07 marzo 2006

La radio dei ragazzi di Santa Giustina

Di questi tempi e di queste italie, una scuola media intitolata a Gianni Rodari deve avere un bel coraggio. Con un nome così dev'essere un covo di sovversivi. Poi ha realizzato un suo portale Internet con software GNU/GPL. Un software gratuito per il quale zio Bill non percepisce un dollaro. Che mancanza di bon ton. E come ciliegina sulla torta propone agli allievi di prima e seconda un laboratorio di radioascolto. Il cui piccolo museo online, ospitato sul sito del maestro Saverio De Cian, insegnante nello stesso istituto, ostenta conferme di rapporti di ricezione spediti dai suoi ragazzi a Radio Budapest, Radio Romania Internazionale, Voce della Russia, Radio Cairo e Radio Cina Internazionale. Ma la guardia padana, non dice niente? Evidentemente il professor De Cian, che nel tempo libero insegna ma di mestiere fa il DXer, dev'essere sicuro del fatto suo se con i suoi allievi è arrivato sano e salvo alla nona edizione del suo laboratorio, forse unico nel suo genere in Italia.
Ma qui la politica non c'entra, c'è solo la passione di Saverio, che ama la musica e sa ascoltare le onde medie come pochi da queste parti. Senza volergli togliere nulla, personalmente non credo che iniziative come la sua possano porre freno all'inesorabile calo di interesse nel confronti del radioascolto come hobby raffinato e intelligente. In genere davanti alle cose raffinate e intelligenti il disinteresse, semmai, aumenta. Altrimenti, immagino che di Gianni Rodari, tanto per fare un nome, ne nascerebbero ancora (e invece niente). Intanto però grazie a una semplice radio a onde corte, un ausilio didattico di poco prezzo e apparentemente così demodè, i ragazzi di Santa Giustina, che hanno anche effettuato un bandscan sull'FM locale, compilando un elenco di 78 stazioni, e hanno scoperto la ricezione delle cartine meteo col radiofax, queste e altre cose le hanno imparate. Magari che cinesi ed egiziani, che per alcuni sono solo temibili invasori, hanno qualcosa da dire e forse può valere la pena ascoltarli (a patto che la radio non diventi solo un mezzo per tenerli a distanza). Oggi che un mezzo fondamentale come la televisione sembra parlare ovunque un linguaggio unico e un po' bolso, la radio riesce ancora a dimostrare che le voci, là fuori, sono tante e se cominciamo a rendercene conto tutti - cinesi per primi, sia ben chiaro - fin da piccoli, il mondo, per sbaglio, potrebbe cambiare. O no?


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