Oggi è andata online la nuova versione del sito di Rai Radio 3 il nostro canale radiofonico pubblico culturale. Le pagine delle varie voci del palinsesto verranno gradualmente uniformate, mentre RaiNet sta dando gli ultimi ritocchi anche al sito di Radio 1 (che avrà una tonalità blu, dopo il rosso di Radio 2 e il verde ghiaccio di Radio 3) previsto per i prossimi giorni. Non mi dispiace il nuovo look Web della rete di Marino Sinibaldi, anche se forse è un po' BBC-like. Del resto è una scuola, quella, che non è facile "bigiare" (fare sega direbbero a Roma).
La priorità adesso mi sembra quella di uniformare al nuovo look anche le pagine dei singoli programmi e, secondo me, affrontare il problema della qualità degli stream perché della codifica Real Audio fatta così non ne possiamo proprio più. Andrebbe razionalizzata per Radio 3 la gestione dei podcast disponibili per un canale che sembrerebbe fatto apposta per la radio non lineare ma che ora come ora rende la fruizione asincrona molto macchinosa.
Ci sarebbe parecchio da dire sulla radiofonia pubblica e intendo farlo qui su Radiopassioni. Gli stravolgimenti del palinsesto di Radio 2 hanno creato polemiche (e le solite strumentazioni politiche) intorno a una radio che non perde solo pezzi magari nobili ma sempre sostituibili, come è nella natura di palinsesti in continua evoluzione. A dispetto di tanta retorica spesa recentemente a proposito di faraonici progetti di revisione (la radio "all news" che nessuno evidentemente sa che cosa sia, la radio "giovane" che sarebbe giovane se gli under 35 fossero tutti dei gran minchioni...) Radio Rai sta soprattutto perdendo carattere, identità e autonomia rispetto a una offerta televisiva francamente di basso livello. E il sospetto è che l'operazione Gran Pastone sia voluta, sapientemente coordinata, perfettamente inserita nel quadro di una cultura politica che da anni ci martella le orecchie con un assunto che fa rabbrividire e vorrebbe farci credere che tutto ciò che è "pubblico" fa schifo, costa troppo, è vecchio. Sia ben chiaro che non sono di quelli che vorrebbero l'economia di Stato e i piani quinquennali. Ma pensare al patrimonio umano, intellettuale e tecnico che possiamo vantarci di avere dentro Mamma Radiotv e all'uso che ne viene fatto attualmente da parte di un potere ottuso, arrogante e fallimentare fa male amici miei. Fa molto male. Come tante altre cose di questa Italia che pare ritornata a quei giorni freddissimi del gennaio 1945, senza che questa volta sia stata sparata una sola cannonata (escludendo - a fatica - lo stuolo di vittime innocenti di mafia, terrorismo e criminalità comune, la nostra piccola, insopportabile dose di annientamento).
Quando stasera vi sintonizzerete sulle frequenze di Radio 3 - sempre che nella vostra città non siano interferite - per ascoltare la trasmissione speciale sul Giorno della Memoria, soffermatevi a pensare al nostro presente e a quello che ogni giorno di più appare come un futuro incerto, forse impossibile.
La priorità adesso mi sembra quella di uniformare al nuovo look anche le pagine dei singoli programmi e, secondo me, affrontare il problema della qualità degli stream perché della codifica Real Audio fatta così non ne possiamo proprio più. Andrebbe razionalizzata per Radio 3 la gestione dei podcast disponibili per un canale che sembrerebbe fatto apposta per la radio non lineare ma che ora come ora rende la fruizione asincrona molto macchinosa.
Ci sarebbe parecchio da dire sulla radiofonia pubblica e intendo farlo qui su Radiopassioni. Gli stravolgimenti del palinsesto di Radio 2 hanno creato polemiche (e le solite strumentazioni politiche) intorno a una radio che non perde solo pezzi magari nobili ma sempre sostituibili, come è nella natura di palinsesti in continua evoluzione. A dispetto di tanta retorica spesa recentemente a proposito di faraonici progetti di revisione (la radio "all news" che nessuno evidentemente sa che cosa sia, la radio "giovane" che sarebbe giovane se gli under 35 fossero tutti dei gran minchioni...) Radio Rai sta soprattutto perdendo carattere, identità e autonomia rispetto a una offerta televisiva francamente di basso livello. E il sospetto è che l'operazione Gran Pastone sia voluta, sapientemente coordinata, perfettamente inserita nel quadro di una cultura politica che da anni ci martella le orecchie con un assunto che fa rabbrividire e vorrebbe farci credere che tutto ciò che è "pubblico" fa schifo, costa troppo, è vecchio. Sia ben chiaro che non sono di quelli che vorrebbero l'economia di Stato e i piani quinquennali. Ma pensare al patrimonio umano, intellettuale e tecnico che possiamo vantarci di avere dentro Mamma Radiotv e all'uso che ne viene fatto attualmente da parte di un potere ottuso, arrogante e fallimentare fa male amici miei. Fa molto male. Come tante altre cose di questa Italia che pare ritornata a quei giorni freddissimi del gennaio 1945, senza che questa volta sia stata sparata una sola cannonata (escludendo - a fatica - lo stuolo di vittime innocenti di mafia, terrorismo e criminalità comune, la nostra piccola, insopportabile dose di annientamento).
Quando stasera vi sintonizzerete sulle frequenze di Radio 3 - sempre che nella vostra città non siano interferite - per ascoltare la trasmissione speciale sul Giorno della Memoria, soffermatevi a pensare al nostro presente e a quello che ogni giorno di più appare come un futuro incerto, forse impossibile.
Mercoledì 27 gennaio Alle 20.30, Marino Sinibaldi presenta La memoria della memoria la puntata speciale di RADIO3SUITE in diretta dalla “Casa della Memoria e della Storia” di Roma.
A partire dalle voci di chi visse quel giorno di 65 anni fa, RADIO3 invita a riflettere sulla “memoria della memoria” e cioè sui luoghi, le fonti, le forme e i meccanismi che, all’indomani della scomparsa degli ultimi testimoni, permetteranno alle generazioni future di misurarsi con la storia e il ricordo della shoah. Alla serata partecipano: Aldo Zargani, Vera Salomon, Saul Meghnagi, Lia Tagliacozzo, Raffaella Di Castro, Clotilde Pontecorvo, Luca Zevi, Umberto Gentiloni, Adachiara Zevi, Alessandro Schwed, Caterina Di Pasquale. E poi le poesie lette da Edith Bruck e le storie raccontate da Ascanio Celestini.
La musica è affidata al duo costituito da Marco Valabrega al violino e Domenico Ascione alla chitarra, che interpreteranno brani della tradizione ebraica, e alla voce di Sara Modigliani accompagnata alla chitarra da Felice Zaccheo, che presenterà un repertorio di canti legati alla guerra e alla resistenza in Italia.
Gli ascoltatori di Radio3 sono invitati a raggiungerci alla Casa della Memoria e della Storia di Roma in via Francesco di Sales 5, mercoledì 27 gennaio dalle 20.00 in poi.
1 commento:
Lascio il commento a Ascanio Celestini, con la "storiella" che ha raccontato durante la diretta di RadioTreSuite; pochi minuti per
C'era una volta un piccolo paese
C'era una volta ...
mariu
Posta un commento