma in una fascia di pubblico sempre meno affluente.
Nell'articolo si parla ovviamente anche della Rai, citata tanto per cambiare come esempio (negativo) di emittente televisiva pubblica zeppa di tette e pubblicità e di conseguenza sempre meno apprezzata e soprattutto poco credibile quando si tratta di stabilire la quota di denaro pubblico da riversare nelle sue casse. Per quale motivo se la programmazione è alla pari (cioè molto in basso) con quella dei canali che almeno si finanziano solo con la pubblicità? E' chiaramente un modello che per un vero ente pubblico non può funzionare. Ma qual è allora la linea di compromesso ottimale, considerando che almeno nel mercato radiofonico anche il modello commerciale puro sembra essere entrato in crisi?
Radio France Seeks Easing of Ad Rules
State-Run Stations Want to Air Spots From Private Firms
By DAVID GAUTHIER-VILLARS
December 31, 2007
PARIS -- When state-controlled Gaz de France is privatized in 2008, state broadcaster Radio France will lose a key advertiser.
Under a 1951 law, Radio France, which operates news, music and general-programming stations, can accept ads only from state-run companies. That wasn't much of a problem when most of French industry, such as carrier Air France and phone company France Télécom, was in state hands, but as the French economy has evolved and Paris has privatized many of its largest companies, Radio France is struggling to maintain its historical mission of being a public-service broadcaster that operates free from the constraints of the commercial-driven radio market.
Radio France still receives state handouts, derived from a tax on television-set ownership, that account for roughly 90% of its €590 million ($868 million) annual budget. (By comparison, in the U.S., National Public Radio had revenue of about $170 million for the year ended Sept. 30, 2006.)
Limited advertising from state-run companies covers almost 8% of Radio France's costs. When Gaz de France is privatized, it will leave a hole of €2 million, more than 4% of annual ad revenue, that the broadcaster must fill from a dwindling number of potential advertisers. "We need to have a wider choice," says Radio France Chief Operating Officer Martin Ajdari.
A few weeks ago, the state broadcaster asked the French government to open the seven stations it operates to advertising from nonstate companies.
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