Maroni e Bertinotti. Pirani e Bechis. Due candidati alle elezioni. Due giornalisti costretti per una volta a fare domande brevi nella speranza di ottenere risposte pertinenti. Verso la fine del faccia a faccia dell'altra sera Pirani interroga i due avversari politici chiedendo loro se sarà mai possibile per i partiti rinunciare alla mano di ferro sulla RAI. Le due risposte sono vaghe e l'unica cosa che si intuisce è che entrambi pensano "manco morti". Fine dell'antefatto, il nostro discorso è tutt'altro.
Per rispondere al grido di dolore di Pirani, ho sempre pensato che basterebbe prendere la normativa che regola la BBC in Gran Bretagna, tradurla in Italiano e comminare severe pene pecuniarie e detentive a chi non la rispetta. E' una normativa che ha costruito una emittente pubblica, finanziata dal canone, che tra alti e bassi può comunque vantare a suo merito il fatto di aver costretto Blair (un capo di governo, l'amico Tony, insomma) a sbottare, replicando a chi in Parlamento gli chiedeva di perorare non so quale causa davanti alla BBC: «Caro collega, come lei saprà, la mia capacità di influire sulla BBC è leggendaria.» La RAI, si sa, è abituata ad autocensurarsi ancor prima di ricevere telefonate e veline.
Ma stiamo ancora andando fuori tema. Pochi giorni fa marzo la segreteria di stato britannico pubblicato un white paper sul futuro della BBC nell'era digitale che vi consiglio di prelevare e leggere. Lo si può fare andando sulla notizia data dalla stessa BBC o dal sito del BBC Charter Review incaricato appunto di studiare la riforma dell'ente alla luce delle tecnologie digitali e di altri cambiamenti. Sono venuto a conoscenza di questo documento atttraverso la lista di discussione di un club DX inglese: uno degli iscritti, Mike Barraclough citave per esempio la sezione del paper in cui viene descritta la programmazione locale multilinguistica della BBC. Mike segnalava per esempio che la sua stazione locale, BBC Three Counties, trasmetteva un programma in italiano per la locale comunità.
Effettivamente è vero, ogni domenica tra le 16 e le 17 locali (17-18 da noi), BBC 3CS trasmette Mondo Italiano, a cura di Roberto Perrone, che nell'emittente cura anche il breakfast show. Chapeau alla lista dei programmi in lingua italiana pubblicata su Bclnews.it per avere inserito nei suoi elenchi anche questa trasmissione, che secondo il sito della stazione viene diffusa in FM e in onde medie su 630 e 1161 kHz (non farei troppo affidamento sulla possibilità di riceverla). Non so se il suo programma sia tutto in italiano o alterni le due lingue, ma sulla home page della radio c'è proprio la foto di Perrone che riceve un premio per il suo lavoro. E di Perrone viene pure riportato un bell'audio documentario, Italian Job, realizzato tra i suoi doppi concittadini. Sì perché Roberto è nato a Bivona, non lontano da Corleone e si è trasferito con la famiglia in Inghilterra a due anni. Scavando un po' con Google, si viene infatti a sapere che intorno a Bedford, cittadina a nord dell'aeroporto di Luton, negli anni cinquanta ha avuto luogo un peculiare fenomeno migratorio dall'Italia. Migliaia di poveri abitanti del sud scelsero di andare a lavorare lassù per costruire i mattoni necessari per la ricostruzione di un'Inghilterra semidistrutta dalla guerra. La storia potete leggerla in uno straordinario reportage di BBC Legacies. La parte più istruttiva di questo racconto, tornando a pensare al buon Maroni, ma più ancora all'acuto Calderoli, all'elegiaco Borghezio, è questa. A Bedford si producevano i mattoni per le nuove case ma ben pochi inglesi, che pure stavano ricostruendo come tutti gli altri in Europa, erano disposti a spaccarsi la schiena su una attività tanto pesante. E allora, si legge sul sito di "Legacies", i padroni cominciarono a fare scouting di manodopera in zone ancora più disperate, aprendo un ufficio assunzioni a Napoli e allargando le ricerche ad altre aree del nostro meridione. I neoassunti, spiega la ricercatrice che ha curato la storia e ha pubblicato nel 1999 un libro fotografico intitolato "Hidden Voices" (Voci nascoste), Carmela Semeraro, venivano prima portati a Milano, per la visita medica e poi nel Bedfordshire. Alcuni dei nostri parlamentari dovrebbero essere costretti a scrivere mille volte sulla lavagna il punto in cui la Semeraro spiega come gli italiani, ignoranti dei loro diritti, venivano sfruttati da proprietari di casa senza scrupoli, che arrivavano a stipare cinquanta persone in case bifamiliari. Nel 1956 il Parlamento britannico emendò la Rents Act, la legge sugli affitti, per tutelare meglio gli immigrati italiani. Immagino che sia per celebrare quel lieto ricordo che oggi stiamo facendo lo stesso con gli immigrati africani e che il nostro Parlamento approva leggi come la Bossi Fini. Sono buonista? Un'anima bella su cui fare tanto bel sarcasmo neocons, à la Ferrara? No, solo che pur essendo nato qui sono anch'io mezzo straniero e nell'immaginario collettivo di parecchi italiani farei parte di un gruppo etnico buono solo per lavare parabrezza ai semafori.
