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Dopo il kit per il beacon "open source/hardware" di cui scrivevo l'altro giorno, arriva la risposta di Hans Summers, il radioamatore britannico che è stato un assoluto pioniere dei radiofari a bassissima potenza in bande amatoriali che sfidano ogni record di distanza e permettono di sperimentare in modo spinto le condizioni ionosferiche. Nel giro di un paio di settimane lo shop online di Hans - già ricco di kit a basso costo per la realizzazione di radiofari indipendenti dal controllo del personal computer - offrirà una nuova versione molto più evoluta e in grado di supportare diverse modalità di modulazione e identificazione. Per accedere allo shop di Hans dovete cliccare a questo indirizzo, mentre qui trovate un pdf con la descrizione preliminare del nuovo kit (non ancora in vendita, ricordiamolo: lo sarà verso la metà del mese). Il prezzo stimato sarà tra i 25 e i 30 euro. Il circuito utilizza un microcontroller Atmega168 e supporta le seguenti modalità:
Cominciano a circolare le prime prove del nuovo modello di ricevitore SDR a campionamento diretto basato su un ADC della Burr Brown (Texas Instruments) a 12 bit - AFEDRI8201 - appositamente studiato, una decina d'anni fa come front end di radio anologiche e digitali HD Radio. Il ricevitore AfedriSDR-NET è stato progettato in Israele, da Alexander Trushkin 4Z5LV, un radioamatore di evidente origine russa. Particolarità notevole è la presenza di una duplice interfaccia di connessione al PC, USB e Ethernet. Con quest'ultima è possibile campionare a 1333 ksamples/s per una larghezza di banda esplorabile di 1,25 MHz. Ma ovviamente l'aspetto più interessante è un costo davvero contenuto. AfedriSDR viene venduta a 249 dollari più spedizione ma si può ordinare anche a 199,99 dollari su una scheda senza contenitore.
La grande convenienza costringe a fare qualche compromesso. Innanzitutto l'ADC non è quello a 14 o 16 bit di modelli a campionamento diretto molto più costosi. Mancano inoltre gli stadi di preselezione di un Perseus. Bjarne Mjaelde, dalla Norvegia, ha scritto una dettagliata recensione. A un prezzo del genere, certe limitazioni si possono anche accettare. In Svizzera Mauro de Pascali HB9EMO ha realizzato questo breve filmato dei suoi test con la SDR-RADIO, uno dei numerosi software utilizzabili con questo ricevitore.
Le notizie su Elonics, uno dei produttori di silicio rivolto alla sintonia di segnali radiotelevisivi digitali (la proprietà intellettuale del suo chip, il tuner VHF/UHF E4000 è come ho scritto ieri in liquidazione) , possono non essere incoraggianti, ma gli esperimenti di Software Defined Radio a buon mercato che utilizzano le ormai famose chiavette USB per il digitale terrestre sono sempre più numerosi. E il fatto che il chip Elonics sia solo uno dei pezzi del mosaico e forse neppure il più importante, lascia intuire che la sperimentazione continuerà.
Il mio solito assiduo lettore romano, particolarmente versato in materia di silicio e di software di ricezione, mi ha inviato una bella videata relativa ai test effettuati con una chiavetta "LV5 Deluxe" credo acquistata sul circuito GBC e il software SDR SDRsharp, che di suo è già predisposto per controllare i front end SDR Funcube Dongle. Secondo il mio amico SDRsharp, - ma la notizia è confermata nei commenti che trovate oggi sul sito dedicato al programma - ora è già in grado di gestire direttamente le chiavette basate sul demodulatore Realtek che ha scatenato la RTLSDR-mania grazie alla presenza nella directory DLL dei driver RTLSDR e libUSB. L'unica avvertenza, se è la prima volta che state utilizzando una chiavetta sul vostro computer Windows, è installare il driver giusto ricorrendo alla utility di installazione Zadig, che fa parte del progetto "libwdi" Windows Driver Installer per una serie di dispositivi USB (qui c'è la pagina di download di Zadig su Sourceforge, ma la stessa utility si può reperire sul Wiki di Balint Seeber, il programmatore australiano che ha contribuito a scatenare il fenomeno dell'SDR da pochi euro). Mi sembra che valga proprio la pena verificare considerando che SDRsharp è un programma free, ma bisogna assicurarsi di prelevare la versione "in divenire" che lo sviluppatore di SDR#, Youssef, aggiorna continuamente sulla sua pagina dei download.
La stessa fonte romana mi segnala una straordinaria pagina dedicata agli esperimenti delle chiavette USB con la evoluta piattaforma Linux GNU Radio. Il sito di "Superkuh" (non riesco ancora a risalire al nome) fa un lavoro prezioso introducendo il lettore a uno script di installazione di GNU Radio messo a punto da "patchvonbraun" attraverso il nodo Freenode #rtlsdr. Lo shell script è disponibile all'indirizzo http://www.sbrac.org/files/build-gnuradio e permette di ottenere una installazione completa di GNU Radio su Ubuntu/Fedora e a questo punto, come spiega Superkuh, è possibile buttarsi a capofitto nei moduli di GRC, o GNU Radio Companion, dove sono implementati interi sistemi di demodulazione. Superkuh si sofferma su alcuni moduli per la ricezione dell'FM wideband. Ci muoviamo, lo ricordo, sul terreno del progetto GNU Radio, ma esistono anche applicazioni FM compilate direttamente per Linux, come il software jSDR di Jan van Katwijk (il quale tra parentesi ha anche realizzato un visualizzatore di spettro che funziona proprio con le chiavette USB, lo trovate insieme a jSDR nell'area file del gruppo Yahoo! Soft_Radio(evidentemente è necessario essere iscritti).
Tanto per restare in tema chiavette, ma fuori dall'ambito GNU Radio Companion, segnalo per concludere un hack di Michael Feilen, nome già noto ai lettori di questo blog, che ha sviluppato un software, Wavesink SDR, per la demodulazione di segnali DRM+ nella banda VHF. Feilen lavora nell'ambito del progetto Open Digital Radio e non ha ancora rilasciato molti dettagli su Wavesink, se non questo video dimostrativo apparso su YouTube, in cui si vede in azione il software per Linux (ma Feilen precisa che intende rilasciare anche una versione Windows) sintonizzato attraverso la chiavetta Noxon DAB su una trasmissione DRM+ generata a sua volta via software grazie ai tool Open Digital Radio su hardware Ettus USRP:
Fresco di stampa digitale il numero di giugno 2012 di Tech-i, la rivista in pdf della sezione tecnica dell'EBU/UER, l'unione radiofonica europea. La storia di copertina è tutta dedicata alla sperimentazione hardware e software della radio digitale, con una quantità di spunti davvero stimolanti. Al centro del reportage l'evento di febbraio RadioHack, che ha riunito a Ginevra molti sperimentatori della radio digitale opensource e no. Bellissimi per esempio i progetti realizzati dagli allievi delle scuole svizzere grazie al Digital Radio Kit di Radiowerkstatt.ch, messo a punto dal laboratorio MXlab, una joint venture di Telvetia (Gruppo SSR, la radio pubblica svizzera), SUISA e SIG (in pratica la SIAE elvetica e l'associazione degli interpreti musicali) che ha già alle spalle l'implementazione tecnologica delle due piattaforme musicali online MX3.ch, la radio online di SSR e Backstageradio, servizio di music discovery.
In previsione del "beach DX" estivo, ho ordinato presso uno dei soliti eBay shop di Hong Kong una radiolina Tecsun PL-390 con doppio altoparlante, uno degli ultimi nati della serie con chip DSP SiLabs. Poco meno di 36 euro più 18 e rotti di spedizione, meno di 55 euro complessivi consegnato senza sovrattasse a soli otto giorni dall'ordine online. In genere il primo test di ascolto empirico cui sottopongo i miei acquisti è la sintonia della frequenza ticinese del primo programma della radio della Svizzera tedesca DRS1, i 93 MHz. A Milano non è una frequenza impossibile, ma un normale ricevitore FM di solito non ce la fa, soprattutto non è abbastanza selettivo. Invece come sempre i filtri adattativi implementati nel PL-390 riescono a tirar fuori un segnale più che decente, malgrado abbia effettuato la prova nel mio ufficio, in un seminterrato (con un po' di spazio davanti), in zona periferica ovest. L'apparecchietto gode di una buona fama in banda FM e di primo acchito mi sembra di poterla confermare. La radiolina dispone di due altoparlanti per l'ascolto radiofonico e ne esistono due versioni fisicamente simili ma con alcune funzionalità aggiuntive. Il 398MP (50 euro invece di 36) è in grado di riprodurre file MP3 residenti su una schedina flash (purtroppo non è in grado di registrare in MP3, altrimenti l'avrei preso subito), mentre il 398BT (63 euro), può fungere da speaker portatile Bluetooth.
