04 dicembre 2009

Un tavolo per salvare l'Orchestra della Svizzera Italiana

Ci siamo passati attraverso anche noi, ma siamo in Italia non in Svizzera, nazione con cui possiamo vantare una sostanziale parità sul terreno del provincialismo, dei soldi sporchini e del razzismo incipiente, ma che culturalmente dimostra di essere molto meno incosciente. Una quindicina d'anni fa (credo) quando si trattò di tagliare senza pietà i fondi per l'orchestra sinfonica della Rai di Milano, una istituzione molto cara ai cittadini che affollavano la mitica Sala Verdi del Conservatorio per le sue eccellenti stagioni, nessuno si degnò di ascoltare gli accorati appelli che giungevano copiosi. La RAI doveva risparmiare soldi e le sue orchestre cittadine, per quanto benemerite, erano ridondanti. Poi chi se la fila in Italia la musica classica? Perché dovremmo spenderci i sudati soldi pubblici su quei quattro vecchietti e quello strazio di suoni? Già, perché?
Fatto sta che quando analoghe voci di scioglimento sono cominciate a circolare per l'altrettanto benemerita Orchestra della Svizzera Italiana, minacciata dai tagli sulla radiofonia previsti dalla società SSR, editore dei canali radiotelevisivi pubblici, le alte autorità si sono mosse subito. Oggi dal Ministero per ambiente, trasporti, energia e comunicazioni elvetico è arrivato questo comunicato:

Un futuro per l'Orchestra della Svizzera italiana

Berna, 04.12.2009 - Moritz Leuenberger ha informato oggi il Consiglio federale della sua intenzione di cercare nuove soluzioni atte a salvare l'Orchestra sinfonica della Svizzera italiana (OSI). A seguito della decisione di SSR di ridurre drasticamente il suo sostegno finanziario a partire dal 2013, l'OSI è infatti minacciata nella sua esistenza.

Il Capo del Dipartimento federale dell'ambiente, dei trasporti, dell'energia e delle comunicazioni (DATEC) ritiene che l'orchestra rivesta particolare importanza per l'identità culturale della Svizzera italiana. Il panorama musicale di questa parte del Paese si distingue infatti notevolmente da quello delle altre regioni svizzere e l'OSI è uno dei tasselli della sua identità culturale. Il Consigliere federale Leuenberger ha pertanto incaricato la Segreteria generale del DATEC di individuare possibilità di finanziamento alternative nel quadro di un gruppo di lavoro al quale parteciperanno anche le autorità del Cantone Ticino.
Se mancano i soldi per un'orchestra italiana, potete stare certi che l'orchestra chiude. Se lo stesso rischio lo corrono orchestrali della Svizzera (ma ho il sospetto che varrebbe lo stesso per gli orchestrali dello Zambia), le autorità fanno almeno lo sforzo di allestire un tavolo per escogitare una soluzione. Nel Cantone sono state raccolte migliaia di firme e il 20 novembre si è costituita una associazione di "Amici dell'OSI" che ha realizzato un bel sito Web. Da questa fonte apprendo che la trasmissione di RSI Millevoci ha parlato delle prospettive di chiusura di questa storica compagine, abituata a suonare con i migliori direttori del mondo. In bocca al lupo, OSI!

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