02 novembre 2009

Il ritorno di "Monitoring Monthly"


Fin dai primissimi tempi l'hobby della radio ha generato un brulicante mercato, ufficiale e amatoriale, di pubblicazioni cartacee. Oggi, con Internet a dominare il mondo dei contenuti specializzati, questo filone si è alquanto prosciugato, a parte le eccezioni costituite da una manciata di fanzine prodotte dai club di ascoltatori broadcast e da due categorie di testate tradizionali: quelle rivolte agli appassionati di sperimentazione elettronica e le riviste ufficiali delle associazione dei radioamatori. Quasi tutto il resto è confluito online, inclusa Monitoring Matters (un brutto titolo da complesso di inferiorità) che come mi avverte Andrea Borgnino sostituisce da oggi su Internet la precedente Monitoring Monthly, rivista cartacea fondata nel febbraio del 2006 e chiusa nell'aprile del 2009. Il ritorno è tra l'altro caratterizzato da un forte spostamento verso la sorveglianza di comunicazioni non broadcast, cioè verso la comunicazione punto-multipunto dei vari servizi civili e militari.
MM viene in realtà da una storia più lunga. Nel dicembre del 2005 l'editore inglese della rivista Practical Wireless decise di chiudere la testata Short Wave Magazine, che era stata in edicola per otto anni e di lanciare una nuova testata RadioUser, fondendo SWM con un'altra rivista che aveva allora in pancia, Radio Active. L'editor di SWM, Kevin Nice, decise di mettersi in proprio fondando appunto, con Nice One Publshing, la testata Monitoring Monthly (facendo il verso alla americana Monitoring Times).
L'avventura di MM è durata poco più di tre anni e adesso Nice cerca, nella finestra del browser, un rilancio che mi sembra alquanto improbabile, almeno a giudicare dai contenuti quasi del tutto privi di interesse del numero uno, o zero, di Monitoring Matters. In questo senso RadioUser è stata più fortunata o brava, perché continua a pubblicare, pur conservando la sua affinità con Short Wave Magazine e con le tematiche dell'ascolto tecnico.
In ogni caso non sembra esserci molto spazio per troppi cloni, almeno in edicola. È una decadenza triste ma inevitabile. La comunità di chi ascolta la radio per passione tecnica, culturale, linguistica, oggi non rappresenta un grande mercato dal punto di vista economico. Le esigenze hardware vengono coperte abbastanza bene da un insieme di dispositivi e accessori sempre più orientati alla software defined radio e proposti da aziende di piccole dimensioni o dai pochissimi marchi storici, quasi tutti giapponesi, che ancora dedicano qualche linea di prodotto ai radioamatori veri e propri, quelli con la licenza di operatore in trasmissione. Quanto alle esigenze informative, è sempre meno giustificabile produrre contenuti non elettronici vista la relazione sempre più stretta tra radio, computer e rete. Riviste e fanzine continueranno a uscire, ma probabilmente finiranno con l'essere tutte basate sul modello dell'iscrizione o dell'abbonamento. Alla rediviva Monitoring Matters faccio i miei auguri, ma se il futuro sarà uguale a quello che si legge adesso e l'interfaccia Web resterà così anni Novanta, tanto varrebbe chiudere subito anche questo secondo tentativo di rianimazione.

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