Dovrebbe entrare in commercio a luglio negli Stati Uniti e punta a diventare un ricevitore radiofonico di riferimento per ciechi e ipovedenti, grazie a una interfaccia operativa sviluppata in collaborazione con la IAAIS, International Association for Audio Information Services, una organizzazione americana che si prefigge l'obiettivo del superamento delle barriere che impediscono ai non vedenti di accedere alle informazioni stampate. La IAAIS si occupa per esempio di produrre e diffondere contenuti testuali in audiolettura e saranno proprio questi "prompt vocali" a caratterizzare Insignia Narrator, un apparecchio radio per l'AM e l'FM analogiche e digitali (HD Radio) realizzato per conto del brand di elettronica di consumo della catena commerciale Best Buy.
Narrator costa poco meno di 100 dollari e potrà ricevere i programmi analogici e digitali, inclusi quelli "secondari" che grazie a HD Radio sono diffusi sulla frequenza principale di una stazione radio. Negli Stati Uniti finora trasmissioni di questo tipo erano possibili anche sfruttando delle sottoportanti nascoste nel segnale analogico FM e utilizzando speciali ricevitori (come questo realizzato da Sight into Sound, una società che ha partecipato alla progettazione di Narrator). Il dispositivo è stato presentato recentemente in occasione di un convegno organizzato dalla IAAIS a Houston, nel Texas.
Con l'avvento del sistema di radio digitale Ibiquity HD Radio è diventato ancora più facile trasmettere contenuti aggiuntivi e anche se il successo commerciale della tecnologia non è stato stellare, diverse stazioni ne hanno approfittato per lanciare nuovi programmi e servizi. Con una radio come Narrator, l'utilizzatore non vedente potrà fare a meno di essere aiutato per orientarsi tra i comandi dell'apparecchio. Il manuale utente è registrato su CD i tasti sono chiaramente contrassegnati in rilievo e una speciale "modalità accessibile" aziona una speciale etichetta vocale che serve a guidare le impostazioni. Tra le caratteristiche non viene citata la lettura in sintesi vocale delle informazioni visualizzate sul display, ma immagino che non sia difficile pensare a una simile evoluzione in una successiva versione del prodotto. Un aspetto non trascurabile è che era parecchio tempo che sul mercato americano non veniva presentato una radio digitale da tavolo a prezzo contenuto. Forse HD Radio potrebbe trovare un insperato sostegno proprio rivolgendosi a fasce di utenza con particolari necessità.
Forse è meglio affrettarsi nell'acquistare una chiavetta USB per la ricezione del DVB-T, quelle che che grazie a un "hack" software possono essere utilizzate per sperimentare con poca spesa la Software Defined Radio. I modelli di chiavetta interessati a questi esperimenti si basano su un chip della scozzese Elonics, un tuner digitale a larga banda siglato "E4000". Ora però è saltata fuori la notizia che Elonics ha messo in liquidazione i suoi brevetti, affidando la vendita a Metis Partners una società di consulenza di Glasgow. L'eventuale acquirente si prende tutto, brevetti, schemi, documentazione, contatti marketing, persino i siti Web. In 18 mesi di produzione il tuner E4000 ha venduto 350 mila pezzi e una successiva versione E4005 già un migliaio di pezzi. E' del tutto probabile che questi asset interessino un'altra società o un grosso gruppo di elettronica, ma è anche possibile che questo prodotto abbia raggiunto la sua "end of life" come si dice in gergo. Sarebbe un vero peccato, anche perché è il chip che viene utilizzato dalla piattaforma SDR Funcube Dongle. Nel mondo radioamatoriale gli esperimenti continueranno come hanno sempre fatto, ma comunque vada a finire, fareste bene a ordinare qualche chiavetta in più.
C'è un nuovo servizio, rigorosamente Web-based, che cerca di rilanciare il concetto di podcasting attraverso un modello che unisce la praticità di una gestione semplificata della sottoscrizione e dell'ascolto al valore dato da una ampia disponibilità di contenuti preselezionati. La soluzione si chiama Player.fm (segnalata dal solito Francesco Delucia) ed è stata messa a punto da Micheal Mahemoff, un programmatore che ha anche curato le relazioni con gli sviluppatori per conto di Google. La semplicità del sito Player.fm cela in realtà una elevata complessità del software utilizzato. Michael nel suo blog "Software As She’s Developed" stila un conciso elenco di tecnologie utilizzate: Rails 3.1 lato server, Twitter Bootstrap e Font Awesome per le icone; HAML, SASS+Bourbon, CoffeeScript, HTML5 history per consentire l'ascolto dei podcast senza interrompere le esplorazioni con il browser; SoundManager 2 con Flash ed eventualmente il ricorso all'audio di HTML5 a seconda dei casi; RSS, JSON, OPML più l'import/export in solo testo.
Un labirinto di programmazione per ottenere una guida al podcasting che organizza i contenuti in canali tematici e che permette di visualizzare i programmi da ascoltare e accedervi con pochissimi click, sempre restando dentro alla finestra di Player.fm. L'utente registrato può segnalare nuovi podcast oppure importarne i feed direttamente nella propria playlist personale. Una volta inseriti in questa playlist i feed XML dei podcast verranno importati direttamente da Player.fm, che presenterà gli elenchi aggiornati alle ultime trasmissioni caricate. Ma è anche possibile utilizzare i feed così aggregati in altri programmi di sottoscrizione, specialmente se si vuole fare in modo che l'ascolto avvenga anche su dispositivi mobili in assenza di connettività alla rete. Niente poi impedisce di scaricare sul proprio disco i file .mp3 associati alle icone presenti nelle liste di Player.fm.
L'idea di Mahemoff era proprio quella di creare uno spazio in the cloud per consentire a tutti di organizzare e condividere i feed ai podcast migliori. Volutamente, Player.fm non ha una app per iPhone o Android: al massimo permette di creare sulla scrivania dello smartphone una icona con il link all'indirizzo Web. Tutto è ottimizzato per essere visualizzato in modo chiaro anche sui browser mobili. La riproduzione può avvenire attraverso il player integrato, in realtà tutto funziona più o meno come nel sito di una Web radio. Dai link o dal player si può accedere a una scheda di presentazione dei singoli podcast.
E' proprio la grande solidità tecnologica a rendere questo prodotto estremamente interessante. Trovo che abbia una forte complementarietà con i concetti realizzati dalla piattaforma italiana Drivecast, che funge anch'essa da potente aggregatore di flussi audio estendendone però la fruizione al mondo offline attraverso lettori MP3, autoradio e chiavette. Quel che manca a Drivecast, è la selezione, la curatela dei contenuti. Mentre a Player.fm mancano funzionalità innovative come la possibilità di costruire con Drivecast i propri podcast registrando lo stream delle stazioni radio sul Web. Gli amanti della radiofonia e del podcasting di qualità trarrebbero grandi benefici dalle possibili sinergie con questi due strumenti.
E' già difficile analizzare l'impatto dell'iPad sul consumo di notizie. Le cose si complicano ulteriormente quando si cerca di valutare l'impatto di una applicazione come Flipboard - un servizio di "instant magazine" che vi permette di visualizzare i vostri feed preferiti, più una ampia selezione di materiali che Flipboard "estrae" da diverse fonde e ridistribuisce attraverso canali tematici, in una accattivante interfaccia da e-Zine digitale - sull'impiego di uno strumento come iPad (ma presto la app giornalistica sarà disponibile anche per Android). Ora, con la notizia dell'integrazione di flussi audio nella nuova versione, la 1.9, di Flipboard (disponibile gratuitamente su App Store, appena aggiornata in 1.9.1), il discorso si fa veramente intricato.
Flipboard si proponeva finora come una nuova metafora di lettura, sostanzialmente un modo più elegante per rivestire i contenuti graficamente poveri veicolati tramite RSS. Il risultato ottenuto non manca certo di spettacolarità: Flipboard è efficace come una pagina Web ma non necessita dell'intervento di un grafico, è una rivista che cambia continuamente da sola. Ora all'interno del suo menu tematico (segnalibro rosso in alto a destra) si trova anche una sezione audio, già molto fornita. Diversi contenuti vengono dalla collaborazione con la radio pubblica americana NPR e con la piattaforma SoundCloud. Nelle notizie in cui è presente la classica freccia nera, basta cliccare sul simbolo play per ascoltare i vari contributi (che possono anche essere squisitamente musicali). Un ascolto che può eventualmente proseguire mentre si leggono altre notizie. La sonorizzazione di Flipboard tra l'altro non si ferma qui perché con la nuova versione è stato aggiunto anche il supporto della tecnologia Apple VoiceOver, che permetterà all'ipovedente di accedere ai testi in sintesi vocale.
