23 novembre 2006

Un catasto dello spettro repubblicano

L'esterofilia non è un reato, malgrado l'assonanza con tutte le altre perversioni di etimo greco (se non sono perversioni è il filo a precedere l'oggetto della passione, altrimenti c'è solo da vergognarsene), ma è del tutto fine a se stessa. Qui siamo, qui rimaniamo, qui dobbiamo cercare di cambiare le cose che non ci piacciono. Guardate al problema della gestione dello spettro RF. Curiosando sul portale comunitario europeo (politiche per la società dell'informazione, spettro delle radiofrequenze), ho trovato una utile lista degli organismi preposti - ministeri e quant'altro - nei vari paesi membri. Le agenzie specificamente rivolte alla gestione delle frequenze sono poche, a dire il vero. Non so se per mancanza di chi ha allestito i link sul portale. Ma in Francia - dove la sigla RF ha una grande importanza nazionale - vedo che esiste la Agence Nationale des Fréquences (ANFR). Sono andato sul sito e tanto per cambiare mi sono vergognato un poco. Tra le funzionalità messe a disposizione di chi consulta questa risorsa, oltre a un mucchio di informazioni sulla gestione dello spettro e il controllo dei campi elettromagnetici, c'è Cartoradio, un vero e proprio catasto GIS degli impianti trasmissivi sull'intero territorio francese. Navigando nella mappa compaiono tre generi di simboli colorati che designano gli impianti di radiotelefonia mobile, radiodiffusione e altri trasmettitori (tipicamente PMR, Personal Mobile Radio) più un simbolo rosso che fornisce il dato sui campi misurati in quella porzione di territorio. Per ogni impianto è possibile visualizzare una scheda che illustra il comune di pertinenza e la banda di frequenza operativa. Per legge, il cittadino francese può andare dal suo sindaco e chiedere di misurare i livelli di campo nel proprio comune di residenza. Ma attraverso Cartoradio si possono consultare le "schede sanitarie" relative alle misure già effettuate. Queste schede sono dettagliatissime (ne allego una presa da Parigi) e indicano i livelli di intensità di campo elettromagnetico alle principali frequenze rilevate (da 0 a tot GigaHertz), oltre a dati fisici come l'altezza delle antenne presenti nella porzione di territorio. Insomma, una quantità di dati umiliante per chi vive nel Far West di Spettrosalvaggio, il paese dove - se hai soldi - non devi chiedere mai per sparare i tuoi cento kiloWatt dove cavolo ti pare. Quando qualcuno se ne accorgerà sarà solo a sanatoria avvenuta. A Spettroselvaggio, come a Casabusiva, Tassevasa e Ariafetente, una sanatoria non la si nega a nessuno.
Di fronte a un sito come Cartoradio uno può reagire in modi diversi. Per esempio affermando che si tratta di un inutile spreco di soldi pubblici (il che probabilmente è vero, anche se immagino che i dati siano stati raccolti nel tempo, in base a un regolamento e a una allocazione di risorse finanziarie che rientra in quella disciplina, da noi esoterica e poco praticata, della gestione della cosa pubblica, sì quella cosa inventata dai romani circa 2.500 anni fa; ci credo che ce la siamo scordata). Oppure chiedendo immediatamente l'asilo politico in Francia. Ma forse una terza via potrebbe essere piu semplice: prendere esempio. Non credo che il ministro Gentiloni legga questo modestissimo blog. Forse il suo staff dovrebbe fare un po' di benchmarking su Internet, così, tanto per imparare qualcosa. Per completezza, prendete nota della pagina dello European Radio Office sul Frequency Information System (EFIS) and National Frequency Tables. Da questo indirizzo è infatti possibile accedere ai vari band plan nazionali dei paesi membri UE, o consultare direttamente il band plan ufficiale comunitario (prelevabile qui ) e accedere alla maschera di interrogazione online del database EFIS.

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2 commenti:

Anonimo ha detto...

Alcuni dati sul monitoraggio dei campi elettromagnetici in realtà sono pubblicamente disponibili anche in Italia, anche se in modo meno organizzato rispetto alla Francia.
I dati sono consultabili sul sito "Monitoraggio campi elettromagnetici" del Ministero delle Comunicazioni:
http://www.monitoraggio.fub.it

Per quanto concerne invece la gestione e il controllo dello spettro delle radiofrequenze, possiamo solo stendere un velo pietoso. Le motivazioni, politiche ed economiche, sono spudoratamente sotto gli occhi di tutti.

Andrea Lawendel ha detto...

Grazie, Fabrizio. Faccio ammenda per la lagnosità dei toni e per i miei vuoti informativi, ma solo in parte. Un confronto tra i dati messi online dalla Fondazione Ugo Bordoni e il livello di dettaglio raggiunto nelle schede "sanitarie" di Cartoradio (per non parlare dell'efficacia dell'interfaccia GIS) è piuttosto umiliante per il braccio consulenziale del nostro ministero. La verità è che l'Italia ha tollerato, proprio a partire dal fenomeno della radiofonia privata, cioè per trent'anni, una demenziale non-politica di gestione di una risorsa fondamentale come è la radiofrequenza. Forse nelle bande allocate alla telefonia cellulare le cose sono andate meglio, ma solo perché sarebbe stato inevitabile. Nelle bande broadcast radiotelevisive, la virtuale assenza di una normativa rigorosamente applicata e fatta rispettare pesa come un macigno non solo sull'economia dei media e della pubblicità ma su tutto il sistema democratico.