11 gennaio 2010

Ascolta Leningrado, la radio sfugge all'assedio

Grazie a Gigi Nadali che mi ha inviato il ritaglio elettronico dal Giornale di oggi. Dal quale apprendo che questa sera e domani, martedì 13 gennaio, alle 20.30, al Teatro Litta di Corso Magenta a Milano, va in scena "Ascolta! Parla Leningrado... Leningrado suona", spettacolo di Sergio Ferrentino, apprezzato autore radiofonico, che prende le mosse da due suoi radiodrammi, prodotti e trasmessi dalla Rete Due della Radio della Svizzera Italiana.
L'argomento sono i 900 giorni dell'assedio più lungo della storia moderna e il ruolo di Radio Leningrado, unico etereo legame con una remota speranza di fuga dalla morsa della fame, del freddo e della solitudine imposta dalle truppe tedesche.
Gli spettacoli sono ancora disponibili nell'archivio digitale dell'emittente.

Ascolta! Parla Leningrado... Leningrado suona
di Sergio Ferrentino

regia: Sergio Ferrentino

con: Raffaele Farina, Gabriele Calindri, Oliviero Corbetta, Patrizia Salmoiraghi, Francesca Vettori, Sax Nicosia

service: Coriolano Music Service
in collaborazione con: Emiliano Poddi
contributi: Gianpiero Piretto (consulenza storica)
musiche: Diego Fasolis
produzione: Litta_produzioni e Radio Mercury Teatro

Di solito una storia come questa diventa un libro, e il libro un film.
Ascolta! Parla Leningrado… Leningrado suona” ha seguito un percorso diverso: è uno spettacolo teatrale che prende le mosse da due radiodrammi, prodotti e trasmessi dalla Radio Svizzera Italiana nel 2006.
L’idea iniziale era di raccontare la radio tramite la radio, di far coincidere l’ambientazione con il mezzo espressivo. Nella convinzione, dichiarata dagli stessi protagonisti dell’assedio, che Radio Leningrado abbia avuto un ruolo determinante nei novecento giorni, che sia stata una sorta di calamita di storie. Storie che andavano in onda e storie che era meglio passare sotto silenzio, per non scoraggiare una popolazione già allo stremo. Storie di soldati al fronte, di libri bruciati per scaldarsi, di camionisti lanciati a tutta velocità su strade di ghiaccio, di gente comune che semplicemente cercava di sopravvivere.
C’era poi la storia delle storie, quella di un’orchestra che quasi non esisteva più e che si mise in testa di eseguire una sinfonia, per di più monumentale, come la Settima di Šostakovič.
Novecento giorni, un milione di morti: questo, in cifre, è l’assedio di Leningrado, il più lungo della storia moderna.
Ma a volte i numeri sono sfuggenti, non restituiscono le esatte dimensioni di una storia. Perché un morto è una tragedia, diceva Stalin, mentre un milione di morti è una statistica.
Per raccontare davvero quest’assedio, per uscire dalla statistica nuda e cruda, occorreva dunque restringere il campo, cercare l’angolazione giusta, scegliere un punto di vista, o magari un punto di ascolto…
I Tedeschi avevano stretto la città in una morsa implacabile, niente e nessuno poteva oltrepassare quel cerchio d’acciaio. A parte una voce, la voce di Radio Leningrado.
La ricerca storica e documentaristica si avvale della collaborazione di Gianpiero Piretto, docente di cultura russa all’ Università degli Studi di Milano.

NOTE DI REGIA
La trasposizione teatrale conserva la prospettiva radiofonica e si muove in bilico tra racconto e messinscena. All’inizio i sei attori si rivolgono al pubblico in qualità di narratori. Solo che ben presto il racconto non basta , e allora, gli attori inodssano i panni dei personaggi e rappresentano la vita di Leningrado sotto assedio. Sono corpi troppo magri che spariscono sotto i vestiti pesanti, indossati a strati, in uno degli inverni più freddi della storia russa. E tuttavia sono corpi che resistono, che cercano di aggrapparsi al suono degli strumenti e alla speranza di un futuro. Anche le luci riflettono questo contrasto, passando da colori glaciali a sfumature più calde.
“Nel mondo c’è uno zar”, scrisse il poeta Nekrasov, “e quello zar è senza pietà: si chiama fame”. Durante l’assedio, di zar ce ne fu almeno un altro, e si chiamava Freddo. Lo spettacolo farà sentire e vedere la radio che provò a combattere entrambi questi zar. Dopotutto era Radio Leningrado, e a Leningrado gli zar non hanno mai avuto vita facile…

SERGIO FERRENTINO
Voce per quindici anni (1981-1996) di Radio Popolare (Milano), inventa, dirige e conduce trasmissioni come Bar Sport, Borderline, SottoVotoSpinto, Bordertrophy. Il primo radiogiallo Il mistero del vaso cinese, scritto con Carlo Oliva e Massimo Cirri dà origine oltre alle diciassette puntate per Radio Popolare, a un fumetto disegnato da Maramotti e stampato su Linus, un libro (Il mistero del vaso cinese, Sperling & Kupfer 1993). Dopo altre pubblicazioni (Via Etere, Feltrinelli 1989), dall’88 al 2000 e coautore di Lella Costa, e collabora con Smemoranda, Linus,. Nel 97 approda alla Rai dà vita e voce a Caterpillar (Radio2): 3 anni di programmazione, 676 puntate, passare a Catersport ( oltre 1000 puntate)
Nel 2001 tiene il primo corso di radiofonia alla Holden.. Nel 2002 viene chiamato a insegnare anche dallo IULM di Milano dove cura anche un master in Tecniche di narrazione radiofonica . Nel 2003, sempre per Radio3, firma l'adattamento radiofonico e la regia di Radiobellablu, giallo in 40 puntate di Carlo Lucarelli e Massimo Carlotto. Dal 2004 presta gli stessi servigi alla Radio Svizzera Italiana: nasce il radiogiallo Lettere Note, nel 2005, per essere superato da “Infondo la notte-omaggio ad Orson Welles”. Nel 2006 Ascolta! Parla Leningrado”, due evocazioni radiofoniche dalle quali adatterà uno spettacolo teatrale.
Nel 2009 Svergognando la morte (Il seminatore di M.Cavatore) un radiodramma olofonico in diretta e in videostreaming dall’auditorium la Radio svizzera italiana
Nel mese di novembre Lancia il bando Crediti d’autore organizzati dall Iulm e Accademia dei filodrammatici con il patrocinio della SIAE e la collaborazione di radio 3 Rai. Termina il 2009 con il master “ Quando verba manent” di cui è il direttore didattico.

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