Non sarà semplice il percorso verso la piena implementazione del Piano Nazionale per la Larga Banda (negli Stati Uniti, che vi credevate?). Il piano delineato dalla FCC (376 pagine), considerato fondamentale per il futuro sviluppo economico degli Stati Uniti, prevede che per favorire l'offerta di servizi di accesso a Internet "wireless" si debbano sfruttare il più possibile le risorse spettrali attualmente non utilizzate o quelle lasciate libere dopo i cambiamenti che stanno caratterizzando l'uso dello spettro, in particolare le frequenze non più occupate dalla televisione terrestre analogica, ormai spenta.
Rispetto a quello che la stessa FCC dice nel Piano - che (si veda a partire da pagina 92 del documento linkato poco sopra) prevede anche misure più o meno forzate di "ottimizzazione architetturale" per i servizi in essere, tv terrestre digitale inclusa - cominciano a delinearsi parecchi ostacoli. Tra questi ostacoli c'è il completamento di un accurato inventario delle risorse spettrali, che secondo alcuni potrebbe richiedere almeno due anni di tempo, mentre la FCC sembrava intenzionata a procedere molto prima con le sue misure di "spectrum reclamation".
Un altro duro colpo alle effettive capacità della FCC di esercitare una sorta di pressione obbligatoria sul mondo degli operatori di servizi di telecomunicazione broadcast o dati, viene dalla decisione della corte d'appello distrettuale di Washington DC, che ha dato torto alla FCC nella sua lunga disputa con l'operatore broadband Comcast (recente compratore di NBC Universal). Nel 2007 la Commissione aveva imposto a Comcast di non applicare politiche restrittive sulla banda allocata ai suoi abbonati Internet che scaricavano file con il protocollo BitTorrent. In pratica la FCC aveva chiesto di rispettare il principio di neutralità che vieta agli operatori di stabilire criteri di servizio diverso in funzione dei diversi usi della banda di Internet. Il tribunale distrettuale ha negato che la FCC disponga della necessaria autorità "ancillare", stabilendo quindi che gli operatori possano fare quello che vogliono della banda gestita da loro. E di conseguenza c'è chi vede questa decisione come una possibile vincolo per la FCC nella sua strategia di implementazione del Piano quando questa strategia finisca per imporre qualcosa che gli operatori non vogliono.
In occasione dell'ultimo salone NAB di Las Vegas, il capo della FCC Julius Genachowski, ha fatto agli operatori televisivi un discorso conciliante, affermando che la FCC non intende far cadere le sue decisioni dall'alto. Ma poi ha rifiutato di rispondere alle domande dei giornalisti. Il responsabile del NAB, Gordon Smith, ha risposto con dichiarazioni barricadere, affermando che le emittenti televisive americane non faranno da "sportello bancomat" delle risorse spettrali a beneficio dei piani della FCC (come se questi piani fossero presi nei soli interessi della Commissione). Del resto, non si poteva pretendere che i gruppi di interesse che oggi controllano i servizi di radiotelediffusione e le radiofrequenze assegnate accettassero senza discutere una politica che punta a utilizzare una parte sostanziosa di queste frequenze con modalità molto diverse, che dovrebbero almeno teoricamente aprire la strada a numerosi nuovi entranti, stravolgendo gli equilibri acquisiti. E' un classico caso di conflitto tra vecchio e nuovo, dove il nuovo non ha tuttavia le stesse ineluttabili chances di successo di una automobile contro la carrozza a cavalli.
Forse consapevole di un cammino che si sta prospettando più tortuoso del previsto, la FCC ha deciso di costituire una vera e propria "Spectrum task force" per accelerare i tempi del famoso inventario delle frequenze. In questa direzione va anche la volontà di aumentare le capacità dello strumento online Spectrum Dashboard, lanciato in versione beta nel marzo di quest'anno.
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