Mi sono imbattuto casualmente in uno strano programma di WNYC, la stazione NPR newyorkese (trasmette su 820 kHz, che tra parentesi è possibile ascoltare, rarissimamente, anche da noi). In calendario nella rubrica Evening Music, IBM 1401 A user's manuale, è una composizione del musicista islandese Jóhann Jóhannsson:
Una storia davvero affascinate, che si conclude nel 1971 con la messa fuori servizio del sistema, già diventato obsoleto. Per l'occasione venne organizzata una vera e propria cerimonia d'addio, in cui venne riprodotta la musica elettronica generata dal 1401, insieme ad alcune registrazioni del rumore prodotto dalla macchina. Ascoltando dopo tanto tempo i nastri del padre, Jóhannsson ha creato la sua musica, pubblicata nel 2006, quasi cinquant'anni dopo quel primo, "economico" computer. Volendo il disco si può acquistare anche su iTunes.
Sulla musica di Jóhannsson la danzatrice islandese Erna Omarsdottir ha realizzato una coreografia suggestiva, che potete vedere in questo filmato di YouTube nel corso di una rappresentazione avvenuta qui in Italia:
Jóhannsson dice di aver discusso a lungo, insieme a Erna, sulla musica prodotta dal 1401 e su tutto quello che gli esseri umani possono simulare utilizzando le macchine. E la conclusione è che non dobbiamo temere il computer, ma in un certo senso accoglierlo, addottarlo come faremmo con un figlio. Perché il rischio è che, come un figlio, una macchina trascurata possa un giorno rivolgersi contro di noi.
IBM 1401: A User's ManualLetta così è già piuttosto intrigrante. Ma se andate a guardarvi il sito dedicato a A user's manual, con le note a margine scritte dal compositore, c'è letteralmente da sciogliersi. A parte che Jóhannsson confessa di essersi rifatto, per il titolo, al capolavoro di Georges Perec (La vie, mode d'emploi, di cui quest'anno ricorre il trentesimo anniversario), la fonte di ispirazione principale di questo lavoro musicale sono i racconti del padre del compositore, che fu responsabile della manutenzione di un IBM 1401, il primo computer programmabile "a buon mercato" e fatto in serie, nato nel 1959 e importato in Islanda nel 1964. Jóhannsson spiega che il padre era riuscito scoprire un trucco per usare l'ingombrante macchina IBM per fare della computer music. Sembra infatti che i banchi di memoria del sistema emettessero delle radiazioni elettromagnetiche che si potevano "ascoltare" mettendo loro vicino una radio. Programmando l'accesso alla memoria, l'altoparlante della radio finiva per produrre dei suoni regolari che per fortuna il padre di Jóhannsson aveva registrato su nastro. Era, dice Jóhannsson, una melodia malinconica e delicata, che probabilmente ricordava le note un po' lamentose del theremin.
Saturday, April 12, 2008
Released on the market in 1959, the IBM 1401 was the first "affordable" general-purpose computer (if you consider $2500 a month affordable). It also had a distinctive noise profile, which nearly fifty years later inspired Icelandic composer Jóhann Jóhannsson to create an entire album around it, IBM 1401: A User's Manual. Originally written as a string quartet for a dance piece (and based on a reel-to-reel recording Jóhannsson's father had made of the computer many years before), the work was expanded for a sixty-piece string orchestra (with electronics) for this recording, which we hear tonight.
Una storia davvero affascinate, che si conclude nel 1971 con la messa fuori servizio del sistema, già diventato obsoleto. Per l'occasione venne organizzata una vera e propria cerimonia d'addio, in cui venne riprodotta la musica elettronica generata dal 1401, insieme ad alcune registrazioni del rumore prodotto dalla macchina. Ascoltando dopo tanto tempo i nastri del padre, Jóhannsson ha creato la sua musica, pubblicata nel 2006, quasi cinquant'anni dopo quel primo, "economico" computer. Volendo il disco si può acquistare anche su iTunes.
Sulla musica di Jóhannsson la danzatrice islandese Erna Omarsdottir ha realizzato una coreografia suggestiva, che potete vedere in questo filmato di YouTube nel corso di una rappresentazione avvenuta qui in Italia:
Jóhannsson dice di aver discusso a lungo, insieme a Erna, sulla musica prodotta dal 1401 e su tutto quello che gli esseri umani possono simulare utilizzando le macchine. E la conclusione è che non dobbiamo temere il computer, ma in un certo senso accoglierlo, addottarlo come faremmo con un figlio. Perché il rischio è che, come un figlio, una macchina trascurata possa un giorno rivolgersi contro di noi.
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