Ringrazio Fabrizio il blogger di Technosoc, per la pronta segnalazione di un articolo dal Guardian relativo al dibattito parlamentare UK sul futuro della radioemittenza locale nel Regno Unito. Il "question time" ha avuto luogo in previsione di una proposta di switchover per la radio analogica (almeno per i suoi programmi nazionali e le reti commerciali maggiori) entro il 2015. La data del possibile spegnimento della radio analogica non è ancora legge, ma Siôn Simon il ministro sottosegretario alle "Creative Industries" che ha risposto alle domande dei suoi colleghi il 12 gennaio, sembra convinto che la Gran Bretagna possa farcela entro quella data. Secondo l'attuale governo è un passaggio obbligato, per varie questioni di ordine economico: così com'è la radio rischia di avvitarsi, entrare in una crisi irreversibile, un circolo vizioso di fatturati pubblicitari in calo e conseguente perdita di visibilità. Tra le priorità delineate ci sono anche il passaggio alla codifica DAB+ dopo il vetusto DAB (lasciamo stare quei milioni di ricevitori non compatibili acquistati in questi anni) e una guida elettronica che consenta di conoscere in ogni località la lista di emittenti ricevibili, indipendentemente dalla tecnologia usata per trasmettere (si può fare con sistemi tipo il RadioDNS)
La vera notizia è che sul destino delle emittenti più piccole e a carattere comunitario, Simon - che da bravo gallese deve essere sensibili ai temi del localismo - ha precisato che non ci saranno rischi di chiusura, che l'FM per loro continuerà a essere il sentiero più praticabile. Quanto alla cospicua assenza di autoradio digitali, Simon minimizza: secondo lui ci saranno comunque dispositivi a basso costo in grado di adattare il parco installato esistente.
Potete leggere l'intero dibattito sul sito britannico They Work for You (sarebbe un bell'esempio da seguire in ogni nazione che non si fosse dotata di una legge elettorale vergognosa come la nostra) Potete leggere l'articolo del Guardian e alcuni commenti di Jack Schofield, critico radiofonico del giornale.
Anche il blog di Grant Goddard, mai abbastanza lodato, si è occupato della questione switch over, fornendo una mole di dati. E' un tema che non deve passare inosservato qui in Italia. Il Regno Unito ha sempre fatto scuola in materia di regolamentazione e una sua decisione di spegnimento, anche parziale, della radio analogica, per quanto locale avverrebbe in un contesto europeo, mica su Marte. Il continente è davvero preparato ad affrontare il distacco dalla radio FM (per quanto in crisi possa essere andato il modello pubblicitario della radio commerciale e quello fiscale della radio pubblica)?
La vera notizia è che sul destino delle emittenti più piccole e a carattere comunitario, Simon - che da bravo gallese deve essere sensibili ai temi del localismo - ha precisato che non ci saranno rischi di chiusura, che l'FM per loro continuerà a essere il sentiero più praticabile. Quanto alla cospicua assenza di autoradio digitali, Simon minimizza: secondo lui ci saranno comunque dispositivi a basso costo in grado di adattare il parco installato esistente.
Potete leggere l'intero dibattito sul sito britannico They Work for You (sarebbe un bell'esempio da seguire in ogni nazione che non si fosse dotata di una legge elettorale vergognosa come la nostra) Potete leggere l'articolo del Guardian e alcuni commenti di Jack Schofield, critico radiofonico del giornale.
Anche il blog di Grant Goddard, mai abbastanza lodato, si è occupato della questione switch over, fornendo una mole di dati. E' un tema che non deve passare inosservato qui in Italia. Il Regno Unito ha sempre fatto scuola in materia di regolamentazione e una sua decisione di spegnimento, anche parziale, della radio analogica, per quanto locale avverrebbe in un contesto europeo, mica su Marte. Il continente è davvero preparato ad affrontare il distacco dalla radio FM (per quanto in crisi possa essere andato il modello pubblicitario della radio commerciale e quello fiscale della radio pubblica)?
Nessun commento:
Posta un commento