Non voglio mai polemizzare sul modo di dare le notizie ma sto seguendo con interesse i commenti di Punto Informatico (li trovate su Newsline stamane) a proposito della querelle montante tra gli ISP britannici e la BBC sulla questione iPlayer. Riassumo brevemente la cosa cercando anche di fare più chiarezza sulle cifre fornite un po' a casaccio da P.I.. Più o meno dall'inizio dell'anno, in Gran Bretagna è in corso una discussione sul successo del modello iPlayer, il software con cui gli abbonati alla BBC possono accedere ai programmi televisivi e radiofonici già trasmessi "live" via etere o satellite. Software tra l'altro che aveva suscitato molte perplessità di suo, per l'uso un po' esclusivo di certe tecnologie DRM nelle prime versioni. Nel mese di marzo BBC ha calcolato che 17 milioni di spettacoli sono stati visti via Internet (specialmente i serial più amati) raggiungendo un totale di 42 milioni di "pezzi" visti in streaming o scaricati su disco da Natale.
Tutto questo volume di traffico, dicono alcuni ISP, sta pesando in modo eccessivo sull'infrastruttura di trasporto e alcuni provider fanno molta fatica nell'assicurare ai propri clienti una banda sufficiente. Secondo Punto Informatico le polemiche sarebbero state rinfocolate in questi giorni dalle dichiarazioni di Ashley Highfield, direttore Future Media and Technology della Beeb, apparse "sul suo blog". In gioco ci sarebbe la network neutrality sostiene l'eccellente periodico online italiano.
Faccio fatica a capire il perché. Intanto bisognerebbe chiarire che Highfield non pubblica niente sul "suo" blog, i commenti sono apparsi sull'ufficialissimo BBC Internet blog, che i lettori di RP conoscono bene. Gli "attacchi polemici" altro non sono che una lista di 19 punti, frutto anche della collaborazione tra Beeb e ISP, che potrebbero aiutare a risolvere il problema: (Hidden costs of wathicng TV online?). Effettivamente, Highfield sostiene in questi punti che i provider di Internet farebbero bene a smettere di utilizzare espressioni come "banda illimitata" e che dal canto loro i content provider dovrebbero svolgere un servizio aggiuntivo agli utenti, indicando quali ISP rispettano meglio il contratto di erogazione stipulato con i loro clienti assicurando una visione adeguata dei contenuti televisivi online. Non mi pare che questo discorso vada contro la network neutrality. Per anni gli ISP si sono lamentati della mancanza di contenuti premium in rete. Oggi che questi contenuti ci sono, le lamentazioni cambiano di segno... Beh, ragazzi, i contenuti sono troppi, non ce la facciamo più a trasportarli! Mi sembra che certi ISP abbiano perso una buona occasione per starsene zitti. E' come se un supermercato si lamentasse con Barilla perché produce troppi biscotti del Mulino Bianco. Affittate nuove superfici e mettete su più scaffali, gente. Il vostro business non è venderci biscotti? Barilla spende già abbastanza per far arrivare i pacchi di Pandistelle agli snodi logistici dei supermercati, che dovrebbe fare, produrre biscotti schifosi o consegnarvi pochi pacchi solo per venire incontro ai vostri limiti sul punto vendita?
Il Guardian di ieri cerca di ricondurre la cosa su binari più obiettivi. Ieri il titolo era "BBC and ISP get on well" (ci sono buoni rapporti tra BBC e ISP) e descrivendo oggi la querelle, lo stesso Guardian in "Internet firms clash with BBC over iPlayer", riconduce il dibattito su un terreno più pacato. E' vero che alcuni provider, come Tiscali e Plusnet, chiedono più o meno esplicitamente alla BBC di contribuire in qualche modo a co-finanziare i costi infrastrutturali degli ISP (come se la BBC non acquistasse già parecchia banda). Ma il fornitore di contenuti respinge al mittente queste ipotesi. Il Guardian in effetti tira in ballo la net neutrality citando analoghe discussioni in corso negli USA tra provider e brand Internet come Google o MSN, ma ancora una volta mi pare una questione malposta. Qui stiamo parlando di gente che per mestiere sceglie di trasportare contenuti prodotti da terzi attraverso una infrastruttura che deve, questa sì, essere aperta a tutti e priva di barriere, cioè neutrale. I costi di questi trasporti devono ovviamente essere compensati da revenues adeguate, ma non si può chiedere a chi produce la merce di pagare una tassa aggiuntiva oltre al pedaggio che il content provider versa già per partecipare come antenna emittente della libera infrastruttura. La BBC fa notare che certe accuse sembrano essere state confezionate solo in riferimento ai fondi pubblici che la Beeb riceve per produrre i suoi contenuti. "Ci attaccano perché sembriamo dei privilegiati". Mi sembra che siano fondi ben spesi se la gente fa a gara per scaricarseli anche online, no?
E' comunque una discussione molto interessante e Punto Informatico (e Newsline) fanno bene a tenere desta l'attenzione. Se Internet diventerà il futuro mezzo di distribuzione di media "convenzionali" come radio e tv, bisogna investire per fare in modo che l'infrastruttura possa soddisfare tutte le parti interessate, consumatori, provider di accessi e creatori di contenuti. E ognuno dovrebbe fare bene il proprio mestiere, non cercare di farselo fare da qualcun altro. iPlayer ormai è già disponibile per Wii Nintendo e per iPhone, speriamo che adesso non ci si mettano di mezzo anche le polemiche con gli operatori mobili o i creatori di videogames.
Tutto questo volume di traffico, dicono alcuni ISP, sta pesando in modo eccessivo sull'infrastruttura di trasporto e alcuni provider fanno molta fatica nell'assicurare ai propri clienti una banda sufficiente. Secondo Punto Informatico le polemiche sarebbero state rinfocolate in questi giorni dalle dichiarazioni di Ashley Highfield, direttore Future Media and Technology della Beeb, apparse "sul suo blog". In gioco ci sarebbe la network neutrality sostiene l'eccellente periodico online italiano.
Faccio fatica a capire il perché. Intanto bisognerebbe chiarire che Highfield non pubblica niente sul "suo" blog, i commenti sono apparsi sull'ufficialissimo BBC Internet blog, che i lettori di RP conoscono bene. Gli "attacchi polemici" altro non sono che una lista di 19 punti, frutto anche della collaborazione tra Beeb e ISP, che potrebbero aiutare a risolvere il problema: (Hidden costs of wathicng TV online?). Effettivamente, Highfield sostiene in questi punti che i provider di Internet farebbero bene a smettere di utilizzare espressioni come "banda illimitata" e che dal canto loro i content provider dovrebbero svolgere un servizio aggiuntivo agli utenti, indicando quali ISP rispettano meglio il contratto di erogazione stipulato con i loro clienti assicurando una visione adeguata dei contenuti televisivi online. Non mi pare che questo discorso vada contro la network neutrality. Per anni gli ISP si sono lamentati della mancanza di contenuti premium in rete. Oggi che questi contenuti ci sono, le lamentazioni cambiano di segno... Beh, ragazzi, i contenuti sono troppi, non ce la facciamo più a trasportarli! Mi sembra che certi ISP abbiano perso una buona occasione per starsene zitti. E' come se un supermercato si lamentasse con Barilla perché produce troppi biscotti del Mulino Bianco. Affittate nuove superfici e mettete su più scaffali, gente. Il vostro business non è venderci biscotti? Barilla spende già abbastanza per far arrivare i pacchi di Pandistelle agli snodi logistici dei supermercati, che dovrebbe fare, produrre biscotti schifosi o consegnarvi pochi pacchi solo per venire incontro ai vostri limiti sul punto vendita?
Il Guardian di ieri cerca di ricondurre la cosa su binari più obiettivi. Ieri il titolo era "BBC and ISP get on well" (ci sono buoni rapporti tra BBC e ISP) e descrivendo oggi la querelle, lo stesso Guardian in "Internet firms clash with BBC over iPlayer", riconduce il dibattito su un terreno più pacato. E' vero che alcuni provider, come Tiscali e Plusnet, chiedono più o meno esplicitamente alla BBC di contribuire in qualche modo a co-finanziare i costi infrastrutturali degli ISP (come se la BBC non acquistasse già parecchia banda). Ma il fornitore di contenuti respinge al mittente queste ipotesi. Il Guardian in effetti tira in ballo la net neutrality citando analoghe discussioni in corso negli USA tra provider e brand Internet come Google o MSN, ma ancora una volta mi pare una questione malposta. Qui stiamo parlando di gente che per mestiere sceglie di trasportare contenuti prodotti da terzi attraverso una infrastruttura che deve, questa sì, essere aperta a tutti e priva di barriere, cioè neutrale. I costi di questi trasporti devono ovviamente essere compensati da revenues adeguate, ma non si può chiedere a chi produce la merce di pagare una tassa aggiuntiva oltre al pedaggio che il content provider versa già per partecipare come antenna emittente della libera infrastruttura. La BBC fa notare che certe accuse sembrano essere state confezionate solo in riferimento ai fondi pubblici che la Beeb riceve per produrre i suoi contenuti. "Ci attaccano perché sembriamo dei privilegiati". Mi sembra che siano fondi ben spesi se la gente fa a gara per scaricarseli anche online, no?
E' comunque una discussione molto interessante e Punto Informatico (e Newsline) fanno bene a tenere desta l'attenzione. Se Internet diventerà il futuro mezzo di distribuzione di media "convenzionali" come radio e tv, bisogna investire per fare in modo che l'infrastruttura possa soddisfare tutte le parti interessate, consumatori, provider di accessi e creatori di contenuti. E ognuno dovrebbe fare bene il proprio mestiere, non cercare di farselo fare da qualcun altro. iPlayer ormai è già disponibile per Wii Nintendo e per iPhone, speriamo che adesso non ci si mettano di mezzo anche le polemiche con gli operatori mobili o i creatori di videogames.
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