La puntata di stasera di Voyager, su RAI 2, sta portando molti visitatori nuovi qui su Radiopassioni. Potenza di Google. E della televisiún. Nel dare il benvenuto a tante persone che immagino sinceramente interessate all'argomento sollevato dalla trasmissione televisiva, voglio ancora una volta sottolineare che il mio blog è una delle poche platee di discussione che in questi mesi di grande ritorno di fiamma mediatica per le imprese dei fratelli Judica Cordiglia, ha cercato di assumere un atteggiamento scettico di fronte a tante affermazioni non sempre corroborate da prove particolarmente solide.
Era del tutto prevedibile che con l'avvicinarsi del cinquantesimo anniversario dello Sputnik Torre Bert tornasse a far parlare di sé, come negli anni Sessanta. Prima è stata la volta del documentario trasmesso da History Channel, poi del libro curato dagli stessi fratelli. Insomma, un bel po' di motivi per riprendere la questione dei presunti predecessori di Gagarin.
Ma a differenza di allora, le attuali uscite mediatiche sono tutte sgradevolmente a senso unico. Le famose registrazioni della Torre non rappresentano una ipotesi, sono la *dimostrazione* di un certo numero di vittime, non si capisce bene neppure di quante. Quattordici, come dicono i Cordiglia? Otto o più, come sentivo dire questa sera su RAI 2? Non ho seguito la trasmissione, ho preferito un altro romanzo russo: Guerra e pace. Certo non mi aspettavo che un programma per me abbastanza deleterio come Voyager, un inutile spreco di spazio dedicato con colpevole leggerezza dalla tv pubblica alle storie più strampalate, affrontasse il tema con un atteggiamento scettico. Non so quindi se i due fratelli siano stati presentati come radioamatori. Volevo semplicemente precisare, nel caso, che il termine in questo contesto si deve intendere nel senso di appassionato di ricezione radiofonica, non come "iscritto all'Associazione radioamatori italiani (allora Associazione radiotecnica italiana)"; almeno non dopo il 1964, anno in cui Giambattista fu espulso dopo un procedimento avviato nel 1963. La polemica che portò alla radiazione fu sollevata da un altro radioamatore - Gianfranco Sinigaglia del Politecnico di Bologna e padre, insieme a Marcello Ceccarelli, del radiotelescopio di Medicina - e verteva sulla presunta ricezione di immagini dal satellite sovietico Lunik IV. Ricezione impossibile perché in quegli anni le immagini scattate a bordo dei satelliti russi o americani non venivano trasmesse via radio ma recuperate, e sviluppate, dopo il ritorno delle capsule al suolo.
E' comprensibile che un pezzo della Guerra Fredda entri facilmente in un contesto politico, persino oggi. Ma qui non mi va di buttarla in politica, cosa che in genere non disdegno mai. Le ipotesi formulate dai fratelli poggiano su presunte prove di natura tecnica e io resto convinto che tali prove non permettano in realtà di arrivare serenamente ad alcun tipo di conclusione (a parte qualche verdetto negativo, come nel caso del Lunik IV). Sappiamo molto poco delle attrezzature utilizzate, nessuno si prende la briga di verificare con strumenti moderni la veridicità di molte registrazioni, non possiamo incrociare e confermare i dati dei Cordiglia con quelli raccolti da altre postazioni d'ascolto europee. Abbiamo delle voci, dei sospiri, dei presunti battiti cardiaci (non ricevuti in telemetria!), qualche dato orbitale, le cronache dell'epoca incrociate con Radio Mosca e tautologici riferimenti alla stampa di 45 anni fa. Troppo poco, per ipotesi così sconvolgenti. E troppo poco perché tutto venga sempre ammantato di un trionfalismo un po' fuori luogo per chi si vanta della portata "scientifica" delle sue imprese.
Era del tutto prevedibile che con l'avvicinarsi del cinquantesimo anniversario dello Sputnik Torre Bert tornasse a far parlare di sé, come negli anni Sessanta. Prima è stata la volta del documentario trasmesso da History Channel, poi del libro curato dagli stessi fratelli. Insomma, un bel po' di motivi per riprendere la questione dei presunti predecessori di Gagarin.
Ma a differenza di allora, le attuali uscite mediatiche sono tutte sgradevolmente a senso unico. Le famose registrazioni della Torre non rappresentano una ipotesi, sono la *dimostrazione* di un certo numero di vittime, non si capisce bene neppure di quante. Quattordici, come dicono i Cordiglia? Otto o più, come sentivo dire questa sera su RAI 2? Non ho seguito la trasmissione, ho preferito un altro romanzo russo: Guerra e pace. Certo non mi aspettavo che un programma per me abbastanza deleterio come Voyager, un inutile spreco di spazio dedicato con colpevole leggerezza dalla tv pubblica alle storie più strampalate, affrontasse il tema con un atteggiamento scettico. Non so quindi se i due fratelli siano stati presentati come radioamatori. Volevo semplicemente precisare, nel caso, che il termine in questo contesto si deve intendere nel senso di appassionato di ricezione radiofonica, non come "iscritto all'Associazione radioamatori italiani (allora Associazione radiotecnica italiana)"; almeno non dopo il 1964, anno in cui Giambattista fu espulso dopo un procedimento avviato nel 1963. La polemica che portò alla radiazione fu sollevata da un altro radioamatore - Gianfranco Sinigaglia del Politecnico di Bologna e padre, insieme a Marcello Ceccarelli, del radiotelescopio di Medicina - e verteva sulla presunta ricezione di immagini dal satellite sovietico Lunik IV. Ricezione impossibile perché in quegli anni le immagini scattate a bordo dei satelliti russi o americani non venivano trasmesse via radio ma recuperate, e sviluppate, dopo il ritorno delle capsule al suolo.
