18 dicembre 2009

Digitalizzazione FM, spunta un sistema russo: R-AVIS

Il comitato FM45 dello European Communications Office (ex European Radio Office), quello che si occupa delle possibili soluzioni per il passaggio al digitale per le stazioni della banda VHF/II, è tornato a riunirsi, questa volta in Germania, nella sede della Südwestfunk di Francoforte. E come sempre i documenti messi a disposizione dei partecipanti al meeting, che si concluderà oggi, sono di estremo interesse.
Ne segnalo due alla vostra attenzione, uno riguardante un accurato studio comparativo della Bayerischer Rundfunk in cui si evidenziano in modo molto esauriente i dubbi relativi a un dispiegamento su larga scala, in Europa, del sistema di trasmissione digitale HD Radio. Il report conclude affermando che a causa delle diverse metodologie di pianificazione dello spettro, il sistema Ibiquity che funziona negli USA non potrebbe essere utilizzato in Europa senza causare pesanti interferenze sulle emittenti FM analogiche e una conseguenze riduzione delle aree geografiche coperte con il segnale convenzionale.
L'altro documento riguarda addirittura un nuovo sistema di trasmissione digitale, questa volta originario della Russia, R-AVIS. Il Real Time Audio Visual Information System consentirebbe secondo la breve presentazione in inglese pubblicata tra i materiali della riunione ECO (ho scovato un documento più dettagliato, ma è in russo), la trasmissione di flussi compresi tra i 150 e 900 kilobit al secondo su larghezze di banda di 200 o 250 kHz (codifica audio MPEG-4 AVC o HE-AAC), equivalenti a un massimo di 10 programmi audio stereofonici o un programma video. Il sistema è stato concepito proprio per l'uso ottimizzato in banda I e II e sfrutta una variante della modulazione ortogonale OFDM con portanti sottomodulabile in QPSK e QAM. Il sistema è descritto nel documento ITU-R BT.2049/Appendice 5.
C'era davvero bisogno di aggiungere una nuova sigla alla già lunga lista di standard e sistemi proposti per far evolvere la radio dall'analogico al digitale? Quali costi industriali - a fronte di un mercato globale da 26 miliardi di sterline all'anno (come abbiamo visto dai dati OFCOM) - dovranno sostenere le imprese e la collettività? Con quali ritorni in termini di economia dell'hardware di trasmissione e ricezione, copertura geografica dei bacini d'ascolto, consumi elettrici, mercato pubblicitario, varietà di programmazione e pluralismo? Mentre cominciano a manifestarsi le prime perplessità sulla digitalizzazione della tv hertziana terrestre, forse sarebbe il caso di fare quattro conti su un comparto, la radio, che non raggiunge certe soglie di valore ma è pur sempre un medium molto apprezzato e utile sul piano sociale e culturale.

2 commenti:

Roberto ha detto...

Certamente ci sono diversi fattori nella valutazione dei vantaggi o meno sul passaggio al digitale.
Il beneficio principale a mio avviso, avere più emittenti o canali su una stessa frequenza, è il più consistente, però ne vedo l'utilità soprattutto nel campo televisivo (pochi canali analogici nell'era pre-DVB) e molto meno in quello radiofonico FM. E la maggiore qualità di ascolto diventa appetibile solo per pochi orecchi raffinati.
Consideriamo pure la necessità di acquisto di nuovi ricevitori necessariamente costosi vista la carenza di richiesta del mercato e l'incertezza sugli standard (mentre nel caso del DVB è bastato commercializzare dei decoder che a regime hanno avuto un costo molto più basso rispetto ai televisori completi). E anche a causa di questo punto, vedo molto difficile una prossima commercializzazione di prodotti veramente "consumer".
...Mentre (chissà come mai?) il fenomeno delle "radio online" è invece in crescita...

Anonimo ha detto...

Roberto ti scrivo da un'area di switch off. Dei 200 e oltre canali che ricevo nemmeno una ventina sono GUARDABILI...tutto il resto sono canali di shopping,maghi,e cantanti napoletani..DOMANDA...c'era proprio bisogno di riservare tutta la banda UHF al digitale? I canali pubblici non potevano continuare a rimanere anche in analogico?