Con oltre quattro anni e mezzo di anticipo sulle Olimpiadi di Londra del 2012 il regolatore britannico Ofcom ci dà un'altra lezione di politica delle risorse spettrali. E' un caso molto specifico ma ancora una volta c'è da rimanere sorpresi davanti alla professionalità e alla lungimiranza di una authority che ha appena pubblicato il testo della sua indagine intitolata "Spectrum planning for the London 2012 Olympic Games and Paralympic Games". Le parti interessate avranno qualche mese di tempo per sottoporre il loro parere a Ofcom, che a sua volta dovrà decidere su questioni di governance dell'uso di uno spettro molto ampio. Il documento inquadra la problematica olimpica in un duplice contesto. Un aspetto riguarda le radiocomunicazioni personali (Professional Mobile Radio), l'altro, non meno critico, coincide con le necessità per così dire micro-infrastrutturali dei broadcaster che dovranno servirsi di connessioni wireless per la raccolta (ENG, electronic news gathering) di una miriade di flussi video e audio generati dai punti di ripresa e commento radiotelevisivo. Non a caso il testo preparatorio è ricco di riferimenti alle normative europee (ECC) in materia di microfoni a radiofrequenza, link audiovideo (nel 2012 l'alta definizione sarà una realtà consolidata e ogni link occuperà ben 10 MHz) e altri ambiti applicativi. Nella nostra ottica un po' asfittica e provinciale, la lettura di Spectrum planning è, come spesso succede quando si tratta di Ofcom, abbastanza umiliante. Forse può anche essere considerato un eccesso di zelo regolatorio. Ma dal mio punto di vista è soprattutto un manuale procedurale e va ad aggiungersi a una libreria che dalle nostri parti, in questo piccolo Far West dell'anarchia "creativa" applicata alla radiofrequenza (e non solo), prima o poi impareremo a compulsare.
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