Non ho saputo resistere alla tentazione quando ho ricevuto l'invito di Adobe Italia per l'anteprima milanese di Avatar, il film di James Cameron, presentato stamattina al Plinius di Milano, dove - uniformarmi alle regole anti-pirateria - sono stato obbligato a chiudere telefonino e blackberry in una busta di plastica antistrappo a chiusura adesiva. Ora non riesco a non postare qui il mio commento di pigrissimo frequentatore di sale di cinema, chiedendo scusa per l'off topic. Ho sentito dire che secondo Steven Spielberg questo è il più bel film di fantascienza mai prodotto e da sincero, anche se arruginito, appassionato del genere, mi sento in parte d'accordo con questo giudizio. Ma solo in parte. Questo è uno dei migliori film di fantascienza che mi si sia capitato di vedere. Ma chi si aspettava una alchemica combinazione tra Solaris e Guerre Stellari, dovrà attendere ancora.
Il fondamento della storia, la ragione per cui è l'intero pianeta Pandora a ribellarsi al tentativo di invasione militar-mineraria, ha una base fantascientifica robusta: quella di un ecosistema in cui ogni singola cellula vivente si comporta come un neurone, stabilendo delle connessioni che in qualche modo determinano l'esistenza di una memoria, ma soprattutto di una coscienza collettiva. Diversi risvolti sono (fanta)scientificamente interessanti, altri vengono risolti in modo frettoloso e poco convincente (la figura della "exobiologa" interpretata da Sigourney Weaver, tanti anni dopo Alien, è nel migliore dei casi grottesca).
La cosa un po' meno convincente è la presunzione per cui questi umani capaci di colmare distanze intergalattiche - con l'equipaggio in stato di ibernazione criogenica - e di comandare telepaticamente dei cloni costruiti con pezzi di DNA "na-vi" innestati su quello dei loro "piloti" telepatici, debbano ancora comportarsi come un branco di cowboys rozzi, violenti e decerebrati. Ma questo aspetto è funzionale al messaggio che Cameron intende comunicare con questa revisione non di Apocalypse Now (il parallelo che ho sentito fare e che con tutti quegli elicotteri da guerra è inevitabile), ma dell'intero genere Western. Dopo le giungle, i pantani, i deserti mortali di Vietnam, Irak e Afghanistan, gli americani tornano cinematograficamente a fare i conti con la loro frontiera interna, estremizzata nelle montagne flottanti di Pandora. Solo che questa volta, gli indiani...
Storia a parte, le immagini di Avatar sono di quelle che non si dimenticano facilmente. Nella versione tridimensionale, la qualità immersiva dei continui effetti speciali è strabiliante. Ricordo come non troppo piacevoli le prime esperienze con i film 3D Imax, negli Stati Uniti, ma nel frattempo la tecnologia ha fatto passi avanti notevoli: gli occhialini polarizzati che ho indossato per due ore e mezza questa mattina (sopra i miei spessi occhiali da miope), hanno funzionato benissimo e non mi hanno procurato alcun fastidio. Se possibile cercate di andare a vedere la versione tridimensionale.
Ecco, per darvi un'idea del tipo di applicativi software coinvolti, la scheda che ho ricevuto da Adobe. Ma attenti, non pensate a un colossale videogame per il grande schermo. La grafica di sintesi di Avatar è il punto di forza di tutto il film ed è tutt'altro che infantile e scontata. Lasciatevi coinvolgere.
La cosa un po' meno convincente è la presunzione per cui questi umani capaci di colmare distanze intergalattiche - con l'equipaggio in stato di ibernazione criogenica - e di comandare telepaticamente dei cloni costruiti con pezzi di DNA "na-vi" innestati su quello dei loro "piloti" telepatici, debbano ancora comportarsi come un branco di cowboys rozzi, violenti e decerebrati. Ma questo aspetto è funzionale al messaggio che Cameron intende comunicare con questa revisione non di Apocalypse Now (il parallelo che ho sentito fare e che con tutti quegli elicotteri da guerra è inevitabile), ma dell'intero genere Western. Dopo le giungle, i pantani, i deserti mortali di Vietnam, Irak e Afghanistan, gli americani tornano cinematograficamente a fare i conti con la loro frontiera interna, estremizzata nelle montagne flottanti di Pandora. Solo che questa volta, gli indiani...
Storia a parte, le immagini di Avatar sono di quelle che non si dimenticano facilmente. Nella versione tridimensionale, la qualità immersiva dei continui effetti speciali è strabiliante. Ricordo come non troppo piacevoli le prime esperienze con i film 3D Imax, negli Stati Uniti, ma nel frattempo la tecnologia ha fatto passi avanti notevoli: gli occhialini polarizzati che ho indossato per due ore e mezza questa mattina (sopra i miei spessi occhiali da miope), hanno funzionato benissimo e non mi hanno procurato alcun fastidio. Se possibile cercate di andare a vedere la versione tridimensionale.
