
Tecnicamente la cosa è complessa, ma si può fare. Basta bloccare le porte dei server che diffondono gli streaming a tutti gli indirizzi IP che non facciano parte dei blocchi assegnati ad access provider inglesi. Ma quanti sceglieranno piuttosto di spegnere gli streaming e buona notte? Tempo fa, una decisione analoga, legata ai bacini pubblicitari, spinse molte emittenti americane a staccare la spina dei loro canali audio telematici, che sono comunque interessanti, anche per i radioascoltatori. Teoricamente, scrive la newsletter specializzata Radio and Internet Newsletter (RAIN), la prima a dare la notizia, i broadcaster potrebbero rivolgersi a società come la International Federation of the Phonographic Industry, organismo internazionale che rappresenta, per un certo numero di nazioni, le organizzazioni detentrici delle royalties (le varie SIAE, tanto per intendersi), ma il calcolo delle somme dovute sarebbe estremamente complicato. RAIN osserva che gli editori radiotelevisivi del Regno Unito devono versare in royalties circa il 10% dei loro introiti, il doppio di quanto pagano le emittenti americane. Per accordi particolari la BBC dovrebbe essere esclusa da questo divieto. Le licenze rinnovate sono quelle tra PPL e CRCA, l'associazione dei broadcaster privati.
La posizione dei discografici è chiara: bisogna tutelare a ogni costo un diritto che uno streaming digitale mette in oggettivo pericolo (solo un pazzo registrerebbe da uno stream digitale, ma facciamo finta che il rischio ci sia). Ma da sempre le radio britanniche possono essere ascoltate fuori dai confini nazionali. E' normale che sia così e vale anche per tutte le radio delle altre nazioni. Le zone di confine, in Europa, sono tradizionalmente molto popolose. Uno svizzero di Basilea, per esempio, può tranquillamente registrare la musica di stazioni FM francesi e tedesche. Se il principio territoriale dovesse valere così strettamente, ci sarebbero migliaia di potenziali pirati, no? Siamo all'ennesima guerra di posizione combattuta contro tecnologie che all'improvviso cambiano radicalmente le vecchie prospettive. Di solito, le tecnologie hanno la meglio (che tradotto in linguaggio corrente significa che qualcuno escogita un nuovo modo di farci pagare le cose). Ma quanta fatica.
La posizione dei discografici è chiara: bisogna tutelare a ogni costo un diritto che uno streaming digitale mette in oggettivo pericolo (solo un pazzo registrerebbe da uno stream digitale, ma facciamo finta che il rischio ci sia). Ma da sempre le radio britanniche possono essere ascoltate fuori dai confini nazionali. E' normale che sia così e vale anche per tutte le radio delle altre nazioni. Le zone di confine, in Europa, sono tradizionalmente molto popolose. Uno svizzero di Basilea, per esempio, può tranquillamente registrare la musica di stazioni FM francesi e tedesche. Se il principio territoriale dovesse valere così strettamente, ci sarebbero migliaia di potenziali pirati, no? Siamo all'ennesima guerra di posizione combattuta contro tecnologie che all'improvviso cambiano radicalmente le vecchie prospettive. Di solito, le tecnologie hanno la meglio (che tradotto in linguaggio corrente significa che qualcuno escogita un nuovo modo di farci pagare le cose). Ma quanta fatica.
Tags: radioascolto, radiofonia, radio, dxing.
Nessun commento:
Posta un commento