21 gennaio 2009

Pubblicità radiofonica OK. Ma B-Radio chiude

Dai dati Nielsen raccolti nella newsletter che ricevo regolarmente da Prima Comunicazione, vedo che il 2008 non sembra essere andato malissimo per la pubblicità radiofonica. Nel periodo tra gennaio e novembre, su un totale di quasi 8 miliardi di euro rappresentativo dell'intero mercato pubblicitario nazionale gli unici due mezzi a non subire contrazioni sono proprio radio e Internet. Rispetto agli stessi 11 mesi del 2007 la radio passa per esempio da 437 a 450 milioni di euro, Internet da 248 a 287. La radio, a differenza di altre nazioni europee è ancora davanti e non so quanto sia il caso di rallegrarsi, neanche 300 milioni di pubblicità su Web sono proprio pochini. Prima rivela oltretutto che nel confronto mensile tra novembre 2008 e novembre 2007, Internet ha rallentato in modo significativo: il 15%. Andando a memoria, un fatturato pubblicitario di quasi 900 milioni di vecchie lire è un dato lusinghiero per le emittenti radiofoniche.
Il problema sarà la sostenibilità di questa piccola crescita in una fase di grande incertezza, che del resto continua a essere densa di segnali negativi sul fronte della radiofonia associativa e universitaria. Ieri sono intervenuto per qualche minuto nella trasmissione di Nick su Poliradio, a contorno delle celebrazioni presidenziali americane e proprio da Nick ho appreso in diretta della momentanea sospensione del progetto B-Radio, emittente dell'Università milanese Bicocca. B-Radio, si legge sul comunicato dell'altro ieri, non ha più fondi per rinnovare i contratti di licenza con i titolari dei diritti discografici e musicali e dal 20 gennaio ha chiuso il suo stream. Che male c'è, del resto, stiamo tornando indietro di due anni e mica stavamo male... Anzi stavamo anche meglio, senza tutte quelle inutili voci.

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