E' comprensibile che un pezzo della Guerra Fredda entri facilmente in un contesto politico, persino oggi. Ma qui non mi va di buttarla in politica, cosa che in genere non disdegno mai. Le ipotesi formulate dai fratelli poggiano su presunte prove di natura tecnica e io resto convinto che tali prove non permettano in realtà di arrivare serenamente ad alcun tipo di conclusione (a parte qualche verdetto negativo, come nel caso del Lunik IV). Sappiamo molto poco delle attrezzature utilizzate, nessuno si prende la briga di verificare con strumenti moderni la veridicità di molte registrazioni, non possiamo incrociare e confermare i dati dei Cordiglia con quelli raccolti da altre postazioni d'ascolto europee. Abbiamo delle voci, dei sospiri, dei presunti battiti cardiaci (non ricevuti in telemetria!), qualche dato orbitale, le cronache dell'epoca incrociate con Radio Mosca e tautologici riferimenti alla stampa di 45 anni fa. Troppo poco, per ipotesi così sconvolgenti. E troppo poco perché tutto venga sempre ammantato di un trionfalismo un po' fuori luogo per chi si vanta della portata "scientifica" delle sue imprese.
4 commenti:
Che noia!
Nemmeno tanto il rinverdire dei presunti fasti della torre dei fratelli torinesi, quanto il ben più triste sguazzare trionfalistico di un programma televisivo di cui nessuno (almeno di noi) sentiva il bisogno.
Ma un buon bicchierino ed un libro non erano meglio?
73 de IZ0GYQ
Ho seguito il servizio in questione (stavo guardando Exit su LA 7, che non era malaccio, ma poi è arrivato in studio il Ministro Mastella...) e, devo dire, il programma è assolutamente strampalato e le "prove" degli ascolti poco o per nulla convincenti (non era chiaro nemmeno come si faccia ad arrivare alla cifra di 14 morti).
Ma resta il fatto che la mia moglie (che possiamo prendere a campione dell'utente televisivo medio) è rimasta impressionata da quanto visto.....questi sono i nostri tempi, che ci piaccia o no.
Franco
Se la moglie di Francesco è rimasta impressionata oggi, figuriamoci che cosa doveva essere il sensazionalismo dei primi anni Sessanta... Quando Francesco scrive "non era chiaro nemmeno come si faccia ad arrivare alla cifra di 14 morti") centra perfettamente il problema. Non era affatto chiaro ieri e non lo è tanto più oggi, con la memoria della storia del volo spaziale affievolita e banalizzata da imprese che fanno sembrare la missione di Gagarin emozionante come un viaggio in ascensore. Ieri come oggi, basta far sentire un nastro per essere creduti quando si accusa una nazione - non certo specchiato esempio di virtuosità, evidentemente - di aver sacrificato nella corsa al primato orbitale 14 uomini e donne senza che nulla riuscisse mai a trapelare, senza che tutte le altre orecchie puntate in quei momenti nel cielo cogliessero segni congruenti. Basta il battito di qualcosa, una voce che racconta di fiamme e numeri, per "dimostrare" l'ennesima nefandezza commessa da un regime ottuso, autoritario e sanguinario. Nefandezza più, nefandezza meno... Qualche dubbio almeno allora fu manifestato, l'associazione dei radioamatori arrivò a espellere l'unico dei due fratelli iscritti per le evidenti contraddizioni delle presunte immagini dal satellite Lunik IV. Immagini che non vennero, a quanto si sa, mai trasmesse via radio. Continuo a ricevere commenti che lungi dal mettere in dubbio le teorie di Torre Bert manifestano il più ampio scetticismo nei confronti di critici circostanziati come lo svedese Grahn. Che ci piaccia o no, proprio questi sono i nostri tempi. Poco importa che credere con tanta arrendevolezza a ipotesi scarsamente documentate non si discosta molto - sul piano del ragionamento - dall'atteggiamento di chi cinquanta anni fa era pronto a scommettere qualsiasi somma sull'immancabile successo dell'ultimo piano quinquennale.
Mi domando se, in Italia, riusciremo mai a guardare a fatti come questi (vecchiotti, oltretutto) senza le lenti deformanti dell'ideologia.
E' possibile un'analisi realizzata con metodi scientifici su quanto ascoltato a Torre Bert? No, finchè la lotta politica fa ricorso a categorie e tematiche che in ogni altro paese decente sarebbero ritenute del passato remoto ("il qui e l'ora" darebbero da soli abbondanti motivi di discussione e non voglio dire altro, il discorso ci porterebbe lontano).
Io non penso che tutte le missioni spaziali dell'epoca pionieristica siano andate bene (nemmeno quelle statunitensi); d'altra parte anche la Voce della Russia ammetteva di recente la morte di 92 (dicesi 92!) persone in una stazione di terra.
Ma mettiamola così: passata la sbornia per il 50° dello Sputnik (e passate le elezioni prossime venture...) su Torre Bert calerà nuovamente il silenzio.
E così sia.
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