Ecco, per darvi un'idea del tipo di applicativi software coinvolti, la scheda che ho ricevuto da Adobe. Ma attenti, non pensate a un colossale videogame per il grande schermo. La grafica di sintesi di Avatar è il punto di forza di tutto il film ed è tutt'altro che infantile e scontata. Lasciatevi coinvolgere.
Adobe Photoshop è stato scelto da Fox per preparare le riprese del film e definire i punti chiave della sua progettazione. E’ stato utilizzato inoltre per creare molte delle textures e degli sfondi grafici ad alta risoluzione utilizzati poi in Computer Grafica 3D per la ricostruzione di ambienti, veicoli e personaggi,
Adobe Photoshop Lightroom, lo strumento essenziale per importare, elaborare, gestire e presentare rapidamente le immagini, è stato utilizzato nella fase di previsualizzazione (ovvero la visualizzazione del film prima che venga girato) per organizzare e catalogare le migliaia di immagini relative al set e al lighting.
Adobe After Effects il software Adobe diventato standard di settore per animazioni ed effetti speciali, è stato fondamentale per la produzione di Avatar:
• Nelle prime fasi della produzione, il software è stato usato per integrare le scene girate dando dinamicità e movimento alle illustrazioni statiche;
• Sia nelle scene live che in quelle di mocup, Adobe After Effects è stato utilizzato per testare velocemente l’allineamento delle azioni dal vivo di quelle realizzate in simulcam con l’animazione virtuale e i vari ambienti. Pochi minuti dopo aver terminato una ripresa, gli artisti erano in grado di comporre il risultato finale e mostrarlo a James Cameron che immediatamente poteva approvarlo o decidere di rigirare alcune scene.
• Adobe After Effects è stato utilizzato inoltre per automatizzare l’integrazione grezza dei volti degli attori (filmati con videocamere in miniatura) con quelli dei personaggi digitali in fase di previsualizzazione. Questo ha offerto al regista un modo facile ed efficacie per verificare se la mimica facciale degli attori fosse appropriata o da correggere.
• Adobe After Effects è stato utilizzato da alcuni vendor che hanno collaborato con la produzione per creare gli effetti 3D sulle riprese definitive , sviluppando animazioni grafiche complesse adatte agli schermi olografici 3D e display “heads-up” per i vari mezzi high-tech che compaiono nel film.
• Adobe ha inoltre fornito la documentazione per scrivere script procedurali complessi per After Effects. Gli artisti di AVATAR hanno così potuto realizzare, ad esempio, una pipeline in rendering automatico per finalizzare il girato in previsualizzazione, sfruttando le capacità avanzate di scripting di Adobe After Effects.
Adobe Premiere Pro, la soluzione di postproduzione intelligente per la pianificazione, la creazione e la distribuzione universale dei contenuti, è stato utilizzato nella produzione del film AVATAR con diverse finalità:
• Ogni volta che il regista James Cameron ha rivisto o verificato i Visual Effects, è stata fatta una registrazione HD della sessione. Adobe Premiere Pro è stato utilizzato per portare queste registrazioni e i formati modificati in diversi pacchetti per la distribuzione digitale. Il processo è stato interamente automatizzato, dovendo processare una media di 8 ore o più di lavoro al giorno.
• Premiere Pro è stato utilizzato ampiamente sul set insieme ad Adobe After Effects per verificare le composite grezze in playback con le sequenze animate. Le comparazioni A/B con il lavoro dei vendor responsabili dei Visual Effects sono state poi facilmente montate e riviste in modo semplice ed efficiente.
• Nonostante l’editing creativo di AVATAR sia stato fatto utilizzando un sistema basato su AVID, Premier Pro è stato preferito per leggere le cut-list e altri importanti metadati grazie alla funzionalità incorporata di import AAF da Avid. Piuttosto che imporre agli editor AVID di rifare il rendering delle sequenze aggiornate di animazione, al montatore Avid è stato richiesto solo di esportare la “ricetta” virtuale dei nuovi tagli in un piccolo file che Premiere pro ha importato assemblando automaticamente i tagli e ricollegando i file video originali. I file video che restano online nel database master con tutto il girato vengono trattati come clips da Premier Pro.
Adobe Acrobat Connect, la soluzione completa di comunicazione via Web, è stata utilizzata per la collaborazione durante tutto il lavoro per la produzione del film.
Adobe Flash Player, che consente di visualizzare esperienze web sensazionali ed è oggi presente su oltre il 98% dei desktop connessi a Internet e su un miliardo di dispositivi mobili, è stato utilizzato per la distribuzione del sito Web del film con immagini di alta qualità e video ad alta definizione.
Infine, per la promozione del film è stata presentata un’applicazione in Adobe AIR molto divertente che permette ai fan di visualizzare i contenuti speciali del film, tra i quali le video interviste con il cast. I trailer interattivi sono anche un modo per permettere ai fan di tenere d’occhio gli update ufficiali postati su Twitter, You Tube e Flickr.
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