E' la fine del podcasting come lo conosciamo o l'inizio di un fenomeno nuovo, che darà alle stazioni radio tradizionali una opportunità in più? Comunque vada a finire, trattandosi dell'ennesimo modello giornalistico tutto da verificare nella sua sostenibilità di lungo termine, è il segno che dopo il primato del testo e la tirannia di You Tube, si sta facendo strada l'idea di una multimedialità più equilibrata e aperta agli incroci e alle contaminazioni.
Se abitate a Milano o dintorni e vi piace il teatro, c'è ancora tutta la settimana di cartellone nella sala Oscar di via Lattanzio (la zona è quella di piazzale Lodi a pochi passi dalla famosa Cascina Cuccagna) per il Re Lear di William Shakespeare nella personale rilettura del Pacta dei Teatri di Riccardo Magherini, un attore italiano che oltre a una certa notorietà televisiva (presta voce e volto a diversi spot divertenti e compare in alcune sitcom popolari), vanta un notevole estro registico e una spiccata capacità di distillare testi e situazioni teatrali e letterarie. Riccardo recita nel "suo" Lear con la moglie Genni D'Aquino e altri tre attori di grande esperienza, Annig Raimondi, Francesco Paolo Cosenza e Antonio Rosti, cinque interpreti che a turno indossano i panni di quasi tutti i personaggi di un'opera dalla trama complicata, ma di fatto dominata dal protagonista e del suo conte di Gloucester, entrambi coinvolti in una divagazione sulle tragiche, irreversibili conseguenze di decisioni dettate più dal cedimento alle lusinghe di un amore troppo scontato per essere autentico, che dalla giustificata senilità dei due vecchi.
Vi invito caldamente a seguire il Lear pactiano non perché sia un buon conoscente, posso dire un amico di Riccardo e Genni e un sincero ammiratore del loro mestiere, ma per la travolgente, emozionante efficacia di una operazione che in teatro non è mai facile portare a termine: asciugare una scrittura tanto intricata da tutte le sue parti secondarie, riducendo diverse ore di pesante teatro classico a un corposo atto unico giocato su una sorta di impressionismo letterario. Che nulla toglie e soprattutto nulla aggiunge al testo originale. Anzi, il "corto" Lear di Magherini è sorprendentemente filologico, come se il processo di distillazione avvenuto aiutasse ad avvicinarsi alla datata retorica shakespeariana, mettendone in risalto la modernissima psicologia.
Chi conosce la storia di Re Lear - ed è probabile nella Milano che ancora ricorda quello di Strehler - non può perdere questa impressionante, densissima rilettura. Se non conoscessimo la storia, come spettatori saremmo perduti senza questo prezioso condensato, un brodo primordiale e ristretto di follia umana e teatrale. Convincenti e fedelissime l'analisi e l'interpretazione, bravi e sincronizzati i proteiformi attori, saggi, lungimiranti e generosi i folli della vicenda, stolti e gretti i "sani di mente". Commovente e sobria la ripudiata Cordelia, cantata più che interpretata da Genni e Annig in duetti di sapore greco. Realistici e barbarici i costumi tra il pre-raffaellita e i mamuthones, scene e scenografie tra Vienna ed Elsinore, corruschi effetti sonori e le luci… Le luci! Affilate e accecanti come le lame sui poveri occhi del Gloster. I cinque attori sono la tempesta profetica di un sogno sul far dell'estate. Pacta dei Teatri, l'insegna che ha ormai sostituito quella inagurata dalla compagnia di Magherini già di stanza al Teatro Arsenale, vale il "The Globe". E forse qualcosa in più.
Venerdì 25 maggio Simona Spaventa ha recensito lo spettacolo per Repubblica. Una critica molto positiva, che tuttavia muove al regista più di una riserva davanti a un finale apparso al quotidiano troppo sfilacciato. Ripensando alle sensazioni della mia intensa serata, ricordo anch'io di avere provato sul finale un vago retrogusto di appetito insoddisfatto. Retrogusto su cui ho rimuginato alquanto. Spaventa dice in sostanza che i tagli praticati a un Lear trasformato in un cechoviano atto unico tolgono all'opera profondità e spessore. E' una semplificazione che non mi trova concorde. Re Lear è la narrazione di una conseguenza, quella di una fallace decisione dettata come si è detto da lusinga, senilità, affetti mal riposti. E dovrebbe intitolarsi "King Lear and Earl of Gloster": il primo impazzito, il secondo cieco prima e accecato poi. A mio parere Magherini ha gestito il suo procedimento di decostruzione e ricostruzione con una estrema attenzione al dettaglio nelle scene iniziali, preservando quasi tutto dell'originale attraverso una dosata compressione. Poi, man mano che i due protagonisti si allontanano, defilandosi dal piano della realtà (Lear lo fa di primo acchito, da cui il fatale errore di valutazione sull'eredità da ripartire tra le figlie), alcuni particolari della storia si perdono nella nebbia delle foreste attraversate dai due vecchi dissennati e dai loro presunti insani accompagnatori. Quel mio appetito insoddisfatto e forse la conclusione cui è arrivata la critica di Repubblica sono per così dire ingenui, superficiali: da spettatori un po' pigri ci aspettavamo una "conclusione", peggio ancora una "morale" della storia, la rassicurante fuga nell'ultimo concertato del Don Giovanni ("Questo è il fin di chi fa mal") che Da Ponte e Mozart appiccicarono per mal celare la loro smaccata simpatia per il libertino appena "ingluviato" dalle fiamme di un inferno piccolo borghese ante litteram. Ma la conclusione vera del Lear - lo si capisce bene proprio grazie a Magherini e alla sua compagnia - è nella premessa: l'amore vero e profondo è infinitamente più scomodo, più impervio di quello dichiarato a parole. Non riconoscerne le asperità porta ineluttabilmente alla infelicità e alla rovina e poco conta se alcuni personaggi del Lear messo in scena all'Oscar perdono alla fine di consistenza e trama. Non è un puzzle, questo, o la meccanica regia di un giallo di Hitchcock, non c'è bisogno che i pezzi della storia vadano al loro posto se i pazzi della storia fanno le loro amare scoperte. Forse è vero che uno spettatore informato dei fatti, uno che conosca la versione canonica di Lear, può apprezzare maggiormente il lavoro di Pacta, ma nel quasi concitato inizio c'è già tutto. E come sempre in Shakespeare, può bastare per una vita. Davvero una prova superba, senza alcuna piaggeria da amico-conoscente.
Ian Wraith, inglese specializzato nel monitoraggio di stazioni non broadcast (suo diversi anni fa un software FTrunk, per l'ascolto di trasmissioni UHF in modalità punto-multipunto "trunked", ovvero a frequenza condivisa ) sta portando avanti un nuovo progetto per la demodulazione di segnali radio-telex di natura un po' speciale. I modi di trasmissione supportati da Rivet, questo il nome dell'applicazione, sono quelli utilizzati da stazioni quasi sempre di matrice militare o dei servizi di informazione e controspionaggio. Sono modalità in genere non supportate dai vari prodotti semi-professionali utilizzati dagli appassionati. Sigle un po' misteriose come XPA, Crowd36, tecniche di trasmissione delle informazioni (che tra l'altro sono quasi sempre ulteriormente cifrate) che ritroviamo sulle pagine di un sito come Pryiom.org, tutto dedicato all'analisi delle stazioni radio militari o spionistiche.
Rivet permette di decodificare messaggi trasmessi sulle onde corte in modi digitali che molto spesso sono "politonali" e in cuffia suonano come se fossero prodotti da strani organetti meccanici. Decodificare, ma ovviamente non decifrare: per questo occorrerebbe una capacità di analisi degna di ben altri strumenti computazionali e in molti casi risulta addirittura impossibile dal punto di vista matematico. Un grosso vantaggio di Rivet è la sua scrittura in Java, cosa che lo rende compatibile con computer Win e Mac. Ian ha anche realizzato una piccola raccolta di file campione per consentire la corretta messa a punto del software e può essere utile per familiarizzarsi con certi suoni. Il programma può essere prelevato da Github è completamente open source e può spalancare le porte su un aspetto delle comunicazioni HF dai risvolti un po' inquietanti, che spazia dalle stazioni spionistiche fino ai messaggi dei network di sorveglianza aerea.
E' ancora un progetto sperimentale e riguarda tra l'altro una piattaforma hardware SDR di nicchia, OpenHPSDR, sviluppata in ambito strettamente radioamatoriale. Ma Heterodyne, così si chiama il software per ambiente Mac/iOS da Jeremy McDermond, NH6Z, è una bella dimostrazione del ruolo che la piattaforma Apple potrebbe avere in un settore ancora dominato da progetti Windows. E' inevitabile che il Mac, la cui quota di mercato diventa cospicua, e i vari prodotti iOS, favoriscano lo sviluppo di soluzioni come queste (vedi il caso di SDR#, altrimenti noto come SDRsharp).
Jeremy ha realizzato questo filmato YouTube in occasione dell'incontro di Dayton, evento-clou degli appassionati di SDR radioamatoriale negli Usa.
Mentre dagli Stati Uniti arriva la notizia del prossimo ritorno sul mercato del marchio Heathkit, storico protagonista del mondo dell'autocostruzione radioamatoriale (non sarà prima dell'estate), un altro "circuit maker" americano, Jason Milldrun NT7S, ha appena sfornato un interessante progetto: OpenBeacon. Si tratta di un piccolo circuito per la trasmissione di segnali-faro a bassissima potenza nella banda amatoriale dei 30 metri e Milldrun lo ha concepito come progetto interamente openhardware e open source. Lo schema elettronico, rilasciato in Creative Commons, è liberamente disponibile ma chi vuole può acquistare per 40 dollari un kit con tutti i componenti necessari e una schedina su cui saldarli. Interessante la parte software: OpenBeacon può gestire le principali modalità di trasmissione per questo tipo di radiofari sperimentali (utilizzati per sfidare i record di distanza con potenze molto basse e per studi propagativi, ovviamente da parte di radioamatori autorizzati) e la gestione avviene attraverso la porta USB dei computer, con client software per Win, Linux e Mac. OpenBeacon può operare in CW, QRSS, DFCW, Sequential Multi-tone Hellschreiber, Glyphcode, WSPR (sperimentale).
Come era prevedibile all'avvicinarsi di un evento come la fiera radioamatoriale di Friedrichshafen, il mercato di scambio più importante dell'intero settore hobbystico della radio in Europa, SDR Applications, la società italiana sviluppatrice di Studio 1, software avanzato di demodulazione, ha scelto il palcoscenico della "Ham Fest" per il suo debutto ufficiale. Studio 1 ha un prezzo di listino di 149 euro, circostanza che da sola rappresenta una deviazione dalla prassi corrente dei software che vengono forniti senza sovrapprezzo con i ricevitori SDR acquistati o distribuiti gratuitamente. Del resto per Studio 1 sono previste caratteristiche di assoluto rilievo, come i nuovi algoritmi di demodulazione AM sincrona, i notch filter ancora più stretti e intelligenti e un inedito algoritmo per la demodulazione dei segnali stereofonici dell'FM, ancora sperimentale, che promette faville con i segnali degradati dell'FM ricevuta a lunga distanza. Introdotto anche il concetto dei "ricevitori virtuali", la possibilità di utilizzare più istanze di ricezione che sfruttano lo stesso input RF.
Studio 1 non costerà 149 euro per tutti. Una speciale offerta consente di preordinare il programma (che verrà distribuito solo dopo il 26 giugno) a 99 euro fino al 31 luglio 2012. Per chi ordina oggi un nuovo ricevitore Perseus da Microtelecom, inoltre, il programma verrà offerto gratuitamente. In quel caso però la copia funzionerà solo con Perseus mentre la "full license" di Studio 1 consente di utilizzare il programma con ricevitori SDR come il nuovo Elad FDM-S1, gli RFSpace di prima generazione SDR-IQ e SDR14 (previsto in futuro il supporto di NetSDR e SDR-IP), il PMSDR, il QuickSilver, il FunCube e tutti i ricevitori della classe SoftRock utilizzati come front end di una scheda audio che digitalizza il segnale I/Q. Altro progetto futuro, il supporto del ricevitore WinRadio Excalibur. Studio 1 è un programma protetto attraverso un "dongle" per porta USB e verrà distribuito su CD. Si potrà installare il software su più computer, spostando la chiavetta da una macchina all'altra.
Sarà lo Spotify italiano? Tra un'ora a Roma inizia il party inaugurale di Feezy, nuova piattaforma musicale streaming, per una volta non di importazione come Deezer o Rara. Interessante la struttura dei prezzi, basata su un modello freemium che prevede la possibilità di ascoltare 15 ore di musica al mese gratis. Abbonamento mensile a 3.99 e formula "unlimited" a prezzo da annunciare (possibilità di ascolto in mobilità con smartphone, anche in situazione dove non c'è connettività). Dietro ci sono quattro big discografici come Emi, Sony, Universal e Warner, la libreria messa insieme comprende 11 milioni di brani. Particolarità curiosa: la tecnologia è Microsoft, PlayReady il Digital Rights Management di Windows 7 su Silverlight. Tanto che per usufruire della prova gratuita del servizio bisogna scaricare una applicazione separata (per Win/Mac), registrandosi su Web. Le versioni a pagamento prevedono app per iPhone/Android. Ho scaricato tutto, installato e l'applicazione Mac funziona. Ma mi sa che il servizio non è ancora partito. Intanto ecco il testo del comunicato, restate sintonizzati per ulteriori dettagli.
Emi, Sony, Universal e Warner scommettono su Feezy, nuovo servizio italiano di musica digitale
Roma, 16/05/2012 – Undici milioni di brani da ascoltare in streaming su computer e mobile in accordo con le major discografiche Emi, Sony, Universal e Warner. Questo è Feezy, il nuovo servizio italiano di musica digitale arrivato a maggio nel nostro Paese. Nato dall'amore per la musica e dalla voglia di renderla sempre disponibile per tutti, Feezy è stato sviluppato da One Italia (multinazionale che opera nel mercato del Web e del Mobile) e Televideocom (affermata Internet Company specializzata nei settori ICT e Networking). “Sony Music ha fortemente voluto la nascita di un servizio come Feezy - sostiene Lino Prencipe, Direttore Digital & Business Development Sony Music Italy - che rappresenta un punto di partenza fondamentale per lo sviluppo di una innovativa fruizione della musica in Italia. Contiamo sul commitment e sulle sinergie da creare con un’azienda come One Italia, da anni un punto di riferimento in questo settore, che propone un'offerta che risponde alle esigenze del mercato e dei consumatori”.
Il servizio ha già lanciato importanti collaborazioni con affermate realtà del Web quali Angolo Testi e Musictory, oltre ad aver ottenuto l'appoggio delle principali major discografiche mondiali che hanno messo a disposizione il loro catalogo musicale: “EMI Music si associa con entusiasmo alla sfida di Feezy, una realtà italiana con una visione internazionale - afferma Enrico Pugni, Digital Sales & Brand Partnership Manager di EMI Music Italia - Siamo felici di rendere disponibile il catalogo dei nostri successi su una piattaforma accessibile da tutti i dispositivi e fortemente orientata al mondo social, che veicola finalmente anche in Italia la fruizione legale in streaming della musica”.
E' da questa voglia di proporre tutti insieme una nuova esperienza musicale che è nata l'idea di creare uno spazio di scambio e collaborazione chiamato “Amiamo la musica!”, un marchio che d'ora in poi promuoverà un ascolto responsabile: legale, in alta qualità e a basso costo. Feezy, infatti, integra in un unico servizio lo streaming, la mobilità e la condivisione proponendo un modello alternativo di fruizione della musica, che grande successo sta avendo in altri Paesi: niente più acquisti di singoli brani o album da scaricare ma accesso in abbonamento all'intero catalogo. “Questo progetto - conferma Marco Taricco, Head of Digital Department di Warner Music Italia - basa la sua forza sullo streaming che trasforma il concetto di musica da singolo contenuto a servizio musicale dove, attraverso una piattaforma semplice, fruibile da tutti i terminali e perfettamente integrata ai principali social network, gli utenti possono accedere e ascoltare illimitatamente tutta la musica che vogliono”.
