Sembra che il lancio dell'applicazione per l'ascolto su Apple iPhone dei programmi Radio RAI abbia avuto una immediata ripercussione sulla popolarità del servizio podcast dell'emittente pubblica. Rispetto alla media della settimane che hanno preceduto l'uscita della app, la differenza riscontrata è di circa 75 mila podcast settimanali in più. E' un dato che mi sembra molto significativo. La radio non lineare di Radio RAI ha sempre sofferto, in termini di volumi di ascolto, per gli evidenti difetti di una interfaccia poco accattivante. Le cose sono migliorate con la creazione del nuovo portale Rai.tv, ma sono rimaste le magagne di uno strumento che non viene gestito con la necessaria puntualità. Il podcast di molte trasmissioni, inclusa la seguitissima lettura ad alta voce di grandi romanzi su RadioTre, risulta spesso non aggiornato, alcuni contenuti risultano non disponibili per vincoli normativi (diritti d'autore) che funzionano a singhiozzo, escludendo qualcosa e autorizzandone altre, senza apparente continuità. Del resto tutta la sezione radiofonica del portale della RAI continua a presentare, a dispetto dei recenti restyling, grosse pecche di uniformità. Programmi importanti non hanno uno spazio Web adeguato ai tempi, mancano le schede in sincronia con i palinsesti. E non parliamo della vessatissima questione dei forum di discussione, rimasti in una desolante e annerità metà del guado dopo che i responsabili hanno deciso la migrazione dalla vecchia interfaccia della Community Rai (bloccata alle nuove iscrizioni, nonostante diversi forum continuino a funzionare col vecchio regime), al nuovo luttuoso spazio che dovrebbe ospitare le opinioni dei cittadini abbonati RAI sulle trasmissioni e su temi di rilevanza sociale. Moltissimi utenti di questo spazio lamentano la scarsa leggibilità, la difficile accessibilità (in barba alla Legge Stanca), ma nessuno fa niente.
Ora basta una app ben azzeccata, con una interfaccia molto immediata, per un dispositivo che piace e di colpo la radio non lineare registra percentuali di crescita a doppia cifra. Mi sembra come dicevo molto indicativo. E mi sembra anche urgentissimo che RaiNet affronti il problema della presenza Web della nostra emittenza pubblica, prendendo a esempio la ricchezza e la completezza riservata ad altre emittenti dell'Unione Europea. Date un'occhiata all'incredibile brand unity dei siti di Radio France, alla quantità di informazioni fornite, con grande tempestività, per ciascun programma, alle funzioni di riascolto in streaming e in podcast (che spesso consentono di riascoltare il programma che vi siete perso a una settimana, quando non a un mese dalla trasmissione). Radio France tra l'altro lo fa su molti più programmi radiofonici, molto più "densi" dei nostri.
Il Web, fisso o mobile che sia, è una occasione formidabile, qualcuno dovrebbe farlo capire ai vertici RAI. A meno che non ci sia qualcuno che ritiene la radio un mezzo morto e sepolto perché non può mostrare le tette delle veline e le tronfie facce dei governanti.
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