17 maggio 2012

Interferenze al GPS: scenari di crisi e di tensione politica

Lightsquared non ce l'ha fatta a sostenere il braccio di ferro con l'autorità federale che amministra una delle risorsa più preziose per l'economia della conoscenza: lo spettro delle frequenze radio. La società che aveva ereditato il progetto di una infrastruttura di comunicazioni satellitari e voleva trasformarla in una rete nazionale ibrida (quindi anche terrestre) per servizi wholesale di telefonia 4g/LTE ha avviato volontariamente una procedura di Chapter 11, la normativa delle legge americana sui fallimenti che avvolge intorno alle imprese in grave difficoltà un cordone protettivo contro i creditori. Ma ora da più parti ci si interroga sui retroscena del braccio di ferro, sull'inusuale comportamento di una FCC che prima concede delle frequenze nella banda satellitare L, poi sulla base di una valutazione esterna dice no, la licenza c'è ma le frequenze non si possono usare perché provocherebbero serie intereferenze ai segnali trasmessi dalla costellazione GPS, creando il rischio di malfunzionamento di milioni di dispositivi di localizzazione geografica.
Ho parlato della controversia tra Lightsquared e FCC qualche tempo fa, quando sembrava ancora possibile una conclusione diversa. Lightsquared aveva reagito alle conclusioni tratte dalla FCC affermando che i suoi apparati di rete trasmettevano su frequenze adiacenti a quelle interessate dal GPS. Se ci sono interferenze, diceva il capo dell'azienda Philip Falcone (oggi dimissionario, ma anche la sua figura è controversa, essendo a capo di un fondo di investimento di tipo hedge che ha reso molto complessa il quadro finanziario della vicenda), la colpa non è di chi trasmette ma di chi riceve con dispoitivi che non sono abbastanza selettivi. La controrisposta è che i dispositivi GPS commerciali sono selettivi quanto basta per eliminare segnali trasmessi dal cielo, non da terra.
Se in gioco non ci fossero diversi miliardi di dollari di investimenti e un possibile danno al mercato delle comunicazioni mobili, il dibattito sarebbe anche interessante, ma i soldi ci sono e sono stati spesi proprio perché inizialmente la FCC aveva acceso un semaforo verde. E ora questo semaforo ha cambiato colore.
Per una interferenza potenziale che se ne va, ne spunta subito un'altra che i segnali GPS li disturba (sembra) davvero e lo fa in una delle regioni politicamente più calde del mondo: il confine tra le due Coree. Alla fine di aprile la stampa e le autorità sudcoreane sono tornate a denunciare il jamming con cui il "nemico" del nord disturba le frequenze del GPS provocando interruzioni del servizio anche per gli aerei in volo. Non è la prima volta che Seoul accusa Pyongyang di essersi procurata potenti impianti di fabbricazione russa in grado di disturbare radar e altre trasmissioni critiche. Gli apparati, si legge in questi giorni, si possono montare a bordo di camion che poi vengono dislocati lungo il confine. Il jamming può disturbare gli apparati GPS in un raggio di cinquanta o sessanta chilometri, sufficienti per arrivare ad alcuni grandi aeroporti della Corea del Sud. L'ipotesi - in una regione dove incidenti navali e aerei non sono certo una novità - suona quanto mai inquietante per le sue possibile implicazioni su scala globale.
Questa volta sembra però che le proteste abbiano sortito un effetto tempestivo. Riportato per la prima volta il 28 aprile, il jamming è cessato improvvisamente - sempre a quanto riferiscono fonti sudcoreane - nella giornata di lunedì. Forse, ipotizza Northkoreatech, lo stop è arrivato insieme alla notizia di colloqui formali tra sudcoreani e cinesi tenutisi a Pechino. Nell'occasione, si dice, il presidente coreano Lee Myung Bak e il premier Hu Jintao avrebbero anche discusso eventuali azioni comuni per interrompere le pericolose interferenze.
Northkoreatech

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