Molti degli emigrati di Bedford tornarono a casa, altri, fortunati loro, decisero di restare e oggi si calcola che 14mila abitanti nella contea sono di origine italiana.
Per rispondere al grido di dolore di Pirani, ho sempre pensato che basterebbe prendere la normativa che regola la BBC in Gran Bretagna, tradurla in Italiano e comminare severe pene pecuniarie e detentive a chi non la rispetta. E' una normativa che ha costruito una emittente pubblica, finanziata dal canone, che tra alti e bassi può comunque vantare a suo merito il fatto di aver costretto Blair (un capo di governo, l'amico Tony, insomma) a sbottare, replicando a chi in Parlamento gli chiedeva di perorare non so quale causa davanti alla BBC: «Caro collega, come lei saprà, la mia capacità di influire sulla BBC è leggendaria.» La RAI, si sa, è abituata ad autocensurarsi ancor prima di ricevere telefonate e veline.
Ma stiamo ancora andando fuori tema. Pochi giorni fa marzo la segreteria di stato britannico pubblicato un white paper sul futuro della BBC nell'era digitale che vi consiglio di prelevare e leggere. Lo si può fare andando sulla notizia data dalla stessa BBC o dal sito del BBC Charter Review incaricato appunto di studiare la riforma dell'ente alla luce delle tecnologie digitali e di altri cambiamenti. Sono venuto a conoscenza di questo documento atttraverso la lista di discussione di un club DX inglese: uno degli iscritti, Mike Barraclough citave per esempio la sezione del paper in cui viene descritta la programmazione locale multilinguistica della BBC. Mike segnalava per esempio che la sua stazione locale, BBC Three Counties, trasmetteva un programma in italiano per la locale comunità.
Effettivamente è vero, ogni domenica tra le 16 e le 17 locali (17-18 da noi), BBC 3CS trasmette Mondo Italiano, a cura di Roberto Perrone, che nell'emittente cura anche il breakfast show. Chapeau alla lista dei programmi in lingua italiana pubblicata su Bclnews.it per avere inserito nei suoi elenchi anche questa trasmissione, che secondo il sito della stazione viene diffusa in FM e in onde medie su 630 e 1161 kHz (non farei troppo affidamento sulla possibilità di riceverla). Non so se il suo programma sia tutto in italiano o alterni le due lingue, ma sulla home page della radio c'è proprio la foto di Perrone che riceve un premio per il suo lavoro. E di Perrone viene pure riportato un bell'audio documentario, Italian Job, realizzato tra i suoi doppi concittadini. Sì perché Roberto è nato a Bivona, non lontano da Corleone e si è trasferito con la famiglia in Inghilterra a due anni. Scavando un po' con Google, si viene infatti a sapere che intorno a Bedford, cittadina a nord dell'aeroporto di Luton, negli anni cinquanta ha avuto luogo un peculiare fenomeno migratorio dall'Italia. Migliaia di poveri abitanti del sud scelsero di andare a lavorare lassù per costruire i mattoni necessari per la ricostruzione di un'Inghilterra semidistrutta dalla guerra. La storia potete leggerla in uno straordinario reportage di BBC Legacies. La parte più istruttiva di questo racconto, tornando a pensare al buon Maroni, ma più ancora all'acuto Calderoli, all'elegiaco Borghezio, è questa. A Bedford si producevano i mattoni per le nuove case ma ben pochi inglesi, che pure stavano ricostruendo come tutti gli altri in Europa, erano disposti a spaccarsi la schiena su una attività tanto pesante. E allora, si legge sul sito di "Legacies", i padroni cominciarono a fare scouting di manodopera in zone ancora più disperate, aprendo un ufficio assunzioni a Napoli e allargando le ricerche ad altre aree del nostro meridione. I neoassunti, spiega la ricercatrice che ha curato la storia e ha pubblicato nel 1999 un libro fotografico intitolato "Hidden Voices" (Voci nascoste), Carmela Semeraro, venivano prima portati a Milano, per la visita medica e poi nel Bedfordshire. Alcuni dei nostri parlamentari dovrebbero essere costretti a scrivere mille volte sulla lavagna il punto in cui la Semeraro spiega come gli italiani, ignoranti dei loro diritti, venivano sfruttati da proprietari di casa senza scrupoli, che arrivavano a stipare cinquanta persone in case bifamiliari. Nel 1956 il Parlamento britannico emendò la Rents Act, la legge sugli affitti, per tutelare meglio gli immigrati italiani. Immagino che sia per celebrare quel lieto ricordo che oggi stiamo facendo lo stesso con gli immigrati africani e che il nostro Parlamento approva leggi come la Bossi Fini. Sono buonista? Un'anima bella su cui fare tanto bel sarcasmo neocons, à la Ferrara? No, solo che pur essendo nato qui sono anch'io mezzo straniero e nell'immaginario collettivo di parecchi italiani farei parte di un gruppo etnico buono solo per lavare parabrezza ai semafori.
Molti degli emigrati di Bedford tornarono a casa, altri, fortunati loro, decisero di restare e oggi si calcola che 14mila abitanti nella contea sono di origine italiana.
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