21 settembre 2006

Radio 1, resto dei media 0?

Ho trovato stimolante questa affermazione di Marco Montemagno sul suo blog di SkyTg24:

Il copione dell'informazione online UG (user generated) ormai è sempre lo stesso, non trovate?
Succede qualcosa in qualunque parte del mondo e subito su YouTube vai a vedere se ci sono video, su Flickr le foto e sui blog la copertura in diretta dei blogger locali. E in genere trovi tutto quanto.


Non ci sono dubbi. La gestione del fenomeno dello user generated content è quella che terrà occupati i giornalisti nei prossimi anni. Ci vorrà un po' di tempo perché l'inerzia dei media tradizionali cartaceo/radiotelevisivi è notevole a fronte di una popolazione piuttosto vecchia e non tutta culturalmente affine ai media online. Ma con le informazioni che arrivano spontanee da quelli che sono i luoghi dei fatti, senza che un giornalista debba materialmente spostarsi per andarle a verificare e senza che queste informazioni debbano per forza transitare dai canali ufficiali (portavoce, amministrazioni, agenzie...), dovremo prima o poi scendere ai patti.
Montemagno fornisce alcuni link alle fonti prossime al golpe militare in atto in Thailandia, tipo quelle su Global Voices ottimo esempio di quel citizen's journalism teorizzato dell'amico Lasica e a me viene in mente quello che mi è successo ieri sera, verso le 22.30 (italiane), mentre stavo guardando, proprio su Sky, Viva Zapatero della Guzzanti. Alle 22.30 mi sono ricordato che a quell'ora andavano in onda i notiziari di Radio Thailand in inglese e Radio Budapest in italiano. Così senza spegnere il televisore ho acceso una delle mie radio a onde corte, la cinese Degen 1103. Beh, l'ipotesi per cui le onde corte internazionali sarebbero un medium in piena crisi, ieri sera non sembrava molto attendibile. Ecco entrambi i segnali, pulitissimi, perfettamente comprensibili nelle parole degli speaker.Per l'Ungheria non è un fatto straordinario, è dietro l'angolo. La Thailandia è un po' più lontano ma che vi devo dire, la crisi dei broadcaster internazionali e lo spegnimento di parecchi impianti deve aver fatto bene alle onde corte: niente interferenze, poca evanescenza del segnale, rumori elettrici ininfluenti. Un audio all'altezza di uno stream digitale e un contenuto giornalisticamente molto valido. Certo, un notiziario supercontrollato, con le solite affermazioni roboanti e tranquillizzanti del comitato di salute nazionale di turno. Ma l'analisi dei golpe è anche questa, la lettura di un giornale autorevole o il sito Internet della BBC magari non comunicano lo stesso feeling di uno speaker in diretta da otto o novemila chilometri da casa tua.
Ma non è tanto questo, il fascino delle onde corte rimane intatto nonostante tutti i guai vocazionali che la radiofonia internazionale sta incontrando (e ieri sera non sembrava proprio che ci fosse bisogno del DRM per risolverli). No, piuttosto mi sono soffermato, dentro di me, su un altro aspetto. Eccomi qui, seduto davanti a un televisore, collegato a un decoder satellitare, collegato alla presa di corrente e a una parabola con due LNB, puntata su un satellite che mi costa 35 euro al mese o giù di lì. Costi tutto sommato accettabili, soprattutto per guardare la storia di una donna di teatro (satirico) vergognosamente, ripeto, vergognosamente censurata da un apparato governativo che ha fatto proprio tutto il possibile - e forse non ha smesso - per assomigliare a un regime alquanto schifosetto. Tipo quello thailandese, tanto per intendersi. In una mano ho il telecomando della mia megapostazione televisivo-digitale, che mi garantisce l'accesso a un bel po' di fonti informative. Nell'altra mano ho un ricevitore cinese poco più grande di un telefonino, che mi è costato cinquanta euro spedizione compresa, che funziona con quattro pile doppia A ricaricabili. Per guardare Viva Zapatero ho dovuto premere tre tasti sul telecomando (senza contare l'installazione della parabola e la configurazione del decoder). Per ascoltare il notiziario di Radio Thailand ne ho premuti quattro: 9, 6, 8, 0, corrispondenti alla frequenza di 9680 kHz. Avrei potuto altrettanto facilmente passare alla BBC o alla VOA, o a Voice of Russia e dal punto di vista giornalistico, documentari e filmati a parte, avrei potuto accedere a un menu altrettanto, forse anche più attendibile e completo di quello televisivo. Con una radicale, a vantaggio della radiolina cinese, differenza in termini di costi di avviamento e di conduzione. E questo senza neppure sfiorare le presunte meraviglie della radio digitale, ma senza nemmeno dimenticare le grandi opportunità sinergiche che comunque radio e Internet consentono di sfruttare (a parte che il computer e l'abbonamento Adsl costano anch'essi molto di più della radiolina).
Magari è una visione un po' di parte. Magari la facilità con cui riesco a gestire l'accesso e la fruizioni ai contenuti della radio è solo una mia prerogativa (ma perché per esempio non pensare a un canale radiofonico all news su FM che via Radiotext mi trasmetta in tempo reale orari e frequenze dei notiziari sulle onde corte? E' uno scenario così folle, così di nicchia?). Fatto sta che l'esperienza mi ha fatto pensare.

Tags:

Nessun commento: