29 settembre 2006

Venezia, Programmi da Grand Prix

La convegnistica, al Prix Italia, è solo un gradito collaterale. Gran parte dei convenuti in questi giorni a Venezia sono delegati delle radio pubbliche di tutto il mondo che discutono del loro lavoro e selezionano i migliori programmi radiofonici e televisivi prodotti nell'anno trascorso. In ogni sede del premio - nel 2006 il Future Centre di Telecom Italia nei chiostri della chiesa di San Salvador (è un Future Centre di un operatore telefonico senza connettività Wi-Fi, buffo) - c'è una stanza con tanti scaffali di metallo. Su questi rack giurati, addetti e giornalisti accreditati trovano sempre la documentazione sui programmi presentati, con schede di presentazione e, per i programmi radiofonici (dramma, musica e documentari), tutte le trascrizioni e le traduzioni.
Pur trascorrendo una buona parte del tempo con i cuffia segnali al limite dell'intelligibilità, io sono un grande estimatore della programmazione radiofonica. In genere è questo tipo di interesse che spinge il radioascoltatore internazionale e lo indirizza, a volte, verso il DX di stazioni locali. Le stazioni più difficili possono arrivare anche per pochi secondi, il tempo di un annuncio o di qualche dettaglio utile per l'identificazione. Ma in parecchie situazioni, per quanto debole, evanescente, disturbata, la trasmissione arriva in modo decente. Il godimento è doppio quando la lingua utilizzata risulta comprensibile: insomma, visto che ci piace la radio, di solito partiamo proprio dall'amore per i suoi programmi.
Ieri pomeriggio a Venezia ho fatto una capatina nella solita transcript room e mi sono portato via quattro testi in concorso. Un paio dalla Polonia, uno strano radiodramma di stampo beckettiano che a mio padre farà piacere leggere (io purtroppo devo accontentarmi del testo a fronte in inglese) e un reportage in tre lingue di Polskie Radio Bialystok sull'opposizione politica in Bielorussia.
Gli altri due documenti sono un radiodramma olandese sulle imprese di Lee De Forest, inventore delle valvole e grande pioniere della radio e del film sonoro. Il testo inglese è molto bello, ma online ho trovato ovviamente solo la versione originale in olandese prodotta per la Netherlands Programme Service. La drammaturgia prende spunto da un episodio preciso: la prima trasmissione di un opera lirica alla radio (Enrico Caruso dal Met, ça va sans dire), nel 1910, a soli quattro anni dalla prima trasmissione in assoluto, quella di Fassenden.
Infine il quarto, ha molto marginalmente a che fare con i Paesi Bassi. Il radio documentario No Dogs or Jews Allowed, è un saggio radiofonico sull'antisemitismo in America che fa parte di un grande affresco di programmi della Corporation for Public Broadcasting e la Radio Foundation interamente dedicato agli ebrei che da 350 anni vivono negli Stati Uniti. I primi furono 23 ebrei della comunità di Recife (sì in Brasile!) che cercarono di rifugiarsi a Nuova Amsterdam (sì, New York) e sulle prime non furono ben accolti da Peter Stuyvesants, allora governatore per conto dei primi colonizzatori olandesi. Stuyvesants scrisse alla Compagnia delle Indie occidentali per essere autorizzato a espellerli ma loro si appellarono e il permesso fu rifiutato. E' l'inizio travagliato (ai 23 non fu neppure concesso di costruirsi un Tempio) di una storia che fortunatamente dura tutt'ora, a New York e non solo.

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