Mark Ramsey, autore del blog Hear 2.0 torna sulla questione dei Subscriber Acquisition Costs, il parametro di cui avevamo parlato commentando i risultati finanziari dei due operatori satellitari americani XM e Sirius. Questa volta però questa variabile viene calcolata per approssimazione nel contesto del sistema terrestre HD Radio di Ibiquity, che ha recentemente dichiarato un investimento di 200 milioni di dollari per il marketing dello standard tra gli ascoltatori. Ora, si chiede Ramsey, se ipotizziamo alla fine di questa campagna una vendita di 200 mila apparecchi (volume tra l'altro molto poco realistico), otteniamo un costo per "abbonato" di mille dollari. In pratica circa dieci volte tanto rispetto al costo dichiarato da XM o Sirius. Sono interessanti anche i commenti al post di Mark, che appunto propongono il confronto tra digitale satellitare e terrestre. Lo svantaggio per quest'ultimo è preoccupante, è la conclusione di Ramsey: tanto valeva regalare le radio e dare ai non acquirenti un bell'assegno, scrive il consulente radiofonico.
Ci ho riflettuto anch'io e posso aggiungere che forse le sue valutazioni sono meno indicative di quanto non possa sembrare. I dati che arrivano dall'industria della radio satellitare riguardano aziende quotate in borsa che hanno precisi obblighi di trasparenza. Voglio dire che nessuno sa come sono fatti veramente quei 200 milioni investiti per HD, nessuno sa se sono stati spesi veramente (o se i famosi spot pubblicitari concordati con le stazioni digitalizzate siano, come è verosimile, dei semplici cambi merce, cioè delle partite di giro). Ibiquity ha semplicemente fatto come fan tutti: quando si lancia una nuova tecnologia si parla sempre di faraoniche campagne di marketing per tenere vivo l'interesse. In questo caso però forse l'operazione si è trasformata in un boomerang, perché consente agli analisti finanziari di estrapolare un costo per cliente che non solo è davvero spropositato ma maschera la reale questione di fondo. Che riguarda i volumi di apparecchi effettivamente venduti. È questa massa critica il fattore fondamentale per innescare quel ciclo virtuoso di interesse reciproco (le stazioni radio che si attrezzano per HD Radio e gli ascoltatori che si attrezzano per ascoltarle), che può fare la fortuna della tecnologia. Finora Ibiquity ha probabilmente regalato o "prestato" in comodato d'uso molti degli impianti installati presso le stazioni (visto che HD Radio possono ascoltarla in pochissimi non si capisce come altrimenti avrebbero convinto i loro gestori). Se il numero di ascoltatori non cresce in modo significativo, o se lo standard dovesse lasciar trasparire troppe magagne (per esempio le interferenze alle stazioni analogiche vicine), la pragmatica industria americana potrebbe decretare il fallimento commerciale di questo sistema, che dopotutto è uno standard proprietario che non ha la stessa dignità di obiettivo nazionale che hanno da noi il digitale televisivo terrestre o negli Stati Uniti l'omologo sistema televisivo Advanced Television. Insomma, i percorsi di digitalizzazione della radio a partire da un sistema analogico maturo e tutto sommato efficace come la modulazione di frequenza, sono decisamente più complessi.
Ci ho riflettuto anch'io e posso aggiungere che forse le sue valutazioni sono meno indicative di quanto non possa sembrare. I dati che arrivano dall'industria della radio satellitare riguardano aziende quotate in borsa che hanno precisi obblighi di trasparenza. Voglio dire che nessuno sa come sono fatti veramente quei 200 milioni investiti per HD, nessuno sa se sono stati spesi veramente (o se i famosi spot pubblicitari concordati con le stazioni digitalizzate siano, come è verosimile, dei semplici cambi merce, cioè delle partite di giro). Ibiquity ha semplicemente fatto come fan tutti: quando si lancia una nuova tecnologia si parla sempre di faraoniche campagne di marketing per tenere vivo l'interesse. In questo caso però forse l'operazione si è trasformata in un boomerang, perché consente agli analisti finanziari di estrapolare un costo per cliente che non solo è davvero spropositato ma maschera la reale questione di fondo. Che riguarda i volumi di apparecchi effettivamente venduti. È questa massa critica il fattore fondamentale per innescare quel ciclo virtuoso di interesse reciproco (le stazioni radio che si attrezzano per HD Radio e gli ascoltatori che si attrezzano per ascoltarle), che può fare la fortuna della tecnologia. Finora Ibiquity ha probabilmente regalato o "prestato" in comodato d'uso molti degli impianti installati presso le stazioni (visto che HD Radio possono ascoltarla in pochissimi non si capisce come altrimenti avrebbero convinto i loro gestori). Se il numero di ascoltatori non cresce in modo significativo, o se lo standard dovesse lasciar trasparire troppe magagne (per esempio le interferenze alle stazioni analogiche vicine), la pragmatica industria americana potrebbe decretare il fallimento commerciale di questo sistema, che dopotutto è uno standard proprietario che non ha la stessa dignità di obiettivo nazionale che hanno da noi il digitale televisivo terrestre o negli Stati Uniti l'omologo sistema televisivo Advanced Television. Insomma, i percorsi di digitalizzazione della radio a partire da un sistema analogico maturo e tutto sommato efficace come la modulazione di frequenza, sono decisamente più complessi.
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