09 maggio 2010

Non con un lamento, Peppino Impastato visto da vicino

In questi giorni viene presentato un libro su Peppino Impastato, morto ammazzato il 9 maggio del 1978, e le vicende di Radio AUT, l'emittente che dava fastidio ai mafiosi della zona fra Trapani e Palermo. Si intitola "Non con un lamento. Vertigini di memorie", lo scrive Giorgio di Vita e lo pubblica l'editore Navarra. Andando sul sito troverete una dettagliata scheda del libro, un suo estratto e una intervista all'autore. Quello che segue invece è l'articolo di La Sicilia che parla di questo evento.

Un libro racconta Peppino Impastato a oltre 30 anni dalla sua morte

"Non con un lamento. Vertigini di memorie" di Giorgio Di Vita

05-05-10 | CULTURA | Cinisi (Pa) | 9 maggio 1978 - 9 maggio 2010: a oltre trent’anni dall’assassinio di Peppino Impastato, Giorgio di Vita, romano di origini siciliane, compagno e amico di Peppino ricorda in “Non con un lamento. Peppino Impastato, vertigini di memorie” (Navarra Editore) l’esperienza di Radio Aut e la figura di Peppino, in camicia militare e zoccoli, sigaretta sempre alle labbra, il carisma di lui, le sue parole severe, e i pomeriggi in radio.
Il libro sarà presentato in anteprima a Palermo sabato, alle 13, presso il circolo Arci ‘Nzocchè (via Ettore Ximenes, 95), e domenica l’autore, Giorgio Di Vita, prenderà parte al Forum Sociale Antimafia Felicia e Peppino Impastato 2010 di Cinisi.
Giorgio Di Vita è un apprezzato autore di fumetti, che ha collaborato come redattore e illustratore con le principali case editrici italiane. Dedicandosi di recente alla narrativa, in “Non con un lamento. Peppino Impastato, vertigini di memorie” - un testo che l’autore stesso definisce “romanzo di recupero della memoria” - ci racconta le estati di trent’anni prima che trascorreva insieme alla famiglia nel comune siciliano di Terrasini, confinante con quello di Cinisi, dove ebbe modo di conoscere personalmente Peppino Impastato e di partecipare attivamente alla ben nota esperienza di Radio Aut e ci fa, così, rivivere il clima politico-culturale degli anni Settanta.
"Peppino è stato in quei mesi il fratello maggiore che non ho mai avuto – racconta Giorgio Di Vita - Uno con cui non ho avuto nessuna difficoltà a stringere amicizia, come se davvero ci conoscessimo da sempre. Un amico fraterno, affettuoso e disponibile sia ai discorsi impegnati che alle battute. L’ideale! Il ricordo più bello è quello della sua improvvisata alla stazione di Cinisi prima della mia partenza per Roma, di cui parlo anche nel libro. Una dimostrazione di amicizia in un momento in cui sentivo forte il malessere del distacco. A Radio Aut eravamo pochi e il clima era quello di un gruppo di amici. Si respirava una volontà vera e un coraggio che non avevo mai percepito prima nelle assemblee romane. L’obiettivo era molto ben focalizzato: la denuncia della corruzione mafiosa. Questo mi aiutava a capire bene dove, nell’immediato, andasse a parare il mio impegno, nonostante questo fosse, nel mio caso, limitato, parziale, temporaneo. A parte qualche duetto con Peppino, partecipavo alle trasmissioni di lettura dei giornali, mentre nel pomeriggio gestivo uno spazio in cui mettevo su un po’ di musica classica e raccontavo come e perché quei brani mi emozionassero".
Fatta la scelta di un viaggio di ritorno in quegli stessi luoghi trent’anni dopo, l’autore ha intessuto una struttura narrativa di flash back notevolmente evocativi e di riflessioni attuali su quella esperienza, che non si limita a considerare i giorni estivi trascorsi nei due paesi vicini, ma comprende anche le dinamiche politiche e culturali di quegli anni, i Settanta, le manifestazioni studentesche, il sequestro Moro, arrivando a comprendere vicende di raggio internazionale, come quelle di Petra Krause e dell’Ayatollah Khomeiny.
La narrazione inizia dall’atterraggio del velivolo che sta riportando l’autore sulla costa siciliana, e subito i ricordi si allacciano ad annose questioni che legano inevitabilmente quel territorio a Cosa Nostra: la costruzione dell’aeroporto di Punta Raisi, l’incidente di Montagna Longa nel 1972, uno dei più clamorosi, che vide un DC8 dell’Alitalia scontrarsi sulla parete rocciosa con 115 persone a bordo; e diventano mano a mano più vivi non appena il protagonista tocca terra.
Sospeso tra il timore di non riuscire a orientarsi e la vertigine che invece le immagini della memoria gli causano, Di Vita raggiunge quella che sarà la residenza del suo soggiorno a Terrasini: l’ex-sede di Radio Aut, trasformata adesso in un piccolo bed and breakfast, di proprietà dell’amica Anna, una compagna di trent’anni fa.
Questi trent’anni divengono quindi il leit motiv della narrazione, ma il lavoro di Di Vita non è solo una raccolta di memorie quanto una proposta, di analisi, di valutazione, di confronto, che rivela quanto altro ancora ci sia da dire sulla figura di Peppino Impastato, imprescindibile per tutte le menti disposte ancora a interrogarsi e a mutuare, dalla sua esperienza e dal suo destino, importanti contenuti che devono diventare per noi materiale di riflessione e di lotta.



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