Pochi giorni fa i ricordi degli italiani andavano al disastro di Marcinelle, proprio mentre dal Cile arrivava la notizia del crollo che aveva intrappolato 33 minatori nel giacimento di oro e rame di San Juan, a meno di cinquanta chilometri a nordovest di Copiapò, provincia di Atacama. Poi improvvisa la notizia che la sonda scavata in tutta fretta per cercare tracce di eventuali sopravvissuti aveva portato in superficie un bigliettino che avvertiva: stiamo bene e siamo in un rifugio. Se lo è stato per me, per tutti noi, immaginiamoci che cosa dev'essere stato per i familiari riuniti intorno a un foro di otto centimetri e profondo 800 metri.
Ora con gli intrappolati di San Juan è stato stabilito un collegamento citofonico, seguendo i filmati del canale televisivo La Tercera era tutto un "Chi-chi-chi Le-le-le viva Chile!" fino a quando i trentatrè mineros hanno intonato l'inno nazionale, nel commosso silenzio degli astanti (non un solo applauso in quel momento, come avviene ai nostri funerali di Stato, solo una grande, spaventata dignità).
Bellissime anche le corrispondenze (e le fotografie) di Radio Nostalgica l'emittente regionale, il cui sito Web purtroppo si carica molto lentamente. Col Mac non sono riuscito a beccare lo streaming, non so se per problemi di software o di scarsa connettività. La miniera si trova in un'area così remota che è più facile coprire 800 metri con collegamenti via filo sottoterra. Alle prime notizie dell'incidente le autorità della gestione dell'emergenza, ONEMI, riferivano che i collegamenti con la miniera erano assicurati con telefoni satellitari e ricetrasmettitori HF.
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