24 gennaio 2011

IFPI Digital Music Report, un manuale di nuova radio

L'edizione 2011 del Digital Music Report della IFPI, la federazione mondiale delle case discografiche è anche un libro di testo di nuova radio. Se è vero che il mezzo radiofonico è stato ed è ancora molto legato all'industria musicale e continua a svolgere un ruolo molto importante nelle diffusione e promozione di brani e gruppi, l'economia della musica digitale - sia essa scaricata o ascoltata in streaming - in questi anni ha raggiunto un volume di tutto rispetto. Nel 2010 secondo IFPI sono stati spesi 4,6 miliardi di dollari, il 29% del fatturato delle case discografiche. In Italia secondo la FIMI si sono contati 12 milioni di download legali, il 12% in più dell'anno precedente.
IFPI nel suo report censisce oltre 400 piattaforme per l'ascolto, la discussione e il download della musica digitale. Ci sono nomi celebri come Pandora, Slacker o Spotify, ma anche tanti esempi di iniziative italiane, inclusa l'ultima in ordine di arrivo: Fastweb Music, un servizio realizzato da Fastweb insieme a Dada (6 euro al mese per ascoltare tutta la musica che si vuole in streaming e scaricare 15 brani al mese). Nel complesso questi servizi "mettono in onda" 13 milioni di brani. Nel 2010 il brano più scaricato, quasi 13 milioni di download, è stato Tik Tok di Ke$ha (non lo conoscevo e me lo sono cercato, mi sembra una pessima rivisitazione delle varie Lady Gaga). Tutti questi servizi si distinguono per una caratteristica di base: l'utente può ascoltare i brani in streaming e spesso può scaricare questi brani sul suo computer e sui suoi lettori mp3. Il più delle volte può commentare, condividere le segnalazioni con gli amici e in molti casi può contribuire a creare classifiche di popolarità con il suo voto, o allestire veri e propri canali musicali personalizzati che gli altri membri della community possono ascoltare sottoforma di Web radio, sempre più spesso attraverso il telefonino (IFPI calcola che gli operatori di telefonia cellulare in Europa hanno ricavato 78 milioni di dollari grazie allo streaming musicale).
Stiamo parlando di vere stazioni radio? Difficile dire. In senso stretto è musica, voce, sonoro, quello che per anni abbiamo ascoltato via etere. Il ruolo dei deejay e dei commenti, dei cantanti, dei critici, del pubblico, è stato modificato/sostituito dalla componente social di servizi come Pandora o Last.fm. E' un misto di radio vecchia (anche se molto, molto specializzata) e radio nuova, il tutto ispirato a una quasi esclusiva vocazione musicale, se escludiamo i contenuti complementari, dai commenti scritti agli interventi audio sui canali in streaming. Dal punto di vista dell'industria discografica è un fenomeno che rappresenta una forte disintermediazione rispetto al vecchio ruolo degli editori radiofonici. I siti della musica digitale sono per il momento una delle (poche) soluzioni legali per il commercio dei contenuti liberati dalla fisicità dei dischi. Non a caso una buona parte del Report è focalizzato sul problema della pirateria, anche se diciamo la verità: la stima di 240 miliardi di dollari di mancato fatturato nella sola Europa per il periodo 2008-2015 mi pare esagerata.
Comunque sia è una lettura molto interessante ed è utilissima la directory finale, organizzata per singole nazioni, con tutti i servizi musicali online censiti e in alcuni casi descritti nel dettaglio da apposite schede. Potete scaricare l'IFPI Digital Music Report 2011 (gratis) da questo indirizzo.

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