Oltre ai brani distribuiti dalle quattro major, Feezy permetterà di ascoltare la musica di centinaia di etichette indipendenti, con un catalogo in costante crescita. Strumento principe per vivere questa nuova esperienza diventano i dispositivi mobili (Smartphone e Tablet) che si trasformano in music player di nuova generazione. L'integrazione con i Social permette poi di condividere in maniera facile e veloce i propri gusti musicali, creando uno spazio in cui sarà possibile proporre le proprie playlist e conoscere nuovi artisti suggeriti da chi ci sta intorno. “Il mercato della musica digitale in Italia ha fortemente bisogno di un salto di qualità – sottolinea Fabio Riveruzzi, digital Manager di Universal Music Group - Per crescere ai ritmi dei paesi più sviluppati necessita di realtà che investano sull’offerta di servizi in streaming, declinabili in particolare su mobile e social: One Italia mostra tutte le intenzioni di voler contribuire a questo con il lancio del servizio Feezy, a cui Universal Music ha subito aderito con impegno e fiducia”.
Tra le novità che presto faranno parte dell'offerta Feezy c'è la possibilità di visualizzare i testi delle canzoni che si stanno ascoltando, grazie alla collaborazione con Angolo Testi che è il primo sito italiano ad aver siglato un accordo con gli editori musicali detentori dei diritti. Inoltre la parthership con Musictory, uno dei più noti siti del settore, permetterà di trovare informazioni sempre aggiornate sugli artisti. Si è inoltre da poco conclusa una promozione riservata ai clienti dell'operatore 3 Italia che tra febbraio e aprile hanno potuto provare gratuitamente una versione beta di Feezy.
Il rinnovato entusiasmo nei confronti della musica digitale è supportato anche dai numeri che indicano come nel 2011 i servizi di musica digitale in abbonamento abbiano visto gli utenti aumentare del 65%, raggiungendo la quota di 13 milioni di clienti nel mondo (Fonte: IFPI Digital Music Report 2012). "L'annuncio del lancio di Feezy e l'adesione delle principali case discografiche italiane - spiega Enzo Mazza, Presidente di FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana) - è un segnale importante di crescita e di sviluppo di nuovi modelli di business legati alla musica digitale, che a livello mondiale ha fatto registrare nel 2011 un fatturato superiore ai 5 miliardi di dollari, raggiungendo il 32% del totale mercato. In Italia, secondo i dati Deloitte del primo trimestre del 2012, la musica liquida ha superato il 30% del totale mercato, mostrandosi come una delle realtà più vivaci ed interessanti nell'ampio panorama dei contenuti digitali legali".
Il servizio è attualmente disponibile in una versione gratuita da scaricare su Pc e Mac attraverso il sito www.feezy.it: questa permette agli utenti di conoscere il prodotto e ascoltare musica per 15 ore al mese senza dover sottoscrivere un abbonamento. Sarà possibile eliminare questo limite attivando un abbonamento Feezy Plus a 4,99 euro al mese (3,99 euro fino al 30 giugno). Prossimamente arriverà la versione Feezy No Limits utilizzabile su Smartphone, Tablet e Smart Tv anche in assenza di una connessione Internet, grazie alla modalità off-line.
Il servizio utilizza la tecnologia PlayReady di Microsoft che garantisce la distribuzione di contenuti multimediali protetti da DRM nel pieno rispetto dei diritti d'autore. Quindi musica legale ma anche in altissima qualità, grazie alla bassa compressione dei file ed al player integrato Silverlight, considerato uno dei migliori sul mercato.
Sulla pagina Facebook associata a questo blog (lo so, dovrei animarla molto di più, da quando Zuckerberg ha tolto la possibilità di segnalare automaticamente i post attraverso il feed RSS di RP lo spazio langue parecchio) mi è appena stata notificata l'attivazione di un nuovo impianto privato in onde medie. La frequenza è di 1566 kHz e il luogo è Conversano, Bari, dove sarebbe stata accesa, con 20 Watt, una antenna a V invertita che ripete i programmi di Radio Amicizia in Blu. La frequenza FM dell'emittente cattolica di Conversano è 100.8, ma a quanto posso vedere sono in funzione altre cinque frequenze FM in un'area che comprende anche Alberobello. Secondo l'autore della segnalazione la potenza dovrebbe presto salire a 50-100 Watt.
Mi farebbe molto piacere se qualcuno potesse confermare la notizia verificando la presenza del segnale sui 1566. Sarebbe un timido ritorno delle onde medie nella provincia dopo la sospensione del servizio dell'impianto di Radio 1, in un momento in cui la breve alba delle onde medie low power sembrava essere stata intimidita dai richiami ufficiali recapitati a diverse emittenti.
Continua senza sosta la sperimentazione delle famose chiavette low cost basata su tuner digitali ad alta integrazione normalmente utilizzati per produrre economici "set top box" che abilitano il computer alla ricezione della tv digitale. L'australiano Balint Seeber, autore del software che permette di "dirottare" verso i software SDR il segnale ricevuto dalle chiavette, ha pubblicato su You Tube un video per dimostrare la possibilità di ricevere le onde corte con opportuni "up-" o "trans-verter", un circuito che sposta verso l'alto una frequenza RF ricevuto (in questo caso il transverter è un Kuranishi FC-965DX che aggiunge uno shift di +60 MHz).
Per la sua demo Balint sta utilizzando tra l'altro il software HDSDR, appena rilasciato in versione 2.14: un clone molto, molto interessante della nota piattaforma Winrad (nella fervida attesa della versione 3.0 annunciata dall'autore di HDSDR, Mario Täubel). Dal sito dell'australiano vedo anche i risultati delle prove di ricezione del sistema di localizzazione utilizzato per il traffico aereo civile, l'ADS-B mode S. L'applicazione era live su Web a questo indirizzo e altri dettagli su queste prove - effettuate non con le chiavette economiche ma con la ben più costosa piattaforma USRP di Ettus Research - si possono trovare sul Wiki di Balint o su questa pagina più divulgativa. Ecco un video abbastanza spettacolare di "Aviation Mapper":
L'uso dei transverter in campo SDR si sta diffondendo molto tra gli sperimentatori, anche per quanto concerne il Funcube Dongle, il frontend VHF/UHF su chiavetta sviluppato dai radioamatori britannici interessati alle applicazioni satellitari (dispositivo che guarda caso utilizza il tuner digitale Elonics preferito da molte chiavette low-cost). Funcube copre le frequenze superiori ai 60 MHz, ma con i convertitori c'è la possibilità di usare lo stesso frontend anche per ricevere frequenze HF fino a 30 MHz, con gli stessi buoni risultati. Un transverter può rappresentare una alternativa - forse un po' intricata - all'acquisto di front end separati, che magari permettono di risparmiare qualcosa ma comportano manovre di sostituzione di apparati e sono per certi versi meno divertenti. Due i converter HF adatti al Funcube: il modello disponibile in kit sul sito Web WIMOe la famiglia di convertitori High Sierra Micro, che offrono anche l'opportunità di sintonizzare i 50 MHz della banda amatoriale dei 6 metri (in particolare il modello FCD-1-55-UC).
Se avete un iPhone o un iPod, viaggiate negli Stati Uniti per lavoro (o per svago) e vi piace ascoltare la radio, potrebbe essere divertente acquistare per pochi dollari su eBay un giocattolino con cui è possibile farsi un'idea di come funziona HD Radio, il sistema di radio digitale che da qualche anno Ibiquity cerca - con parziale successo - di diffondere nella piazza radiofonica USA. Si tratta di un piccolo ricevitore compatibile sia con l'FM analogica sia con il digitale di HD Radio e controllabile da iPhone/iPod prodotto per "Gigaware", uno dei brand del gruppo Radioshack, la famosa catena di negozi di elettronica e consumer electronics. Gigaware Navigation Controller è un "dongle" per la porta docking di iPhone e pur essendo un ricevitore autonomo, con una propria presa per cuffia, viene alimentato dallo smartphone e va usato in abbinamento con la HD Radio App che si può prelevare gratuitamente sull'iTunes Store (anche nella versione italiana). Il fatto di poter ricevere l'FM con RDS può essere considerato comunque un vantaggio per un utente iPhone (notoriamente refrattario alla ricezione radio integrata), ma c'è un problema non indifferente: il dispositivo Gigaware è molto funzionale ma il passo di sintonia da 200 kHz è preimpostato sulle frequenze americane, a partire dagli 88,1 MHz e sui successivi decimali dispari. Qui in Europa, con il passo a 100 kHz, si rischia di essere fuori frequenza una volta su due.
