Su Ars Technica è apparsa una dettagliatissima ricostruzione storica, firmata da Matthew Lasar del cosiddetto "evento di Carrington" la prima tempesta magnetica di eccezionale intensità registrata strumentalmente e con osservazioni astronomiche e atmosferiche. L'evento si verificò il 1 settembre 1859 quando l'astronomo Richard Carrington, nella sua consueta attività di osservazione e descrizione grafica delle macchie solari, osservò in diretta, otticamente, quello che gli astrofisici suoi discendenti avrebbero facilmente identificato come un brillamento solare "earth bound". >L'articolo riporta alcuni magnetogrammi registrati in contemporanea all'Osservatorio di Greenwich, che rappresentano la prima testimonianza scientifica di un episodio di cui ancora oggi non riusciamo a descrivere con precisione assoluta i meccanismi.
Le aurore boreali e australi che seguirono l'osservazione di Carrington, destò un tale scalpore che la gente si riversò nelle strade di città come New York o sulle navi in navigazione anche in acque tropicali. Nel 2006 gli scienziati della NASA pubblicarono su Advanced Space Research una selezione delle cronache apparse sulla stampa e sulla diaristica dell'epoca. Oltre alle spettacolari aurore, che illuminarono quasi a giorno l'oscurità della sera (già verso l'ora del tramonto), le cronache rivelano gli effetti sulle reti telegrafiche, che in alcuni casi continuarono a funzionare, anche a batterie staccate, con quella che venne chiamata "corrente aurorale". Nel 1865, forse con ancora in testa il ricordo di quella incredibile notte, il paesaggista americano Frederic Edwin Church dipinse un quadro intitolato "Aurora Borealis".
Una lettura davvero molto interessante.
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