Avevo iniziato a registrare, proprio con Vcast, i concerti notturni del finesettimana trasmessi da Radio 3 per Esercizi di Memoria. Amabile come sempre mariu mi aveva anticipato la trasmissione di alcuni cicli di lieder schumaniani e brahmsiani, a me molto cari, e avevo finito per lasciare i parametri di registrazione del programma in modo da rinnovarne la cattura.
Come lascia intuire il titolo, così felice e teneramente "imperativo", l'autore del programma compiva il suo esercizio negli archivi sonori della Rai, andando a scovare grandi esecuzioni di musicisti che oggi, il più delle volte, sopravvivono solo nelle incisioni. Molti concerti degli Esercizi erano dal vivo e i nastri in questi casi custodiscono la doppia magia del tocco degli interpreti e del clima di trepidante aspettativa, pronta a sciogliersi nell'applauso, del pubblico in sala. Tante perle di musica che sembrano appartenere, con la loro incerta ma onesta qualità analogica, più ai gusti e alle atmosfere proprie degli esecutori e dei loro ascoltatori che a compositori ormai fuori dal tempo. Un programma definitivamente retrò, se vogliamo, da "matusa" relegati nel dopomezzanotte di un canale radiofonico valoroso e negletto.
Due o tre settimane fa, andando a scaricare il file registrato scopro che Vcast non aveva catturato le musiche di archivio di Esercizi ma quelle messe in onda da Auditorium, utilizzate come tappabuchi dopo il laconico annuncio dello slittamento della consueta trasmissione. Lo stesso annuncio sarebbe stato ripetuto la domenica successiva. Solo oggi mi sono incuriosito al punto di andare a cercare la causa di questi continui annullamenti e ho scoperto che non si tratta di un problema tecnico ovviabile facilmente. L'autore di Esercizi, il critico e musicologo Arrigo Quattrocchi, se n'è andato, a 48 anni, a fine aprile. I suoi Esercizi sono terminati e immagino che Radio Rai stia faticando a trovare un erede altrettanto appassionato e competente. Leggo, spulciando tra giornali e blog, che Quattrocchi era costretto in sedia a rotelle e dalla rievocazione fatta da un collega del Manifesto, con il quale Arrigo collaborava da anni, capisco che poteva trattarsi, se non di un tumore, di una di quelle sindromi degenerative, dalla diagnosi precoce e infausta, che esclude ogni possibilità di pianificare il futuro. Forse era per questo che Arrigo si muoveva con tanta cura in quegli archivi, ansioso di scovare nel passato qualcosa che regalasse un motivo in più, un verso in musica, un accordo di settima irrisolto, a chi invece i piani futuri potrebbe farli ma si sente scoraggiato.
Sul sito di Esercizi trovate i link a due recenti trasmissioni che i colleghi di Radio 3 hanno dedicato ad Arrigo e da lì, dal breve omaggio all'archivista che non c'è più, ho estratto una sua trouvaille, un waltzer postumo di Chopin da un bis, mai classificato, che Benedetti Michelangeli aveva regalato durante un concerto del 1956. Due minuti di grazia distillata da una partitura polacca delicatamente evocativa, un piccolo gioiello del pianismo assoluto di Chopin, pieno di invenzione e tristezza, di nostalgia e voglia di futuro.
Come lascia intuire il titolo, così felice e teneramente "imperativo", l'autore del programma compiva il suo esercizio negli archivi sonori della Rai, andando a scovare grandi esecuzioni di musicisti che oggi, il più delle volte, sopravvivono solo nelle incisioni. Molti concerti degli Esercizi erano dal vivo e i nastri in questi casi custodiscono la doppia magia del tocco degli interpreti e del clima di trepidante aspettativa, pronta a sciogliersi nell'applauso, del pubblico in sala. Tante perle di musica che sembrano appartenere, con la loro incerta ma onesta qualità analogica, più ai gusti e alle atmosfere proprie degli esecutori e dei loro ascoltatori che a compositori ormai fuori dal tempo. Un programma definitivamente retrò, se vogliamo, da "matusa" relegati nel dopomezzanotte di un canale radiofonico valoroso e negletto.