In attesa di poterlo provare oltre-Atlantico, mi sono accontentato di qualche prova limitata alle frequenze FM locali e anche in questo caso ho potuto rendermi conto della qualità della componentistica che Ibiquity è riuscita a mettere a punto per la sua modulazione ibrida. Il ricevitore, di forma quadrata, è più o meno grande come un iPod Shuffle, ma offre una resa audio davvero convincente.
Una volta caricata la HD Radio App e inserito il Controller nella porta dell'iPhone lo schermo visualizza una interfaccia grafica anche lei abbastanza simile alla rotella dell'iPod: facendola girare si comanda la sintonia della radio (la frequenza può essere impostata anche agendo sul pulsante fisico del dispositivo). Sempre sullo schermo dell'iPhone compariranno le informazioni RDS (nel caso dell'FM analogica). Quando il segnale sintonizzato è digitale vengono visualizzate anche le informazioni sui canali addizionali previsti dal sistema Ibiquity. Il ricevitore Gigaware è inoltre compatibile con il tagging di HD Radio, la funzione che consente di applicare un segnalibro virtuale ai brani musicali ascoltati e di acquistarli in seguito su iTunes. Il tagging avviene anche da un pulsante soft dell'interfaccia grafica della HD Radio App, la quale consente inoltre di inviare via mail, Facebook e Twitter, le informazioni sulle stazioni ascoltate.
Come ho già detto la qualità di ascolto è di ottimo livello, il piccolo Controller appare nettamente superiore ad analoghi dispositivi analogici di dimesioni così ridotte. La sensazione è che il merito sia dei componenti che Ibiquity è riuscita a immettere sul mercato. La radio digitale targata HD Radio funziona straordinariamente bene, almeno sul piano dell'ascolto, della qualità e dell'ergonomia dei terminali utente. Ciò nonostante, il livelli di adozione sono ancora molto deludenti, la digitalizzazione delle stazioni AM è praticamente un flop e i negozi nel complesso hanno venduto pochi apparecchi. Gigaware Navigation Controller ha fatto il suo debutto nel 2009 e allora costava 80 dollari. Oggi su eBay lo potete trovare per 10 o 20 ed è diventato piuttosto difficile trovare ricevitori HD Radio nuovi, nonostante le ottimistiche affermazioni del sito Ibiquity che riporta un lungo catalogo di marche compatibili. Bastano pochi click per rendersi conto che spesso gli apparecchi non sono acquistabili. Portatili, radio da tavolo, componenti Hi-Fi a prezzo basso sono di scarsa reperibilità: ormai sembra che i costruttori siano molto poco interessati a servirsi degli ottimi chip Ibiquity. Per acquistare un apparecchio HD Radio non resta che rivolgersi al mercato dell'usato o del discount.
Che prospettive ci sono per la radio digitale negli USA e nelle altre nazioni, incluso il Messico, che hanno manifestato interesse in questa tecnologia? Uno studio di un consulente specializzato nel mercato automotive, J.D. Powers, rileva ancora un forte interesse da parte degli automobilisti: HD Radio è la tecnologia più citata dai nuovi acquirenti di un'auto, ancora prima di novità come i radar anticollisione . Forse la cosa ha più senso di quanto sembri, visto che in esterno la ricezione del segnale digitale sembra essere più agevole, mentre all'interno delle case i ricevitori finiscono spesso per doversi agganciare ai segnali analogici e questo non è certo in incentivo all'acquisto. Se i chip per la radio digitale verranno integrati a bordo delle nuove automobili o nelle autoradio per l'after market, HD Radio potrebbe ancora avere delle chance, ma è lecito nutrire qualche dubbio. Per la radio digitale, almeno degli Stati Uniti, è davvero molto dura, anche se la tecnologia funziona, in apparenza, molto bene.
Domani, sabato 19, alle ore 10.30, il canale Rai Storia rimanda in onda, per la rubrica Italia in 4D, il documentario "Onde anomale - Libertà di antenna e attivismo mediatico", catalogato "Anni 70" in questo nuovo spazio che Rai Storia dedica ai primi quattro decenni della nostra cronaca del dopoguerra. Sul sito Web del programma, trasmesso anche sul digitale televisivo terrestre, si può ascoltare l'intervista a Franco Berardi, tra i fondatori di Radio Alice.
Ho colto l'opportunità di una piccola promozione eBay di Euronics (59 euro e 90) per farmi mandare una chiavetta HumaxTivizenDVB-T Dongle - modello iEU-100 - per la ricezione del digitale terrestre su iPad2/iPhone4S (per la verità funziona anche su iPhone4 aggiornato all'ultimo iOS). Dovrebbe esistere anche una versione compatibile con Android. Il brand Tivizen è della coreana iCube e i suoi prodotti, che oltre al Dongle includono un tuner digitale che ridistribuisce i programmi ricevuti in streaming Wi-FI, devono essere localizzati in Italia da Humax. Uno dei motivi che mi hanno indotto all'acquisto era la fondata speranza che la chiavetta funzionasse anche per la ricezione del DAB/DAB+, come dovrebbe essere possibile - ma evidentemente con un altro modello, siglato iTB-100 - con un'altra app. Il mio acquisto per il momento sembra essere in grado di sintonizzarsi solo nella banda UHF 400-800 MHz. Resto convinto che sia solo una questione di firmware e che tutte queste chiavette siano basate su un unico tuner digitale le cui gamme di ricezione possono essere attivate o disabilitate via software. Nel caso del Tivizen le mie ricerche mi hanno condotto non verso il tuner Elonics E4000 delle famose chiavette DVB-T trasformate in sofisitcati SDR, bensì a una famiglia di chip sviluppati da Siano Mobile Silicon, una startup israeliana "fabless" con estesa presenza asiatica, come l'SMS2230.
Anche se la ricezione DAB non è per il momento possibile, il mio non è stato un incauto acquisto: Tivizen Dongle funziona davvero bene e tutto sommato il prezzo non è eccessivo.
Nella confezione trovate la chiavetta, un corto cavetto che serve per ricaricare la batteria integrata a bordo del dispositivo e un conciso manuale. Ho trovato strana la presenza della batteria a bordo, inusuale rispetto ad altri dispositivi di questo tipo che non richiedono una operazione analoga. Non credo che la batteria autonoma sia necessaria per proteggere delle impostazioni volatili come i canali sintonizzati, più probabilmente si tratta di un accorgimento che evita di dover alimentare la chiavetta con un secondo cavo USB. In ogni caso non è un particolare problema, basta ricordarsi sempre di tenere la chiavetta sotto carica quando si prevede di utilizzarla per guardare la tv in mobilità. A occhio direi che l'autonomia, tra iPad e chiavetta, sia di due o tre ore di visione continua forse di più. Visto che la chiavetta occupa la porta utilizzata per ricaricare l'iPad, una volta che ques'ultimo ha esaurito la sua batteria si deve rinunciare alla televisione ma non mi pare un grosso ostacolo considerando che iPad non può certo fungere da apparecchio principale: Tivizen Dongle è chiaramente una soluzione da viaggio o vacanza.
Il software che gestisce il tutto si preleva gratuitamente dall'Apple Store ed è veramente molto semplice da usare. L'app parte inserendo la chiavetta nell'iPad e in caso di primo uso visualizza la semplice finestra di impostazione, dove è sufficiente selezionare la nazione desiderata e avviare la scansione dei canali (ovviamente free to air). In pochi minuti la chiavetta trova i segnali ricevibili e crea una lista di stazioni tv e radio, con il nome e, dove presenti, le informazioni sul programma in onda. A quanto vedo non c'è modo di rendere manuale la scansione o di ottenere maggiori dettagli sui multiplex sintonizzati, ma trattandosi di una soluzione "on the go", dei dati si può fare a meno (a me piacerebbero solo perché certi retroscena tecnici mi interessano molto quando sono in viaggio). Quello che invece si può fare è registrare i programmi (la registrazione non è "schedulabile") e questa può essere una feature interessante anche se non ho trovato modo di esportare i file con le registrazioni.
Tivizen Dongle è in definitiva una soluzione molto pratica per i viaggiatori, i vacanzieri, i tgdipendenti e gli affezionati della fiction e della serialità televisiva. Permette di accedere a contenuti televisivi live anche in mancanza di copertura wi-fi o 3G e può essere utilizzata per registare al volo un programma che altrimenti andrebbe perduto. Una piccola spesa voluttuaria che ci si può anche concedere. Ora mi piacerebbe riuscire a procurarmi una chiavetta per il DAB/DAB+ o scoprire il modo per reimpostare il mio acquisto per andare a coprirne le frequenze del DAB. Vi terrò aggiornati.
Lightsquared non ce l'ha fatta a sostenere il braccio di ferro con l'autorità federale che amministra una delle risorsa più preziose per l'economia della conoscenza: lo spettro delle frequenze radio. La società che aveva ereditato il progetto di una infrastruttura di comunicazioni satellitari e voleva trasformarla in una rete nazionale ibrida (quindi anche terrestre) per servizi wholesale di telefonia 4g/LTE ha avviato volontariamente una procedura di Chapter 11, la normativa delle legge americana sui fallimenti che avvolge intorno alle imprese in grave difficoltà un cordone protettivo contro i creditori. Ma ora da più parti ci si interroga sui retroscena del braccio di ferro, sull'inusuale comportamento di una FCC che prima concede delle frequenze nella banda satellitare L, poi sulla base di una valutazione esterna dice no, la licenza c'è ma le frequenze non si possono usare perché provocherebbero serie intereferenze ai segnali trasmessi dalla costellazione GPS, creando il rischio di malfunzionamento di milioni di dispositivi di localizzazione geografica.
Ho parlato della controversia tra Lightsquared e FCC qualche tempo fa, quando sembrava ancora possibile una conclusione diversa. Lightsquared aveva reagito alle conclusioni tratte dalla FCC affermando che i suoi apparati di rete trasmettevano su frequenze adiacenti a quelle interessate dal GPS. Se ci sono interferenze, diceva il capo dell'azienda Philip Falcone (oggi dimissionario, ma anche la sua figura è controversa, essendo a capo di un fondo di investimento di tipo hedge che ha reso molto complessa il quadro finanziario della vicenda), la colpa non è di chi trasmette ma di chi riceve con dispoitivi che non sono abbastanza selettivi. La controrisposta è che i dispositivi GPS commerciali sono selettivi quanto basta per eliminare segnali trasmessi dal cielo, non da terra.
Se in gioco non ci fossero diversi miliardi di dollari di investimenti e un possibile danno al mercato delle comunicazioni mobili, il dibattito sarebbe anche interessante, ma i soldi ci sono e sono stati spesi proprio perché inizialmente la FCC aveva acceso un semaforo verde. E ora questo semaforo ha cambiato colore.
Per una interferenza potenziale che se ne va, ne spunta subito un'altra che i segnali GPS li disturba (sembra) davvero e lo fa in una delle regioni politicamente più calde del mondo: il confine tra le due Coree. Alla fine di aprile la stampa e le autorità sudcoreane sono tornate a denunciare il jamming con cui il "nemico" del nord disturba le frequenze del GPS provocando interruzioni del servizio anche per gli aerei in volo. Non è la prima volta che Seoul accusa Pyongyang di essersi procurata potenti impianti di fabbricazione russa in grado di disturbare radar e altre trasmissioni critiche. Gli apparati, si legge in questi giorni, si possono montare a bordo di camion che poi vengono dislocati lungo il confine. Il jamming può disturbare gli apparati GPS in un raggio di cinquanta o sessanta chilometri, sufficienti per arrivare ad alcuni grandi aeroporti della Corea del Sud. L'ipotesi - in una regione dove incidenti navali e aerei non sono certo una novità - suona quanto mai inquietante per le sue possibile implicazioni su scala globale.
Questa volta sembra però che le proteste abbiano sortito un effetto tempestivo. Riportato per la prima volta il 28 aprile, il jamming è cessato improvvisamente - sempre a quanto riferiscono fonti sudcoreane - nella giornata di lunedì. Forse, ipotizza Northkoreatech, lo stop è arrivato insieme alla notizia di colloqui formali tra sudcoreani e cinesi tenutisi a Pechino. Nell'occasione, si dice, il presidente coreano Lee Myung Bak e il premier Hu Jintao avrebbero anche discusso eventuali azioni comuni per interrompere le pericolose interferenze.
Il servizio radiotelevisivo pubblico elvetico è stato storicamente uno dei primi a rinunciare alla diffusione all'estero in onde corte (l'ultima trasmissione via radio e via satellite di Radio Svizzera Internazionale risale al 30 ottobre 2004). Con l'occasione è stata varata l'iniziativa del portale Web Swissinfo, che oltre alle informazioni grafiche e testuali, maggioritarie, ospita anche diversi contributi audio e video. Con largo anticipo rispetto a nazioni sicuramente meno ricche, la Svizzera è stata la prima a certificare il destino di obsolescenza - in molti casi forzosa e forse meritoria di rilancio, devo dire - di un mezzo nato una settantina d'anni prima.
Oggi il Consiglio Federale ha stilato un nuovo accordo con SSR, l'ente che gestisce Swissinfo per una riorganizzazione che porterà a un ulteriore risparmio (il 30%) di risorse, oggi quantificate all'intorno di 18,6-20 milioni di franchi. Malgrado questa riorganizzazione i contenuti del portale aggiungono una decima lingua, il russo. Inaugurata anche una collaborazione con le reti televisive satellitari 3SAT tedesca e TV5 francese.
Nuovo quadro per l'offerta estera della SSR
Berna, 16.05.2012 - Il Consiglio federale ha concluso con la SSR un nuovo accordo sulle prestazioni in materia di offerta informativa destinata all'estero, della durata di quattro anni. La Confederazione offrirà quindi un contributo tra i 18,6 e i 20 milioni di franchi l'anno, destinato alla piattaforma internet "swissinfo.org" e alla collaborazione della SSR con le emittenti televisive internazionali TV5 e 3Sat. Grazie a un nuovo orientamento strategico di Swissinfo si prevede inoltre un risparmio per le casse federali dai due ai tre milioni di franchi l'anno.
Il mandato legale conferito alla SSR le impone di offrire agli Svizzeri che vivono all’estero un servizio d'informazione sulle attualità del nostro Paese, nonché promuovere la presenza mediatica della Svizzera a livello internazionale. In base alla legge sulla radiotelevisione, la Confederazione fissa mediante contratto con la SSR l'offerta editoriale destinata all'estero e partecipa almeno al 50 per cento dei costi. Il precedente accordo, scaduto a fine 2011, è stato prolungato la scorsa estate fino al termine del 2012.
Il nuovo accordo sulle prestazioni sarà valido per il periodo 2013 – 2016 ed è focalizzato in primo luogo sulla piattaforma d'informazione Internet Swissinfo (swissinfo.org), oltre che sulla collaborazione della SSR nell'ambito dei programmi televisivi internazionali TV5 (francese) e 3Sat (tedesco). L'accordo vede la SSR impegnata ora anche sul fronte di un'offerta, destinata a un pubblico internazionale, delle trasmissioni svizzere in lingua italiana.
Per la prima volta, il nuovo accordo sulle prestazioni fissa direttive di ordine qualitativo e quantitativo per la cooperazione internazionale con TV5 e 3Sat, includendo anche Swissinfo. Alla SSR si richiede inoltre di presentare ogni anno una relazione completa che informi sulla collaborazione e sulle offerte di Swissinfo.
Nuovo orientamento di Swissinfo
La piattaforma Internet Swissinfo proporrà in futuro contributi in dieci lingue (tedesco, francese, italiano, inglese, spagnolo, portoghese, arabo, cinese, giapponese e, per la prima volta, anche in russo). Nell'estate del 2011 il Consiglio d'amministrazione della SSR ha deciso di dare un nuovo orientamento strategico a Swissinfo, ottimizzando l'offerta e riducendo l'organizzazione. La nuova formula permetterà di ridurre i costi del 30 per cento circa.
I servizi di Swissinfo sono disponibili in formato testo e immagine, presentano grafici e animazioni, ma anche contributi audio e video. I dossier sulle votazioni e le elezioni intendono continuare a proporre agli Svizzeri all'estero un'adeguata offerta informativa per l'esercizio dei propri diritti politici in Svizzera. Le pagine Internet di Swissinfo sono consultate mensilmente da circa 6,6 milioni di persone.
Grazie alla collaborazione con le emittenti televisive TV5 e 3Sat la SSR diffonde le proprie trasmissioni incentrate sulla Svizzera in oltre 210 paesi del mondo.