Due o tre settimane fa, andando a scaricare il file registrato scopro che Vcast non aveva catturato le musiche di archivio di Esercizi ma quelle messe in onda da Auditorium, utilizzate come tappabuchi dopo il laconico annuncio dello slittamento della consueta trasmissione. Lo stesso annuncio sarebbe stato ripetuto la domenica successiva. Solo oggi mi sono incuriosito al punto di andare a cercare la causa di questi continui annullamenti e ho scoperto che non si tratta di un problema tecnico ovviabile facilmente. L'autore di Esercizi, il critico e musicologo Arrigo Quattrocchi, se n'è andato, a 48 anni, a fine aprile. I suoi Esercizi sono terminati e immagino che Radio Rai stia faticando a trovare un erede altrettanto appassionato e competente. Leggo, spulciando tra giornali e blog, che Quattrocchi era costretto in sedia a rotelle e dalla rievocazione fatta da un collega del Manifesto, con il quale Arrigo collaborava da anni, capisco che poteva trattarsi, se non di un tumore, di una di quelle sindromi degenerative, dalla diagnosi precoce e infausta, che esclude ogni possibilità di pianificare il futuro. Forse era per questo che Arrigo si muoveva con tanta cura in quegli archivi, ansioso di scovare nel passato qualcosa che regalasse un motivo in più, un verso in musica, un accordo di settima irrisolto, a chi invece i piani futuri potrebbe farli ma si sente scoraggiato.
Sul sito di Esercizi trovate i link a due recenti trasmissioni che i colleghi di Radio 3 hanno dedicato ad Arrigo e da lì, dal breve omaggio all'archivista che non c'è più, ho estratto una sua trouvaille, un waltzer postumo di Chopin da un bis, mai classificato, che Benedetti Michelangeli aveva regalato durante un concerto del 1956. Due minuti di grazia distillata da una partitura polacca delicatamente evocativa, un piccolo gioiello del pianismo assoluto di Chopin, pieno di invenzione e tristezza, di nostalgia e voglia di futuro.
3 commenti:
Ciao Andrea,
sono Morelli. Come ti dicevo in passate mail sono passato negli ultimi anni dal Radioascolto Estero (non proprio un DX) al DAB con cui da quasi otto anni ho registrato decine di puntate di "Esercizi di memoria" che era senz'altro un gran bel programma. Speriamo che le basi poste da Quattrocchi siano consolidate da altri colleghi RAI (sarebbe un peccato chiudere con un programma così ben confezionato e che, penso, aveva così tanti ascoltatori). Alla prossima (spero migliore). GIM
Parlando di Arrigo, non sapevo della sua malattia, e devo dire che la sua voce fa parte del mio archivio personale di radiofilo. Penso che per gli appassionati di musica classica ha dato un contributo culturale ineguagliabile e spero che le sue lezioni siano riproposte da RAI come sono state le musiche da lui riproposte.
GIM
Grazie, Giovanni.
Sì, sarebbe davvero una conclusione tristissima se si decidesse di sopprimere un programma come questo, magari per la difficoltà di reperire un valido sostituto di Arrigo. La solitudine è una sorta di virtù - o dannazione - che accumuna noi che siamo o siamo stati ascoltatori di emittenti straniere e i musicologi e in genere tutti gli appassionati di generi musicali "minoritari" (e i lieder di Schumann, ahimé, sono proprio una materia da reietti). La solitudine del musicologo archivista è ancora più marcata perché la memoria sembra essere diventata di per sé una faccenda di scarso interesse.
La prematura scomparsa di Quattrocchi mi ha così profondamente colpito anche perché poco tempo fa ho scoperto di aver perso un carissimo amico della gioventù, pure lui dedito alla musicologia e alla critica. Roberto abitava a Bologna e mi aveva fatto conoscere molte cose, musicali e no. Per fortuna sua e dei suoi amici e lettori sfuggiva felicemente al cliché del citico scontroso e solitario. Nel corso del tempo la frequentazione, che nei nostri vent'anni era stata molto assidua, si era diradata e non era bastato l'averlo un giorno ritrovato via mail. Solo quest'anno, per pura combinazione, lo avevo nuovamente cercato su Internet, scoprendo purtroppo solo necrologi e notizie di concerti in memoriam. Roberto, che allora non era malato, è scomparso repentinamente, nel sonno, a 48 anni, la stessa età di Arrigo, nel 2006. Di lui ho scovato un breve ricordo tratteggiato dal musicologo Giordano Montecchi, con cui Roberto curava una trasmissione su Radio Città 103: MozartKugeln, le palle di Mozart...
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