Il fatto che ancora oggi continuino a uscire ricevitori per onde corte per uso fisso e di tipo analogico costituisce di per sé una notizia. Alinco, storico marchio giapponese normalmente associato a scanner e ricetrasmettitori palmari per uso nautico e radioamatoriale, propone un "communication receiver" all-modes (AM/SSB/FM) che copre da 150 kHz (e qualcosa anche sotto) a 35 MHz. Il modello DX-R8E fa da pendent al ricetrasmettitore HF SR8 a bassa potenza e adotta il classico disegno a doppia conversione analogica con prima media frequenza a 71 MHz e seconda a 455 kHz. Oltre alla selettività stretta in media frequenza (2,4 kHz ceramici) ha un filtro audio da 500 Hz utile per il CW amatoriale e per i radiofari. Unica concessione alla modernità, a parte il display dal design contemporaneo e la lettura a 10 Hz, è l'uscita analogica I/Q che può essere utilizzata per effettuare analisi e demodulazioni con le varie piattaforme SDR per personal computer. Il prezzo è tutto sommato abbordabile, dai 450 dollari americani (per una versione che limita la ricezione a 30 MHz) ai circa 600 euro in Europa. Dal video su You Tube sembra di capire che la resa audio è abbastanza piacevole.
Un lettore, Giovanni De Simone, si interroga sulle conseguenze dell'annuncio che arriva dall'IEEE sull'approvazione dell'aggiornamento 802.11 "2012" (tutta la normativa è in vendita a un prezzo promozionale di 5 dollari) dello standard oggi universalmente utilizzato per Internet senza fili, chiedendosi se la nuova norma sia un ulteriore passo avanto verso la convergenza broadband-broadcast. Bisogna innanzitutto dire che l'emendamento 2012 dello standard è in realtà una sintesi di una decina di varianti approvate in questi anni e riguarda per esempio la sicurezza, l'uso di nuove frequenze sui 3,7 GHz, le antenne MIMO, il mesh networking. Però è indubbio che una volta tradotto in chipset, il sistema ci darà un Wi-Fi, ancora più robusto, in grado di supportare velocità di trasferimento da 600 megabit al secondo, una enormità rispetto agli albori del Wi-Fi. Una rete senza fili resta pur sempre una risorsa condivisa, che non può offrire gli stessi livelli di servizio di una rete broadcast, non in tutte le situazioni possibili.
La domanda di Giovanni rimane in ogni caso ben posta. La convergenza tra i due modelli non prosegue solo a livello di definizione di standard, ma anche là dove tale convergenza conta di più: sui terminali utente. Stiamo andando inevitabilmente verso dispositivi capaci di parlare diverse "lingue", diverse modulazioni radiofoniche, con in più l'intelligenza necessaria per passare senza soluzione di continuità da un modello all'altro. Broadcast e broadband troveranno la loro sintesi definitiva sui nostri smartphone, sui tablet, nei sistemi di comunicazione e intrattenimento delle automobili.
Anche per questo motivo trovo che il ritardo che l'Italia sta scontando su tutte queste infrastrutture (poco Wi-Fi pubblico, una radio FM piena di problemi, un digitale terrestre televisivo ancora in mezzo al guado e soprattutto una radio digitale incapace di progredire), rischia di essere un serio problema allo sviluppo futuro di un mercato importante per tutta l'economia. Sulla radio digitale DAB+ siamo ormai alla farsa. Il piano di espansione promesso da RaiWay, quello che avrebbe dovuto coinvolgere l'emittenza FM regionale e locale, è bloccato da mesi, con i due ennesimi test di Bologna e Venezia ormai spenti. In questi giorni sul sito AGCOM è stato reso disponibile (delibera 180/12/CONS) il "PIANO PROVVISORIO DI ASSEGNAZIONE DELLE FREQUENZE PER IL SERVIZIO RADIOFONICO DIGITALE NELLA REGIONE DEL TRENTINO ALTO ADIGE PROGETTO PILOTA NELLA PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO." definendo i blocchi 12A, B e C alle emittenti RAI e ai network nazionali, insieme ai blocchi 12D e 10A, B, C e D alle reti locali. Sembra una buona notizia e un po' lo è. Ma è possibile - in una Europa in cui Germania e Francia (per non parlare della vicina Svizzera) hanno lanciato il DAB+ in grande stile o si preparano (la Francia) a una adozione, forse tardiva ma oggi decisamente convinta - che un regolatore usi termini come "piano provvisorio" e "progetto pilota" a 17 anni dai primi "progetti pilota" di Eureka 147? Sono trascorsi quasi vent'anni dall'accensione della radio digitale in Italia ma per i politici e l'autorità delle comunicazioni dobbiamo ancora verificare che tutto funzioni. Mentre in Europa si vendono centinaia di migliaia di radio DAB+ e il settore automotive si appresta a integrare i nuovi chipset che consentiranno l'ascolto digitale a bordo delle nuove automobili, una Italia in piena crisi di idee oltre che di risorse finanziarie, cincischia e gli italiani, quei trentacinque milioni di ascoltatori della radio, non vengono neppure a conoscenza degli indubbi vantaggi del DAB+. Tra questi c'è l'opportunità di usufruire via etere di nuovi contenuti di intrattenimento e di servizi informativi, per i quali su FM non c'è semplicemente spazio. E' una solenne stupidaggine ancor più che una vergogna e voglio dire con chiarezza una cosa: non è solo una questione di scarsità di risorse finanziarie, qui c'è di mezzo l'incapacità culturale e politica italiana di immaginare scenari infrastrutturali che sia un patrimonio collettivo. Dalla metà degli anni '70 il sistema radiotelevisivo italiano pensa unicamente al vantaggio politico e clientelare di chi controlla il servizio pubblico e al profitto economico (e politico) di quei pochissimi che controllano l'emittenza privata. Su questi due altari degni di una nazione feudale abbiamo sacrificato lo svago, la crescita culturale, l'informazione corretta di milioni di persone.
L'altro giorno ero al Salone del libro di Torino, dove chiunque, al grande padiglione di Radio Rai, poteva toccare con mano l'entusiasmo del pubblico nei confronti di un mezzo, la radio, che mi è parso in ottimo stato di salute. Centinaia di persone prendevano parte agli show in diretta di una emittente, Webradio 8 della RAI, che diffonde esclusivamente via Internet. E' così insensato ipotizzare che i contenuti delle tre Web radio splendidamente curate da via Asiago possano e debbano conquistare un pubblico ancora più vasto grazie al DAB+? Quanti progetti pilota si devono allestire per verificare un'ipotesi che sarebbe evidente anche per un bambino? Non si poteva sacrificare l'acquisto di un fottutissimo caccia-bombardiere e mettere quei soldi in una rete di trasmettitori?
La radio digitale sta diventando una realtà tecnologica e commerciale in Europa grazie all'azione quasi individuale di un marchio come Imagination Technologies, che controlla un discreto patrimonio di proprietà intellettuale in applicazioni come la demodulazione di segnali radiotelevisivi digitali. Imagination Technologies (fondata nel 1985 come VideoLogic, Intel e Apple come azionisti importanti) non produce direttamente silicio, ma lo progetta. Ha un interesse diretto in Frontier Silicon, un chipmaker indipendente, senza fonderie, che oggi fornisce all'industria dell'elettronica di consumo una percentuale significativa dei componenti utilizzati nelle radio digitali. Imagination ha anche una divisione commerciale, Pure, che commercializza queste radio e promuove su scala internazionale l'adozione della radio digitale. Nel novembre scorso, presentando a Londra il nuovo adattatore DAB+ Highway, che Pure ha sviluppato per trasformare le normali autoradio in dispositivi digitali, il CEO Hossein Yassaie ha parlato delle strategie per l'immediato. Una strategia chiamata "convergenza mobile".
Una cosa è costruire radio digitale per la casa e l'automobile o adattare al digitale le autoradio tradizionali, ha detto Yassaie, ma la nuova sfida riguarda la mobilità. I nostri smartphone, i nostri tablet, dice in sostanza Yessaie, dovranno essere in grado di ricevere i segnali della radio broadcast, gli utenti si aspettano una feature di questo genere. Imagination intende sviluppare i chip che renderanno possibile l'accesso a infrastrutture broadband mobile e alle reti broadcast, con lo stesso dispositivo. Per questo dobbiamo risolvere diversi problemi, ha aggiunto Yessaie. I chip devono consumare pochissimo per non pesare sulle batterie e dovranno costare molto poco, sotto la soglia dei 2 dollari in volume. Con due dollari, i costruttori potranno integrare a bordo degli smartphone chip capaci di ricevere la radio analogica e la radio digitale, tutta la radio digitale, non ci possono essere dispositivi che non funzionano sempre, con il DAB+ in Europa e Australia, con HD Radio negli USA, con ISDB in Giappone. Non servono molti anni di attesa, chip come questi saranno disponibili tra due o tre anni. Sono pronto a scommettere che tra due o tre anni in Italia staremo ancora pensando a qualche bel progetto pilota in una qualche virtuosa provincia felice.